Una giornata speciale è quando hai modo di immergerti nella tua passione senza pause, esplorandone lati che mai prima avevi potuto cogliere.
Così è stata speciale la giornata di venerdì, iniziata con un’intervista a Telereporter e conclusa con un’indimenticabile pranzo in trattoria in compagnia niente meno che con un grandissimo del ciclismo: Gianni Motta. In mezzo a tutto questo ben di dio, la presentazione del nuovo bolide di casa Colnago, la C64.
Ma andiamo con ordine. Il primo step infatti si compie con l’opportunità di parlare del Velodromo Parco Nord nella trasmissione su Telereporter organizzata da InLombardia, l’ente che promuove il turismo nella nostra Regione. Sì perché, pensavo, a Milano e dintorni non ci sono solo magnifiche ciclabili… c’é anche un tesoro che molti devono ancora scoprire. Soprattutto i molti che amano correre e vorrebbero farlo senza traffico, nell’aria pulita di un parco e, aggiungerei, senza schivare bambini-cani-vecchiette che poco sanno della viabilità ciclabile e che, in particolare le ultime del trittico, non esitano a inseguirti con ombrello in pugno se a loro dire le hai sverniciate senza pietà.
Così parlare del Velodromo Parco Nord è sempre più imperativo ed è Mario Bodei, il presidente di dateciPista, l’ASD dei volontari che lo gestisce, che si assume l’incarico di divulgare tutte le conquiste di questi ultimi anni. Con 1 € d’ingresso singolo giornaliero se ne è fatta di strada. E si capiva anche che 12 minuti non potevano bastare. Così, al termine della registrazione, Daniele, il conduttore, ci ha trattenuti tra mille domande che avrebbero soddisfatto la sua curiosità. Che si fa quindi? Giriamo una seconda puntata? La butto lì… e penso che effettivamente ci vorrebbe.
Assolto il compito divulgativo, Mario ed io siamo liberi di correre all’appuntamento clou della giornata, la presentazione della nuova Colnago C64. Finalmente vedrò da vicino non solo la bicicletta, ma il Signor Ernesto Colnago, il fondatore dell’azienda, di cui ho sentito parlare 100 volte in Velodromo. Sì perché è anche grazie a lui che il Velodromo Parco Nord c’è. Bodei e soci infatti avevano trasformato, con una lotteria, le biciclette top di gamma regalate da Ernesto in un fiume d’asfalto che avrebbe reso il circuito liscio e veloce.
La location scelta per l’evento di presentazione è degna dell’importanza di questo debutto. È all’UniCredit Pavilion in Piazza Gae Aulenti, tra lo splendore dei nuovi grattacieli di Milano, che si celebra non solo la C64, ma il compleanno di Ernesto. Over 80 portati benissimo.
La sala è completa e tra gli ospiti riconosco Diego Ulissi, Paolo Savoldelli… proprio davanti a me è seduto, mi informa Bodei, niente meno che Pavel Tonkov. Tutti grandi utilizzatori di bici Colnago, penso. E uno dei più grandi siede proprio con noi: Gianni Motta. Già questa mattina, in macchina, Motta aveva chiamato l’amico Bodei per trovarsi alla presentazione. E così eccomi seduta accanto a un campione di cui già intuisco la simpatia. Che si rivelerà in pieno a fine giornata. Però ora zitti-zitti… ha inizio lo “spettacolo”.
Il presentatore snocciola un breve excursus di innovazioni messe asegno da Ernesto Colnago nei 64 anni di attività incessante: la forcella diritta? Roba sua… La prima bici in carbonio? Un’idea venuta così, scambiando due parole con Enzo Ferrari…
Insomma, un genio dell’innovazione meccanica, che nel video proiettato sul mega schermo lo vediamo ancora oggi, matita alla mano, schizzare prototipi con la freschezza di un ventenne. E da quella matita è uscita la nuova C64: un numero che ne include molti altri. Ad esempio? 200 sono i grammi in meno rispetto al peso del precedente telaio della C60. Solo la forcella incide per 40 gr. ed è stata completamente ridisegnata sia nella versione per i freni a disco, sia in quella per i freni tradizionali tanto che c’è la possibilità di montare copertoncini anche del 28.
Nel nuovo telaio della C64, dove si può dire converge tutta la conoscenza e l’esperienza di Ernesto Colnago, persino i forcellini sono in fibra di carbonio, creati con un processo che raccontano sia simile alla forgiatura del metallo.
Sono quindi due i fattori principali che determinano la novità insita nella C64: la drastica riduzione di peso, che si associa ad un’accurata scelta di componenti in grado di preservarne l’estrema leggerezza, e la possibilità di montare gomme di sezione maggiore. Insomma, il Sciur Colnago, con queste scelte così trendy, si rivela ancora una volta giovane dentro, attento a creare innovazione. Così, al presentatore che gli chiede dove trova l’ispirazione, Ernesto risponde sibillino: “ anche se ho una certa età cerco sempre di migliorare. Uno nasce con il dna di fare qualcosa…”. E lui, effettivamente, lo nacque.
A coronamento di tutto questo genio espresso in tecnologia, per cui ci sono voluti due anni di ricerca, arriva colui che per primo ha testato la nuova “macchina”: Fabio Aru. Lui e la squadra UAE Emirates corrono infatti su Colnago e quindi si vedrà al prossimo Giro d’Italia se la fusione tra l’uomo e la bici sarà altrettanto riuscita come l’ingresso in scena a cui abbiamo assistito. Tra luci e suoni ecco infatti Aru attraversare la sala, agile centauro sulla nuova C64.
Issata sul palco e fissata da Ernesto Colnago in persona sul cavalletto, assisto ad una scena surreale: tutti e tre, Aru, Colnago e presentatore, si fermano ammirati a guardare la nuova creatura. In silenzio. Incuranti del pubblico come tre bambini che hanno appena aperto il regalo di Natale più desiderato. Attimi di vuoto ad alta densità emotiva che avranno senz’altro messo in crisi il regista da kolossal ingaggiato per l’occasione e che tuttavia non ha saputo sottolineare il lato profondamente umano di Ernesto Colnago che Motta e Bodei assicurano sia stato oscurato da un po’ troppe luci roboanti. Ci voleva forse più di intimità.
Ed è così alla ricerca di quella intimità che piace tanto ai ciclisti in fuga, che anche noi fuggiamo via dal palazzo. Una fuga a tre davvero inedita: Motta, Bodei e… Magni!
Il primo a scattare è Gianni Motta, con tutta la sua classe. Bodei ha già pronta la strategia: c’é la storica trattoria “da Tomaso” in via de Castilla all’Isola, a un passo da qui. Infine Magni, che su queste cose non si fa certo pregare, fugge fiduciosa alla ruota dei ciclisti più esperti. Del resto è Ernesto Colnago che si narra avesse rimesso in sesto la schiena del mio omonimo campione quando era un giovane meccanico. E quindi scatto anch’io, agilissima, in direzione trattoria!