Si fa presto a immaginare poesia fra le montagne dell’entroterra marchigiano. Montagne dure di roccia si alternano alle colline sulle quali spuntano piccoli e grandi paesi, tutti ripieni di storia, cattedrali, portici e segni di secoli di storia.
Se siete nelle Marche e avete voglia di sognare proprio fra queste colline troverete, dall’11 al 15 luglio, il primo Festival Internazionale del Cinema d’animazione poetico, con film in arrivo da tutto il mondo, che pescano dall’immaginario delle culture più diverse e lo trasformano in storia illustrata. Il direttore artistico è Simone Massi, che si definisce ‘animatore resistente’ e che a Pergola è nato e ha portato un David di Donatello e due Nastri d’Argento. Il programma è fitto di proiezioni e di ospiti, con un sequel il 31 luglio che vedrà protagoniste le sorelle Alba e Alice Rohrwacher. Potete tenere d’occhio orari, luoghi e protagonisti al link http://www.animavi.org/. A settembre sarà assegnato il premio alla carriera a Wim Wenders, regista fra i più noti e geniali a cui dobbiamo titoli come ‘Paris Texas’ e ‘Il Cielo Sopra Berlino’, per citarne solo un paio. Abbiamo fatto una chiacchierata con Leone Fadelli, presidente e co-organizzatore del festival.
Animavì è il primo festival internazionale dell’animazione poetico. Cosa significa poetico per voi?
Rispondo parafrasando le parole di Umberto Piersanti, poeta contemporaneo urbinate ospite alla prima edizione del Festival: ‘Nel racconto – e nella nostra vita di tutti i giorni – l’importante è essere sempre focalizzati sulla trama, ovvero sul filo logico che lega gli eventi e guida spesso le nostre scelte quotidiane. Nel mondo della poesia invece il focus è sullo sguardo d’insieme, sul respiro più ampio che ci offre la possibilità di distaccarci un po’ dalla realtà e far esprimere l’immaginazione.’
Il direttore artistico è Simone Massi: quale è la sua cifra stilistica?
I tratti artistici e poetici che contraddistinguono maggiormente l’opera di Simone Massi sono legati fortemente a temi come Memoria, Ricordo, Radici e Resistenza. Queste prendono forma tangibile nelle sue opere, e senza dubbio sono parte integrante del DNA del festival Animavì.
Quali criteri hanno guidato la scelta dei film in concorso?
La selezione dei film in concorso è basata su un sistema ibrido di candidature e selezioni, affidato al nostro Direttore Artistico.
L’idea è comunque quella di proporre al festival le opere migliori non solo sotto il punto di vista tecnico ma soprattutto dal punto di vista poetico, emozionale ed espressivo. Ogni film proposto ha una sua storia e una sua ragione d’esistere fortissima. Quest’anno, al termine della terza edizione potremo dire di aver avuto film in concorso provenienti da tutti i continenti, nessuno escluso. Ci affascina questa internazionalità sconfinata in un festival che per sua vocazione prende vita in un piccolo territorio sperduto fra le colline marchigiane…
Che rapporto c’è fra Animavì e il territorio che dove è nato e che lo ospita?
Il legame è fortissimo. Il territorio marchigiano, per conformazione naturale e per vocazione naturale è destinato a un turismo di nicchia, esclusivo e… in qualche modo poetico! La morbidezza delle colline, il silenzio, la natura e il legame ancora forte con le origini e con le tradizioni sono elementi in comune al nostro territorio e al nostro festival.