Quando in velodromo spunta una new entry, specie se è una donna, si sente una strana elettricità in pista. A me ormai si sono abituati. Anzi, si può dire, come ricorda Francesco, che sono un po’ la mascotte del gruppo e quindi, insomma, faccio praticamente parte dell’arredamento e tutti sono quindi più che rilassati in mia presenza. Ma quando si palesa una ragazza nuova e per di più indossa i colori della nazionale italiana ecco che tutti, me compresa, ci sentiamo in dovere di sfoderare il meglio di noi, un po’ come il petto in fuori nelle foto e l’aggiustatina ai capelli con il pettine da taschino.
Così durante le Feste è improvvisamente apparsa Eleonora. Eleonora Mele, titolare di una convocazione in nazionale paralimpica, classe C5.
Diciamolo subito. Eleonora non ha problemi apparenti e spinge sui pedali con una simmetria a occhio umano davvero perfetta, però tempo fa la sua gamba sinistra ha subito un brutto incidente in moto e non si è mai ripresa al 100%. Aveva rischiato di perderla. E c’è voluto tanto duro lavoro per portarla al livello di adesso. Gli atleti paralimpici delle classi C1/C5 sono infatti in grado di usare una bicicletta normale, anche se amputati, con problemi di coordinazione o debolezza muscolare.
Quest’ultimo è il caso di Eleonora. Il muscolo della caviglia e del polpaccio sinistro sono praticamente assenti, dopo che la frattura scomposta di tibia e perone l’avevano costretta a diversi interventi e a indossare per 8 mesi quella specie di esoscheletro di metallo che si chiama Ilizarov, dal nome del geniale medico sovietico che l’ha inventato. Tutto questo però oggi è storia vecchia. O meglio, superata. Perché nel nostro Velodromo Parco Nord dateciPista Eleonora si è presentata con una bella bici a scatto fisso dotata di una cattivissima ruota lenticolare posteriore tutta nera e subito si è messa a spingere alla grande per contrastare le folate di vento che rischiavano di farla andare giù. Una tipa tosta, non c’è che dire.
Avevo incrociato Eleonora già in passato durante una sua fugace apparizione insieme al team Army of Two Street Legendary, di cui fanno parte i più fighi frequentatori del velodromo. Tutina graficamente aggressiva tutta nera e muscoli in primo piano a spingere sulle loro Cinelli. Quando scendono in campo, ovvero Giako, Federico & co, la pista interna, quella veloce e delimitata dalla riga azzurra, raggiunge tranquillamente i 50 km/h di media e non ce n’è per nessuno. Così Eleonora l’altro giorno sfoggiava la maglia azzurra della nazionale con sotto gli inconfondibili pantaloncini con le fasce gialle sulle cosce a ricordare “push” e “hard” alle gambe, divisa ufficiale del team di cui fa parte. E, non c’è che dire, eccome se Eleonora spingeva! Difficile starle dietro.
“È la prima volta che metto la lenticolare” mi dice in una rara pausa dalle fatiche dell’allenamento “ed è veramente dura stare su, non sono abituata”. Caspita, penso io, certo che ci vuole un bel fegato a provare cose nuove come una lenticolare con il vento… Ma Eleonora ha una deadline importante: arrivare pronta a Manchester dove disputerà le sue prime gare su pista dopo l’esperienza sulla strada ai Campionati Italiani a Boario Terme.
Notata da Mario Valentini, Commissario Tecnico per il coordinamento del Settore Paralimpico, Eleonora è una debuttante assoluta all’appuntamento su pista a Manchester, dal’11 al 13 gennaio, la scena perfetta per ambire a guadagnare punti per Tokyo 2020… insomma niente meno che le vere Paralimpiadi!
La consapevolezza dell’importanza di questa occasione è tangibile. “Mi ritroverò tutta sola a Manchester e devo imparare a gestire manubrio e ruote… ho davvero poco tempo!”. Mi aveva detto in velodromo tra una scia veloce e l’altra. E nel sentire questa sua esclamazione ho percepito anch’io il brividino che sale su per schiena, ricordandomi tutta l’emozione che, nel mio piccolo, ho provato prima delle “tranquille” Gran Fondo affrontate senza neppure conoscerne la forma un anno e mezzo fa.
È la sana paura dell’ignoto. Irresistibilmente seducente. Insostenibilmente terrorizzante. È l’essenza della gara ciclistica. Quando ti proietti in una dimensione eccitante e immagini ogni colpo di pedale, la tensione, la reazione, il fiato e il cuore che avrai mentre spingi. In questi casi non guasta un bel rallenty a suggerirti un’idea di potenza tutta da esprimere, vedendo te stesso come in un film perfetto, dove ogni movimento è controllato dalla testa, ma anche dal cuore. Chissà se Eleonora si sta prefigurando in questa forma plastica e vincente… Sì perché per gli atleti paralimpici, come dice Carlo Gugliotta nel libro “Due pedali per volare”, la cosa più importante “è vincere, prima di tutto contro se stessi”.
“Sono le tecniche di visualizzazione – conferma Eleonora raccontandomi quello che fa di solito un mental coach – che spesso si associano al respiro…” Intendi dire che il mio immaginarmi al rallenty come Cipollini che nello spot stringe le pieghe del manubrio nelle sue manone come fossero stuzzicadenti ha il suo perché? Un po’ di quella potenza si trasferisce magicamente a me come in un rito magico? Penso tra me e me… Ed Eleonora sembra leggermi nel pensiero: “Sì, proprio così. Anche se probabilmente c’è un po’ più di tecnica…”. E la sorpresa stile Carramba è scoprire che tutte e due amiamo visualizzarci e che è probabilmente proprio questo giochino che ci fa superare i nostri limiti. Quelli di Eleonora poi si può dire che lei li abbia addirittura doppiati. Un giro intero in pista. Limiti stracciati grazie a testa e a cuore. E per non farci mancare nulla nei nostri sogni di gloria non mancano neppure colonne sonore appropriate, ovvero giustamente enfatiche.
Così, sempre sulla scia delle vite parallele, bello scoprire che Eleonora fa il mio stesso lavoro (altra Carrambata). E allora mentre la mia preparazione mentale mi proiettava a Firenze, alla fiera di Pitti Uomo, su e giù per le scale a guadagnarmi l’ennesima medaglia di latta al merito delle PR, l’immaginazione di Eleonora era così vivida ed efficace da proiettarla direttamente dalla pista di Manchester fino ai gradini del podio e alle medaglie di bronzo per ben due volte. Debutto assoluto in pista e due terzi posti! A conferma che i miracoli, cara Eleonora, non esistono affatto e che invece è solo volere che è… volare!