Alfio per comunicare non usa giochi di prestigio ma ti mette “al centro della stanza”, dove sei da solo a giocartela con le tue idee depotenzianti. Lui ti indica step by step come arrivare dal punto A – la tua situazione, fino al punto B – la libertà finanziaria, passando dalla teoria alla pratica, in un percorso dove dovrai affrontare le tue paure, perché la differenza, che alla fine fa la differenza, sei tu!
In questa intervista abbiamo voluto far emergere Alfio Bardolla dal punto di vista di un uomo normale che, lungo il proprio percorso, ha commesso errori, e anche tanti – come lui stesso ci ha confidato – ma che ha saputo grazie a questi “fallimenti” trovare ulteriori spunti e opportunità.
Ciò che fa Alfio Bardolla è insegnare un metodo, il suo metodo per diventare ricchi, ma se vorrete davvero essere liberi finanziariamente, non vi basterà leggere questa intervista, seguirlo sui social, leggere tutti i suoi libri – come “I Soldi fanno la Felicità” o “First Class” – o partecipare a tutti i corsi della Alfio Bardolla Training Group.
Quello che dovrete fare è agire e trasformare la teoria in pratica.
Partiamo da lontano. Chi era Alfio Bardolla prima di indossare il maglioncino arancione? Era un ragazzo che aveva voglie di fare, di imparare cose nuove, alla ricerca di una strada da seguire. Purtroppo, quando nasci in un ambiente umile, hai degli stimoli di un certo tipo. Il desiderio era quello di elevare la qualità della vita, raggiungendo uno stimolo più alto. Nella vita poi ci sono diverse fasi che ognuno di noi attraversa: si inizia con il desiderio di fare il giocatore di hockey, poi si vuole diventare astronauta, poi pompiere e adesso l’obiettivo è quello di creare la più grande società di formazione del mondo.
Qual è stata la differenza che ha fatto la differenza? La differenza che ha fatto la differenza è l’imparare e lo studiare. Ancora oggi io studio, guardo video e cerco di imparare cose nuove.
Chi è il tuo Alfio Bardolla? Non credo che ne esista solo uno. Penso più che altro che ci sia un Alfio Bardolla per ogni area della vita, dalla forma fisica alla forma spirituale. Il punto è cercare spunti per cercare di essere una persona migliore a 360°. Studio molta teoria e cerco di fare pratica, certo non in tutti i settori e con la stessa costanza, ma ci provo!
C’è un aneddoto che ti ricordi e che hai voglia di condividere con noi in merito a cosa ti ha spinto a scrivere il primo libro? Il primo libro è sempre quello più difficile, perché cerchi sempre di metterci tutto te stesso, scrivendo tutto quello che hai imparato. Il primo libro non finisce mai, c’è un continuo correggere, fino a quando non ti rendi conto che l’obiettivo non è essere il migliore scrittore. Io non sono un best writer, ma sono un best seller. C’è uno shift tra il momento che precede il libro e quello che lo segue: prima sei un tizio che sostiene delle cose, poi diventi l’autore di quel libro, la persona intelligente. Il primo libro aveva come focus il denaro. In Italia non c’erano libri su questo argomento, probabilmente chi cerca informazioni sul denaro, ancora oggi compra “I soldi fanno la felicità”. L’ultimo libro che è uscito è invece “First Class”.
Perché l’arancione? Perché ad un certo punto dovevamo scegliere un colore aziendale e quando siamo andati a vedere i vari colori disponibili abbiamo trovato una definizione che recitava così: “l’arancione è il denaro fatto in modo etico”. Ci è piaciuta la definizione e abbiamo scelto l’arancione. Di fatto è la verità, i soldi si possono fare assolutamente in modo etico, per esempio aggiungendo valore alle persone. Di solito chi fa tanti soldi è perché è in grado di comunicare a tanta gente o dare tanti benefici a tante persone.
Avevi messo in conto di creare molto scetticismo? La domanda ricorrente è: “se è così semplice perché non lo fanno tutti?”, perché secondo te? La verità è che c’è uno slargamento tra la teoria e la pratica. Un esempio: io so perfettamente come si dimagrisce, ma ho la pancia, anche se so che per mandarla giù è facile: ci vuole più movimento e meno cibo. La teoria la sappiamo in tanti, ma la pratica è il punto sul quale ci si scontra. La pratica del creare un’azienda facendo in modo che funzioni, la pratica del fare trading con costanza e conoscenza, ecc… Quindi arriva un punto in cui la teoria non basta più, si deve passare all’azione, che è la parte più difficile.
Qual è il denominatore comune delle persone di successo? Quelli che fanno. Chi fa e non molla, chi studia e sistema. Non ci vuole intelligenza, perché abbiamo visto persone con una capacità intellettiva modesta guadagnare miliardi e scienziati con diverse lauree guadagnare 1.200€. La conoscenza fine a se stessa non serve a niente, ma la ricetta è data dalla conoscenza a cui si aggiunge la pratica. La mia nuova versione di agenda, che ho fatto per me, è importante perché ti permette di focalizzare l’attenzione: siamo in un’epoca in cui si viene bombardati di informazioni. C’è talmente tanto da imparare che l’obiettivo è quello di far perseguire le giuste strade. Una volta capito come funzionano i soldi, poi farne di più o farne di meno, ma è relativamente semplice.
Hai avuto fallimenti nella vita? Mai giuridicamente, ma i fallimenti fanno parte del processo di apprendimento. Ogni giorno fallisco. Tutti i giorni, succede purtroppo… e la capacità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo è quello che determina il successo o meno di un imprenditore. Fondamentale è la capacità di mantenere questa energia, che è anche da vedere sotto un aspetto di biochimica: a volte siamo distratti o ci manca attenzione perché ci mancano sostanze all’interno del corpo: le nostre prestazioni subiscono le influenze del cibo, dell’aria, del riposo, della qualità/quantità del sonno, ecc… Vi è mai successo di non aver voglia di fare niente? Ma la domanda è: hai davvero voglia di non far niente o è solo la tua energia che si è esaurita? Adesso sono nella fase della vita in cui cerco di migliorare la performance. Ti faccio un esempio: nel mio caso la vitamina D ad alto dosaggio ha cambiato la mia vita. Se io sto meglio fisicamente allora rendo meglio sotto tutti gli aspetti.
Quindi parte tutto da noi? Quando ci svegliamo la mattina abbiamo tutti 24h a disposizione. Da una parte c’è chi viaggia in jet privato e dall’altra c’è chi non arriva alla fine del mese. Quali sono le differenze? La testa.
Quali sono le caratteristiche che riesci a riconoscere subito se una persona possiede o non possiede per raggiungere il successo? Io sono convinto che tutti possiamo avere successo, indipendentemente da dove siamo nati. L’importante è sapere dove si vuole arrivare. Per fortuna sono molti i modelli di ricchezza fatta in modo etico. La verità però è che se guadagni 1.200€ al mese la colpa è tua! La responsabilità è individuale. Ci sono conoscenze da sviluppare per essere attrattivi per il mercato del lavoro attuale, completamente diverso da quello che era anni fa.
Parlando di aziende, noi ci occupiamo di moda. Cosa pensi del mondo fashion? Vedi qualche errore ricorrente per esempio che fanno le aziende di moda? Io penso che la moda sia uno dei settori trainanti della nostra economia. Abbiamo in Italia molti talenti: l’Italia è un distretto fashion davvero importante. Il made in Italy è una fortuna. La moda ha la fortuna di avere un brand già fatto, che è appunto il made in Italy. Poi però c’è anche uno svantaggio, insito nell’Italia, dato dalla scarsità della conoscenza imprenditoriale. In Italia abbiamo una grande capacità sul prodotto, ma siamo scarsi nel marketing, nella leadership, nella parte amministrativa e finanziaria, nelle vendite e nella creazione della squadra. La verità è che il prodotto non è poi così importante, perché se fosse importante McDonald’s non esisterebbe: chiunque è in grado di fare un panino migliore di quello di McDonald’s. McDonald’s domina il mondo perché ha un sistema che fa funzionare l’azienda. Per questo motivo io stimolo sempre i ragazzi e gli imprenditori a pensare come prima cosa a come far funzionare le aziende; se poi hanno anche un prodotto di qualità, tanto meglio. Stiamo lanciando anche noi il nostro marchio di moda: #unfuckwithable. Si tratta di un concetto particolare che vuol comunicare questo: “Non mi interessa quello che gli altri pensano di me, io vado avanti per la mia strada”. Penso che sia un messaggio importante e interessante, per questo trovo utile farne un brand con il quale diffondere il concetto “della mia vita faccio ciò che voglio”. Sono convinto che troveremo molte persone che vorranno condividere con noi questa esperienza.
Come vivi la popolarità? Che rapporto ai con i social network? Quando mi amano bene, quando invece non mi amano, male! Un problema sono gli haters: io ricevo decine e decine di messaggi di gratitudine, ma c’è anche chi mi rema contro. Penso però che tutti coloro che mi sono stati contro non abbiamo mai fatto niente nella vita. Si può avere una situazione di difficoltà, ma non può durare più di tanto, perché ad un certo punto si deve agire.
Come è la tua giornata tipo? Sveglia presto, perché ho scoperto che i ricchi si svegliano presto al mattino (dalle 5.00 alle 7.00). Cerco di avere una routine, perché è quella che ti rende ricco e libero, ma con i fusi orari è un po’ complesso rimanere nel ritmo. Trovo molto beneficio nel fasting, punto ad avere 16 ore in cui non mangio per recuperare forza e lucidità. Cerco anche di meditare perché ho bisogno di momenti per calmare la mente. Tutto qui.
Tra poco ci sarà la Wake Up Call a Rimini. Cosa succederà? Ci saranno persone che verranno per cercare di migliorare la propria situazione finanziaria e questo è un bene per l’economia italiana, perché più gente abbiamo con voglia di fare e sviluppare le aziende e più l’economia italiana può migliorare. Ci sono due economie: la mia e quella su cui non ho il controllo: l’Italia è uno dei paesi migliori al mondo, perché la ricchezza della famiglia è più alta di altri paesi. I poveri sono in aumento perché c’è uno scollamento: se prima bastava essere un cameriere per avere un lavoro, adesso non basta più. Il nuovo povero non è quello che non mangia, ma colui che non può permettersi il telefono migliore, poter mandare i figli alle scuole migliori, fargli fare lo sport migliore ecc…”.
Quindi secondo te la situazione economica italiana non può influire su una microeconomia personale? Sì, ma influisce poco. Ti faccio un esempio: in questo momento gli immobili a Milano vanno alla grande. Io ne ho alcuni e ho scelto di venderli perché secondo me il mercato immobiliare ora sta andando bene. È merito mio però se il mercato va bene? No, è per causa di fattori esterni, anche se io ne traggo un beneficio.
Fonte foto: Alfio Bardolla Training Group