Lo speaker annuncia Mazzon all’angolo rosso. Era il campione regionale e ho visto nel suo sguardo gli occhi della tigre, e pur non capendo nulla di boxe ho immediatamente compreso che avevo davanti a me un pugile del popolo. Un Rocky Balboa che porta dalla sua i russi nel grande match con Ivan Drago. Un pugile che combatte col cuore, un ragazzo che non scappa.
Ho deciso di seguirlo a Cascia, dove un mese più tardi ha vinto i campionati italiani (69kg) e dove l’abbiamo intervistato per Fashion Times, anche per sdoganare alcuni dubbi sul pugilato, uno sport nobile, seguitissimo negli USA, ma che sta tornando di moda anche in Europa, soprattutto in Germania e in Inghilterra, e ora anche in Italia.
Ecco l’intervista a Christian Mazzon, Campione Italiano (69kg)
Com’è nata la passione per la boxe? La boxe mi è sempre piaciuta, nonostante in realtà giocassi a calcio. Una mattina mi sono svegliato (era aprile 2016) e ho deciso di seguire il mio istinto, volevo combattere. Ho cercato una palestra adatta e fortunatamente mi sono imbattuto nella Boxeisland. Mi iscrissi immediatamente, da subito nel corso agonisti.
Cosa ricordi della tua prima volta sul ring? Mi sono sentito a mio agio da subito. Ricordo che il primo sparring lo feci con un ragazzo che doveva debuttare 5 giorni dopo: la prima ripresa con irruenza e tanto cuore sono riuscito a farmi valere, chiaramente poi le riprese successive causa mancanza fiato e il pochissimo tempo che praticavo l’arte della boxe han fatto sì che prendessi un sacco di pugni. Saper incassare però è fondamentale, sia nella boxe che nella vita.
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E invece che ricordi hai del tuo primo incontro? Il mio primo incontro fu ad Ottobre del 2016. Ricordo che avevo tanta voglia di farmi valere, volevo un bel debutto con una prestazione convincente per tutti.
Prima dell’inizio di un incontro, cosa pensi? Sgombro la mente e mi focalizzo sull’avversario e su quali colpi portare.
Che ruolo gioca la paura? Ogni tanto avere timore (non paura) può essere una cosa positiva perché ti fa rimanere concentrato.
Cosa cerchi di trasmettere al tuo avversario? Non faccio giochini psicologici, faccio parlare le mie mani. Per il resto rispetto tutti i pugili, perché penso abbiano tutti una storia alle spalle, c’è sempre qualcosa che ti fa scattare la molla per iniziare a combattere e questa cosa bisogna rispettarla.
Chi sono i tuoi pugili preferiti? 1: Arturo Gatti… 2: Julio Chesar Chavez sr… 3: Rafael El Dinamita Marquez.
Come ti prepari ad un match importante? Mi piace la vecchia scuola, la mattina presto vado a correre e il pomeriggio faccio sparring e sacco in palestra. Naturalmente l’alimentazione è fondamentale, regolare e super corretta.
Cosa rispondi a chi dice che la boxe è uno sport violento? Che si fermano alla superficialità della cosa. Salgono sul ring due persone dello stesso peso e ad armi pari, che esprimono il frutto di tanto impegno e sacrificio. A fine match però, ci si abbraccia e ci si stima davvero. C’è molta più violenza nascosta dietro ad altri sport.
Cosa consiglieresti ad un bambino che comincia con il pugilato? Sicuramente di divertirsi, ma comunque di prenderlo con serietà, perché il pugilato è una disciplina e non un gioco.
Quali sono i valori che ti insegna la boxe? Disciplina e rispetto. Se cado 100 volte mi rialzo 101.
Quando sei sul ring, qual è la voce che ascolti? La voce dei miei 2 maestri: Stefano Sirtori e Cristian Bruno.
Parliamo dei campionati nazionali: qual è stato l’incontro più duro. La finale è stata una guerra, quindi se parliamo di scambio di colpi è stato quello lo scontro più duro. A livello strategico invece i quarti di finale con il campione emiliano sono stati veramente duri, sia come scambio di colpi che come tattica sul quadrato.
Nel tuo palmares ci sono solo 2 sconfitte. Cosa ti hanno insegnato la prima sconfitta? Era il mio secondo incontro e non avevo esperienza. Mi ha insegnato che la dieta bisogna farla nelle settimane prima del match, con calma, non 2 giorni prima per arrivare scarico di energia. Detto questo ho perso comunque a testa alta combattendo e scambiando duramente fino all’ultimo, il cuore per me nella Boxe svolge un ruolo fondamentale.
Qual è la cosa che non sopporti o cambieresti della boxe? E la cosa che ami? Purtroppo la dieta e il rimanere dentro un peso specifico. Amo il gesto tecnico delle combinazioni e il combattimento fatto con testa e cuore. Non nascondo però che sarei anche una buona forchetta…
Qual è il tuo sogno nel cassetto? Riuscire a vivere facendo quello che mi piace, la Boxe, indipendentemente dai titoli. Il secondo diventare campione del mondo, ma questo penso sia il sogno di ogni pugile ambizioso che vuole fare del pugilato il suo mestiere.
Fonte foto: Johnny Carrano