Forse per un ciclista amatoriale non c’è cosa più eccitante. L’idea di metafora che mi viene in mente è una, forse due. Come dire a un bambino di farsi una vacanza nel paese dei giocattoli e scegliere quello che vuole.
Oppure dare a un blogger di moda, dai miseri 5000 followers, la possibilità di scegliere la sfilata che vuole, da vedere in prima fila… Gucci? Prada? Prego si accomodi accanto ad Anna Wintour, la scena è tutta Sua.
Ecco oggi è così che mi sento. Perché ieri è arrivata la fatidica chiamata di Tag Heuer e, anche quest’anno, porterò i colori dei prestigiosi cronografi svizzeri in una tappa al Giro d’Italia 101.
La cosa è così maledettamente seria che sento già l’adrenalina corrermi su per le gambe, ripercorrendo con la mente ogni metro conquistato nella crono finale dell’anno scorso (ecco l’articolo) quando, dall’Autodromo di Monza fino a Piazza Duomo a Milano, ho travolto la mia idea personale di limite e ho galoppato alla media di 30 km/h fino al traguardo. In scia c’era Andreas, Marketing Director di Tag Heuer. E grande è stata la soddisfazione di riuscire a tirare io per quasi tutto il tempo.
Se ripenso alle condizioni di un anno fa mi vengono le vertigini per quanto sono riuscita a salire nel mio personale percorso di crescita. Nel maggio dell’anno scorso erano appena 3 mesi che iniziavo ad andare in bici con una certa assiduità. Risaliva infatti al novembre precedente l’acquisto della mia Bianchi Sempre Pro in carbonio, lo “strumento” della svolta. E quindi avevo ancora qualche chiletto da smaltire e i muscoli di allora non avevano mai provato né lo Spluga né il Ghisallo. E tanto meno le Granfondo. Così, come capita spesso al principiante, l’inconsapevolezza e l’incoscienza aiutano. Facciamo 30 km a tutta birra? E che sarà mai? In questo poi Valentina, l’addetta stampa che si occupa di Tag Heuer, contribuì non poco a rassicurare gli animi di chi, tra gli ospiti del brand, non aveva persino mai provato le tacchette. Io e Gian Paolo Grossi, l’inviato di Cyclist Italia, eravamo gli unici due dotati di Look e, nel mio personale caso, era poco più di un mesetto che avevo tolto i puntali ai pedali per passare ad una ben più adulta e rotonda pedalata. Praticamente come un bambino a cui hanno appena tolto le rotelline.
Oggi invece… Ecco. Già partire così significa farsi prendere dall’ansia della prestazione. Ma sì, voglio crederci. Oggi invece so che l’anno scorso ho pedalato per oltre 6.000 km e superato i 100 più volte in un’unica percorrenza, senza neppure sentirmi troppo stanca a fine percorso. E il rischio è proprio questo. In queste certezze. Ovvero non avere ancora assaggiato la polvere. Non avere ancora coscienza del limite perché si è fatto tutto con testa e quindi ancora non si è visto il muro invalicabile del “non ce la faccio più”, ovvero della fatidica “cotta” che blocca le gambe e arrivederci e grazie.
Quindi eccomi qui davanti al “catalogo delle tappe”. Sì, proprio così… mi è data la facoltà di scegliere!
Tag Heuer mi dice che avrò tutta per me una Pinarello e una bella maglia da indossare, co-sponsorizzata da Enel.
E mi dice ancora:
scegli la tappa che vuoi e noi ti porteremo là per farla, prima della partenza dei professionisti, insieme a tanti altri amatori proprio come te. Tu portarai i nostri colori e noi saremo felici di correre con te.
Wow! Ma proprio la tappa che voglio?
Sì.
E… da fare tutta, cioè proprio tutti-tutti i km della tappa?
Sì.
Oddìo, ma possono anche essere più di 200!
Certo – dice la voce di Tag Heuer – ma non avere paura, la tua Pinarello sarà una Pinarello davvero speciale, sarà la nuovissima eRoad racing bike Nytro, la prima bici da strada elettrica progettata dalla casa del grande Giovanni “Nani” Pinarello, che da una maglia nera fondò un impero. E quindi potrai correre e correre e correre là dove osano le aquile o laggiù nella savana dove le gazzelle inseguite dai leoni non vengono mai azzannate.
Ri-wow! Si tratta quindi di partecipare alla prima edizione del cosiddetto “Giro E”!
È quindi con questa voce esterna da me, un po’ biblica a dire il vero (sarà la partenza da Israele che ispira) che mi sono tradotta in testa tutta la storia. La scena assomiglia a quella di Mosè con le tavole della legge appena scolpite. L’importante è che non succeda come al Mosè di Mel Brooks che… ops, le tavole erano tre.
Quindi, per farla breve, un grande dono, ma occhio alle incognite.
Sì perché sarà che appunto la Pinarello Nytro è a pedalata assistita e che Gianni Moscon, durante la presentazione del “Giro E” lo scorso 14 aprile ha sfidato Giancarlo Fisichella sulla sua Formula 1 elettrica e magari ha anche vinto rimanendo in scia fino all’ultimo e sverniciando la monoposto sul traguardo, ma non è che io posso certo permettermi anche solo di pensare di fare lo Zoncolan così sui due piedi. Quello poi sarà il terreno di caccia di Gian Paolo Grossi.
Io allora dove vado? Così eccomi a sfogliare il “catalogo delle tappe” dal sito ufficiale del Giro d’Italia. Già questa cosa, di per sé, è così eccitante che rischio di non capire più nulla. Forza, concentrati, vedi di non rompere la terza tavola. Bisogna conoscere tutto, vedere bene le altimetrie, capire quanto il mio fondoschiena potrà sopportare una sella, non sua peraltro, oltre i 120 km ad oggi sperimentati, sbirciare il paesaggio, la cui bellezza potrà rafforzare l’animo, valutare il clima… insomma, c’è bisogno di attivare al 100% la ragione.
C’è ad esempio la tappa 13, Ferrara-Nervesa della Battaglia. Un bel piattone di 180 km. Forse un po’ troppi. Se non spingi sui pedali in salita tutto il peso finisce sulla sella e potrebbero essere dolori, proprio perché la pedalata è assistita. Anche la tappa precedente, Osimo-Imola è così, ma con ben 214 km! No no, non fa per me, anche se per i professionisti sarà una passeggiata da due sole stelle.
Perché allora non provare la montagna? Oltre all’inavvicinabile Zoncolan c’è Venaria Reale-Bardonecchia oppure Susa-Cervinia. Rispettivamente tappa 19 e 20. Ma per me sarebbe pura fantascienza. Se la prima è di 184 km la seconda supera i 200 e non sto neppure a fare il calcolo delle altimetrie. Va bene che l’eRoad bike Nytro di Pinarello è esplosiva, ma non è che ci si trasforma in uno scalatore colombiano soltanto con un po’ di assistenza alle gambe fino ai 25 Km/h. Meglio non esagerare. Pensa che figura mortificare i colori della Tag Heuer con una bella “cotta” in diretta.
Passiamo allora alle scenografie collinari. Agrigento-Santa Ninfa dev’essere bellissima, ma così lontana incute timore. E poi arriva troppo presto, il 9 maggio, già occupato da un impegno di lavoro. Andiamo quindi a nord… vicino a casa c’è una partenza da Abbiategrasso che suona accogliente e familiare. Ma, colpo di scena, la tappa s’impenna su un gran finale che avrà almeno 1.500 m di dislivello salendo dritta per Pratonevoso. Prima invece c’è un lungo piattone sicuramente noioso. Spostiamoci allora in Franciacorta… C’é Riva del Garda-Iseo, tappa nr 17. Sembra perfetta. Parte con salite collinari e poi scende al lago. Ottima per mantenere alto il morale. Ma forse… forse… la tappa giusta per me è questa qui: scendo di qualche km a sud, sposto il cursore indietro, e vedo che c’è l’itinerario top per testare le mie abilità di e-biker Pinarello addicted. Si era nascosta tra le pieghe degli appennini più autentici e vanta muri che promettono delizie, grazie alla spintarella, con una durata complessiva di “soli” 156 km… sì, è lei! La tappa nr 11, Assisi-Osimo sarà mia!
Si passa quindi da Filottrano e ci sarà quindi il ricordo di Michele Scarponi a vegliare sul Giro.
Non parliamo certo di una passeggiata anche perché, recita la descrizione ufficiale della tappa, permette di “affrontare alcuni Muri tipici della zona. In particolare, verrà scalato il Muro di Filottrano e nel finale le strade interne di Osimo. La tappa si svolge su strade di media dimensione e con manto stradale a tratti usurato. Ultimi km: ultimi 5 km molto impegnativi. Giunti a Osimo si affronta il muro di via del Borgo in pavé grossolano lungo 300m al 16% e dopo una breve picchiata si scala via Olimpia per la lunghezza di circa 1 km con lunghi tratti al 16% prima di entrare nel centro storico in leggera ascesa su pavé di porfido”. Insomma c’é pure il pavé! Tanto per sognarsi anche su una “classica del Nord”.
E quindi si salvi chi può, con il pavé la pedalata assistita aiuta fino ad un certo punto.
Pongo allora la biblica domanda: ma… potrò portare la mia sella?
Certo – risponde dall’alto tra nuvole e raggi di luce la voce celeste di Tag Heuer – Ti sarà data questa facoltà. Ma ricorda: se non ci sono le gambe non c’è sella che tenga!
Ok… e con questo immortale avviso, scolpito sulla terza tavola, segno invece sulla mia umanissima agendina la data in cui tutti, tranne me stessa, dovranno fare a meno di me: mercoledì 16 maggio.
Però… anche la Franciacorta…
Per seguire Laura o iscriverti a Strava e condividere con milioni di ciclisti, corridori e cicloamatori di tutto il mondo le tue escursioni, clicca qui sotto il pulsante arancione: