Negli ultimi anni il mondo della cucina, con i suoi protagonisti, ha conquistato i più prestigiosi palcoscenici internazionali, dai programmi tv, ai libri, dai social, alla moda e ha portato la passione per la cucina a raggiungere livelli di notorietà mai avuti prima. La conoscenza degli ingredienti più particolari, dei metodi di cottura più all’avanguardia, degli strumenti più strani, dei nomi degli chef (una volta sconosciuti ai più…) ha dato vita a un vivaio di giovanissimi pronti a investire tempo e impegno in cucina per diventare un giorno importanti chef, magari stellati.
E tra le migliaia e migliaia di semplici appassionati, sono comunque tanti quelli che, per un motivo o per l’altro, sono riusciti a emergere dal gruppo e a farsi un nome prima di arrivare al traguardo dei 30 anni.
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Qui vi facciamo scoprire 6 di questi piccoli grandi nomi da ricordare che, per motivi diversi, rappresentano una promessa per il futuro, destinati a cambiare le regole del gioco e a innovare il proprio settore.
Andrea Dopico Cafarelli
27 anni, Pastry Chef di origini venezuelane, lavora a Barcellona al Moments, il ristorante 2 stelle Michelin del prestigioso Mandarin Oriental Hotel.
Prima campionessa di nuoto sincronizzato con la nazionale venezuelana, poi gli studi a Madrid con indirizzo pubblicità e pubbliche relazioni solo per un anno, perché motivi personali legati alla famiglia, costringono Andrea a tornare a casa a Caracas e abbandonare il percorso di pubblicitaria. Ma, come si suol dire in questo i casi, “non tutti i mali vengono per nuocere” e da questa scelta obbligata Andrea capisce che la sua strada da seguire per il futuro è un’altra: la pasticceria. Lascia allora ancora una volta il Venezuela per approdare nella fredda Vancouver per studiare al Pacific Institute of Culinary Arts e da allora la sua vita è cambiata. In meglio.
Finalista tra gli under 30 più influenti d’Europa nella classifica annuale di Forbes, Andrea sta rapidamente scalando le vette dell’eccellenza pasticcera. Determinazione, passione, impegno e un sorriso costante sul viso sono le sue armi.
Il suo più grande mentore è stato Carlos Garcia (Ristorante Alto a Caracas), che le ha insegnato ad accettare, e vincere, sfide sempre nuove con divertimento e amore. Gli stessi ingredienti che si ritrovano nei suoi dolci spettacolari. E mai troppo dolci, ci tiene a sottolineare Andrea, perché arrivando alla fine di un menu il dessert deve essere leggero ma con picchi di sapore che rimangano in bocca e in mente una volta usciti dal ristorante. Mix tra ingredienti venezuelani e catalani, la pasticceria di Andrea è radici e sentimenti, ricordi e innovazione. Come resistere?
Isabella Benedetta Poti & Floriano Pellegrino
Coppia nella vita e in cucina Isabella e Floriano sono entrambi duue talenti della cucina italiana. Cominciamo da Isabella. 23 anni, sous-chef & Pastry Chef del ristorante Bros’ dei fratelli Pellegrino a Lecce, già da tempo una delle mete gastronomiche più chiacchierate d’Italia, Isabella è un vero talento della pasticceria, una delle più promettenti a livello internazionale. Nata a Roma ma pugliese d’adozione, fa esperienza in cucina in giro per il mondo, in particolare a Londra con lo chef Claude Bosi, e in Spagna al fianco di Paco Torreblancask, chef pluristellato e maestro della pasticceria. Nel 2016 Forbes la inserisce nella lista dei “300 under 30” che premia i giovani talenti europei e nello stesso anno vince il premio “Chef emergente” per il Sud Italia. Ed è proprio in una bellissima terra del sud, come la Puglia, che Isabella da un paio di anni ha trovato amore e lavoro. Sì perché il suo compagno è lo chef Floriano Pellegrino, del ristorante Bros’, conosciuto, insieme al fratello Giovanni, durante l’ultimo anno di alberghiero e ora tutti e tre giovanissimi imprenditori di successo.
Per Isabella il dolce in un ristorante dev’essere una cosa concreta, non l’idea di qualcosa. Quindi meno attenzione agli impiattamenti e più padronanza delle tecniche della pasticceria tradizionale. Il soufflè è uno dei suoi cavalli di battaglia, che sia con erbe selvatiche, verdure, frutta o formaggi. Come nel caso di quello alla pesca e gelato di capra che ha riscosso molto successo, oppure di quello al sedano. L’importante che segua le stagioni. Che è poi l’idea alla base di ogni piatto del Bros’, dove a dirigire la brigata c’è Floriano. 27 anni, anche lui nominato da Forbes tra i giovani promettenti, salentino doc (famiglia di contadini, sua madre aveva un agriturismo, ora masseria) che ha capito quanto siano fondamentali le eccellenze del territorio e che per esaltarle al meglio serve anche un tocco di internazionalità.
Floriano ha infatti girato il mondo tra ristoranti blasonati, collaborazioni con grandi nomi della cucina e riconoscimenti prestigiosissimi, prima di tornare a casa, a Lecce, per ritrovare le sue radici gastronomiche. Si è formato nei Paesi Baschi di Martin Berasategui, al Noma di Copenhagen e al Claude Bosi di Londra, conoscendo così tante eccellenze nel settore ed entrare in contatto con culture diverse. E tutt’ora l’intera brigata del Bros’ organizza spesso viaggi per sperimentare la cucina degli altri, per imparare, “perché per diventare il numero uno devi frequentare i numeri uno”. Un esempio di piatto invernale firmato Bros’: pastinache o carote di Tiggiano e di Sant’Ippazio leggermente marinate, servite con crema di mandarancio in purezza, un concentrato a freddo di mandarino e olio al cardamomo verde. Non per niente El Paìs ha inserito il Bros’ tra le eccellenze gastronomiche del 2018 e Forbes l’ha segnalato tra i locali più cool del 2017… aspettiamo la guida Michelin?
Alberto Sanna
28 anni, chef dell’albergo-ristorante di famiglia “Il Campidano” di Samassi, paese a nord di Cagliari famoso per i carciofi, ha seguito le orme del padre. Anche lui tra i “fenomeni d’Europa” secondo Forbes e vincitore nel 2016 del Campionato italiano di cous cous a San Vito Lo Capo con la ricetta del cous cous alla campidanese – con salsiccia croccante e crema di ricotta stagionata al finocchietto selvatico, vive da sempre in cucina e ha fatto un sacco di gavetta in tutta la Sardegna (tra Yatch Club, hotel e ristoranti di lusso che sull’isola certo non mancano) per poi approdare a Londra per un anno come free lance per una agenzia di chef facendo ogni giorno un lavoro diverso nei migliori ristoranti. Ma dopo l’esperienza londinese si accorge che le materie prime che abbiamo in Italia sono un bene prezioso e una ricchezza in cucina che pochi altri hanno. Decide quindi di tornare nella terra natia e ridare vita e lustro al ristorante del papà. Obiettivo pienamente raggiunto: dopo tre anni sotto la sua direzione Il Campidano è tornato a essere “un nome” in Sardegna. Alberto dal canto suo si sposta ogni giorno alla ricerca di ingredienti freschi, soprattutto sardi dal mercato di San Benedetto a Cagliari. E nei suoi piatti sono proprio gli ingredienti che parlano, poche manipolazioni e molta esaltazione di ogni singolo sapore.
Il piatto forte di Alberto Sanna, che troverete sempre nei suoi menu, è il polpo in crosta di pane carasau con patate nocciola e un pezzo di prezzemolo. Come troverete sempre, quando è stagione, carciofi in tutti modi, dall’antipasto al dolce!
Flynn McGarry
Con lui parlare di under 30 è riduttivo, bisogna scendere di almeno 10 anni perché il ragazzino californiano prodigio della cucina ha solamente 19 anni! La sua storia ha fatto il giro del mondo, si è guadagnato l’appellativo di “Justin Bieber del food”, ha già fatto esperienze in cucina con i più grandi d’America e questo mese ha inaugurato il suo ristorante a NYC “Gem”, nel Lower East Side, per pranzi informali e cene spettacolo per venti commensali.
Ma andiamo per ordine. Autodidatta ha cominciato da bambino con la cucina giocattolo nella sua cameretta. Il sogno era quello di riuscire a riprodurre i piatti del suo idolo Grant Achatz. Ore e ore davanti alla tv tra programmi e reality di cucina per apprendere il più possibile (e qui una bella “lezione” a tutti quelli che hanno sempre criticato i programmi di cucina in tv…) fino a quando a 12 anni ha creato un suo canale Youtube. Con l’aiuto dei genitori, con la sua faccia tosta e con la sua passione mixata a un talento davvero precoce, i follower diventano milioni e il passaggio successivo, ça va sans dire, é la creazione di un blog prima e di un pop up restaurant poi (allestito in casa, 20 posti,12 portate alla “modica” cifra di 160 dollari a persona e un cuoco di neanche 15 anni ai fornelli!) Arrivano i primi riconoscimenti pubblici, la segnalazione su Forbes, le serate, fino a quando quattro anni fa, a 15 anni appena compiuti, Flynn e la sua storia finiscono in copertina sul New York Times, decretando il suo successo. Cominciano ad arrivare attestati di stima da diversi chef, Achatz, il suo idolo, gli offre una collaborazione, e Flynn si trasferisce a New York dove si fa le ossa nelle cucine dell’Eleven Madison Park e di Alinea. Ed è nella Grande Mela che questo mese apre il suo primo ristorante dove si cena per 155 dollari a persona, vini esclusi! E tutto questo a neanche 20 anni. Staremo a vedere
Davide Caranchini
28 anni, una gavetta eccezionale tra Heinz Beck, Michel Roux, René Redzepi, Gordon Ramsay e ora alla guida del ristorante Materia, a Cernobbio (in provincia di Como).
La cucina di Davide è prettamente vegetale, tecnicamente impeccabile ma anche divertente. Applica con estrema padronanza e sapienza le regole e le tecniche della cucina orientale agli ingredienti del territorio lariano, come il pesce di lago. Racconta tanto di lui e del suo stile in cucina il fatto che accanto a Materia ci sia una serra con decine di varietà di piante selvatiche, anche rare, e che lo stesso Davide coltivi e raccolga erbe spontanee.
Il New York Times ha scritto di lui e del suo menù “In un luogo come il lago di Como dove i menu dei ristoranti abbondano di piatti a base di pasta e carne, o di pesci saporiti, Caranchini ha fatto qualcosa di rivoluzionario, creando un menu degustazione vegetariano di 5 portate basato su piante, erbe, foglie e semi”. Menù che si chiama Green Power, costa 55 euro e potete gustare piatti come Topinambur, burro nocciola, semi di senape e caffè, Linguine al non pomodoro, Sedano rapa “à la Royale”.
Cos’altro bisogna assolutamente assaggiare da Materia? Il dolce “Bansky”: un sottile film di yogurt affumicato all’anice stellato e gelato alla camomilla, e panna a fare da vernice da lanciare sulla tavolozza. Davide si definisce autore di una cucina “pop fine dining“, e in effetti ambiente e prezzi sono molto pop nel senso originale del termine, quindi popolari. Da provare.