Francesco de Prezzo, classe 1994, vive e lavora a Brescia. Diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Brescia, ha partecipato a svariate mostre nazionali ed internazionali in Gallerie e Fondazioni.
Possiamo dire che il suo segno distintivo è il bianco, colore che permette di annullare, cancellare; Francesco sperimenta recentemente nuove serie di lavori aventi come focus il colore nero che è inteso come fessura, pieno, punto di contrasto.
Da poco, ha aperto uno studio anche a Berlino – nella zona di Kreuzberg – dove conta di rimanere fino a metà anno. Di Berlino lo affascina la zona artistica, molto stimolante e ricca di confronto ed energia, due fattori che gli permettono di attivare proficui scambi.
Francesco ci racconta il suo processo creativo e la genesi della sua produzione artistica: un artista poliedrico con le idee chiare sul suo percorso futuro.
Scegli tre parole per descriverti: Se. Potessi. Guardarmi.
Come ti sei avvicinato all’arte? Ricordo che iniziai a fare video a 8 anni, non avevo soggetti preferiti. Con una videocamera che mi avevano regalato, giravo una moltitudine di scene, riprendendo tutto ciò che avevo attorno in un modo molto curioso; le mie scene preferite erano quelle girate in modo statico per diversi minuti e ricordo che usavo molti VHS. Era un gioco molto divertente per me. In quel periodo guardavo anche molta tv e puntualmente mi arrabbiavo perché non riuscivo a competere con il livello di qualità degli spettacoli televisivi: paesaggi meravigliosi, i bellissimi primi piani, grandi colori, effetti speciali. Dopo molti tentativi un giorno decisi che avrei continuato a riprendere la realtà circostante in modo semplice e come avevo sempre fatto e che, alla fine, era quello che mi interessava. Riflettendoci oggi, dopo molto tempo, si tratta delle stesse immagini che torno a riproporre sui miei lavori di pittura prima che vengano coperti di vernice.
Cosa ti stimola a livello creativo? Tutto sostanzialmente può rientrare come possibile stimolo: il libro che hai appena finito di leggere, il film che hai visto la sera prima…qualsiasi cosa credo. Penso che l’idea per un nuovo lavoro arrivi spontaneamente in seguito ad un ‘accumulo’, anche visivo in questo caso.
Quale messaggio vuoi comunicare con i tuoi lavori? Più che messaggi, ci sono tematiche che tocco con il mio lavoro: la possibilità di leggere una dimensione spaziale attraverso il mezzo dell’installazione, il confronto con la possibilità di rappresentazione che è propria della pittura e il concetto di tempo ed esistenza (permanenza) delle immagini come codice visivo.
Bene, sfrutti differenti media e hai già parlato dei video. Quali sono i media espressivi che preferisci? Ultimamente ho lavorato molto con la pittura e l’installazione non trascurando, però, un possibile approccio con l’immagine digitale. A volte capita che, fotografando un lavoro su tela di grandi dimensioni, la resa sia completamente diversa e questo accende numerose questioni legate a quello specifico lavoro tanto da portarmi a modificarlo.
Qual è il personaggio del mondo dell’arte che apprezzi maggiormente e perché? E’ una domanda difficile, non mi piacciono i personaggi. Parlerei sempre tendenzialmente di opere e sceglierei Guernica, però non so spiegarti il motivo…. Come artista del passato, Pablo Picasso ma anche qui non so spiegarti il motivo.
Dopo aver parlato del passato, una domanda sul presente. Secondo te che ‘ingrediente’ fondamentale dovrebbero avere i giovani artisti per sviluppare al meglio la propria ricerca e percorso? Il confronto. Non il confronto con altre realtà o personalità, quanto quello inteso come in senso più generale, perché rappresenta l’unico strumento per ritornare sempre a lavorare sul proprio percorso e mettersi in discussione.
Ultima domanda, hai un lavoro al quale sei particolarmente legato? Come lavoro, sai…non ne ho uno ‘preferito’. Forse ne ho uno che si, mi piace particolarmente: un’installazione in acciaio realizzata l’anno scorso dopo la mostra di fine residenza a Palazzo Monti. L’installazione è in acciaio e vetro e consiste in una serie di strutture che reggono delle grandi lastre di vetro traslucide ed opacizzate, simili a quelle usate negli studi medici. Percorrendo l’installazione è possibile passare tra le strutture e attraverso il vetro l’immagine che si ricava dello spazio circostante appare sfocata, appiattita determinando l’esperienza fruibile solo guardando sulla superficie delle lastre di vetro.
Fonte foto: Francesco De Prezzo