Daniel Munari lavora nella comunicazione e nella promozione d’immagine per aziende che operano nel settore moda, arte e design. Padovano, 44 anni, ma da 20 a Milano. Niccolò invece è nato a Kharkov, in Ucraina, ha 6 anni, 2 gatti e mille zii.
Quando hai deciso di diventare padre e perché? Mio papà dice che io ero padre sin da piccolino, che ho sempre avuto un forte istinto genitoriale. Il pensiero di concretizzarlo, non potendo mettere in piedi una famiglia tradizionale, è iniziato all’incirca dieci anni fa. Mi piace da sempre l’idea di potere “regalare” al mondo una persona per bene che si è formata e cresciuta con me.
Come hai fatto a diventare padre? Perché questa scelta e non l’adozione? Sono diventato papà grazie a una GPA, in Ucraina, la cosiddetta maternità surrogata che tanto inutile scandalo crea in questi ultimi anni. Io sono figlio adottivo e come tale avrei sempre desiderato potere adottare, ma da noi per i single non è possibile. Lo sarebbe l’affido Famigliare, che ho tentato di approcciare ma con risultati nulli: purtroppo ho trovato dei muri altissimi e insormontabili. Peccato. E quindi la mia voglia di paternità ha avuto la meglio. Forse ho forzato un po’ la mano, ma tutto è stato fatto con amore, rispetto e attenzione, sia per me che per la madre “surrogata”, condizione per me fondamentale.
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Hai mai avuto paura dei pregiudizi delle persone? Come reagiscono quando vengono a conoscenza di questa storia? La paura dei pregiudizi è stata tanta fino a che Niccolò non è venuto al mondo. Poi in un secondo è passata. Poi è bastata la prima passeggiata in piazza tra le bancarelle del mercato di Padova, la mia città, col mio migliore amico e mia zia Deda a farmi sparire ogni timore. Alla gente di base non interessa. Si sono tutti curiosi di sapere come, lo ammetto, ma mai mai mai nessuno si è permesso di dire o fare battute. Anzi solo una volta la mamma di una amichetta della materna ha fatto un’uscita spiacevole ed è stata “linciata” dalle altre mamme che hanno fatto quadrato. Come ero orgoglioso di loro!!!!
Tuo figlio ha mai cercato la mamma? Sei d’accordo con la dichiarazione di Cristiano Ronaldo che ha dichiarato “A mio figlio la mamma non serve”? Verso i 3 anni ha iniziato a chiedersi e chiedermi qualcosa. Io ho iniziato raccontare la favola di una mamma speciale, gentile, che viveva lontana, che mi aveva aiutato a farlo venire al mondo ma non sarebbe rimasta con noi. Che la nostra famiglia eravamo noi due, i nonni, gli zii e gli amici più stretti. E lui ha capito che era la verità è la ha accettata. Per lui questa è la sua vita. Ronaldo? Boh! Non critico e non giudico, non mi interessa. Certo che se la mamma ci fosse stata sarebbe servita, non essendoci…. ci si basta e ci si è più che sufficienti. Un bambino ha bisogno dei suoi affetti, quelli consolidati e veri. Quelli che ci sono e che creano una famiglia.
Quanto è stata importante per te tua mamma e cosa pensa della tua scelta? La mia mamma. È mancata pochi mesi fa. Non voleva saperne della mia decisione, non ne voleva nemmeno parlare. Anche quando è nato ci ha messo qualche mese ad accettare la cosa, ma poi. Poi è stata una meraviglia. È morta dicendomi che era orgogliosa di me e della mia famiglia, di come stessi educando Niccolò è quanto lei lo amasse. Ed era così.
Tuo figlio sa che sei gay? Quali sono le domande che ti fa? Un papà gay come educa il proprio figlio? Quali sono i plus e quali i punti negativi? Non sa che sono gay. Noi non abbiamo etichette. Io lo educo alla libertà. Di pensiero. Di espressione. Alla condivisione. Alla sincerità. Alla critica, ma non al giudizio. Per lui gay, lesbiche e trans e etero non esistono. Lui grazie al Cielo vede solo delle persone.
Tuo figlio ha mai avuto problemi a relazionarsi con altri bambini? Mio figlio ama e si fa amare. I bambini qualche volta chiedono. Lui spiega. Loro capiscono. Mica si fanno menate quelli.
Tra poco tuo figlio farà la prima elementare. Pensi che la scuola italiana sia al passo con i tempi? Iniziamo la prima elementare che emozione. Non so cosa rispondere perché ancora non la conosco la scuola, che alla fine è fatta della gente che la compone, ma sono molto fiducioso. L’esperienza alla Scuola Materna è stata meravigliosa. Speriamo si ripeta.
Cosa si può fare per educare al “no-gender” i bambini? Il gender NON esiste. E allo stesso tempo è Ovunque. I generi ci sono ma possono essere fluidi. L’importante, credo sia educare proprio alla liquidità, alla mobilità di pensiero.
Fonte foto: Daniel Munari