Ormai è entrata nella mia routine, allenamento e pisolo nel weekend. E pensare che una volta dormivo fino a mezzogiorno la domenica mattina con buona pace di mamma e papà che non sapevano più che cosa inventarsi per tirarmi giù dal letto. Poi papà mi ha iniziato allo sport e ciao dormite fino a tardi.
Anche oggi sveglia all’alba, fortuna c’è il sole e tira aria fresca, ma le previsioni hanno dato temperature calde oltre la norma già dalla prima mattina. Oggi da tabella sono 36 kilometri da correre e come di consueto quando ci sono le lunghe distanze all’orizzonte, il ritrovo con i compagni di avventura Angela e Luca, è il Naviglio.
Non ci vado spesso sul Naviglio, nonostante i locali, i negozi e la movida, ma ultimamente l’ho rivalutato, per la corsa intendo. Mi piace andarci soprattutto la domenica mattina presto. Solo pochi runner, sorridenti e non ancora imbruttiti, di quelli che escono presto per poi godersi la domenica con la famiglia e anche per evitare il caos che si scatena da metà mattinata in poi….. non solo runner, ma camminatori, gente con i pattini, cani, bambini e cattivissimi ciclisti che scatena vere e proprie faide per il possesso della strada. In certi pezzi soprattutto dopo Corsico il passaggio è davvero stretto e serve tutta l’intelligenza e il buon senso di ciclisti e runner per non darsi noia a vicenda e per non insultarsi, cosa che puntualmente accade.
Oggi poi c’è la Stramilano e da vera runner imbruttita grugnisco ad ogni angolo, verso le orde di runner delle domenica che si spostano in maniera disordinata per la mia città, tagliandomi la strada senza sapere dove dirigersi. Suvvia, la partenza è al Duomo e voi siete in Porta Genova. “Ma che ci fate qui in mezzo alle palle?”.
Che cattiva anche io sono stata e forse lo sono ancora una runner della domenica, e come spirito 261Fearless dovrei essere una persona tollerante e comprensiva, ma ho al mio attivo nove maratone e una discreta serie di mezze maratone e gare, e quindi no, non lo sono, oggi proprio non mi riesce, ho i nervi a fior di pelle e una missione lunga 36 kilometri da portare a vanti e quindi oggi permettetemi di tirarmela un pochettino e di insegnare ai neofiti della corsa, il galateo del bravo runner, ch include anche quello di guardare dietro prima di soffiarsi il naso senza fazzoletto. Si dico a te che lo hai appena fatto…. Tre volte e io sono qua dietro.
Che poi la Stramilano è la gara di Milano e dei milanesi, i 10 kilometri per tradizione, aperti a chiunque voglia vivere una domenica diversa in compagnia all’insegna del bel tempo e godersi le strade della città senza traffico almeno per qualche ora. Poi è il momento dei 7000 iscritti alla mezza, quelli dei 21 kilometri, quelli forti, quelli che sfidano il caldo e la forza di gravità finendo la mezza sotto 1 ora e 40 minuti. Tempi che io… Forse nella prossima vita chissà.
Io l’ho fatta una sola volta la Stramilano e sono stata agganciata al piede da un runner che mi ha tagliato la strada facendomi finire a pelle di leone in Corso Venezia, ho ancora le cicatrici sulle mani che “ho messo avanti” per proteggere le ginocchia dall’impatto, cosa che mi avrebbe creato danni ben maggiori e forse chissà un saluto alla maratona di Milano che avrei corso di lì a un mese.
Non l’ho più fatta, ma faccio volentieri il tifo per chi la corre. E’ una festa, anche se i milanesi auto- dipendenti non la vedono allo stesso modo, ci vorrebbero tutti a correre nei parchi per permettergli di scorrazzare in auto per la città la domenica. Altro che strade chiuse e deviazioni forzate. Vuoi mettere non poter fare 200 metri fino all’edicola per comprare il giornale o bere il caffè, sia mai che il milanese imbruttito ci vada a piedi.
Ultimo lungo in preparazione della Maratona di Londra del 28 Aprile. Naviglio. Dopo forse se finisco presto vado a tifare i compagni di squadra, dopo forse, con calma finisco. Non ne ho voglia. Ma comincio piano piano, com’ è che era? Un passo davanti all’altro finché non hai finito.
36 kilometri sono tanti e oggi fa caldo e il naviglio col sole non perdona. Non ci sono zone in ombra, ne troppe fontanelle su cui fare affidamento. L’importante è idratarsi bene il giorno prima dell’ allenamento, in generale sempre, ma il giorno prima di un lungo anche più del solito, la mattina prima della corsa e durante. Alla fine anche una birra o due vanno benissimo, perché gli effetti delle disidratazione non perdonano.
Cosa succede quando il fisico è disidratato?
La disidratazione ha un impatto negativo diretto negativo sul corpo, causa affaticamento già durante le prime fasi di movimento. Normalmente, già quando si avverte il senso di sete, è già tardi, significa che siamo disidratati. Da ciò ne consegue una diminuzione del volume del sangue in circolazione, rendendone più difficile il flusso specialmente quello di ritorno al cuore, ne consegue che il sangue diventa meno ricco di ossigeno e quando raggiunge i muscoli contribuisce all’affaticamento, rendendo quasi impossibile mantenere un buon livello di ossigenazione globale, la fatica percepita è doppia. Non che correre 36 kilometri o 32 o anche solo 10 non sia faticoso, ma farlo in unio stattio di disidratazione diventa un incubo. Quindi bere tanto prima durante e dopo.
La disidratazione si verifica quando si perdono più liquidi rispetto a quanti se ne assumono. Restare idratati è di fondamentale importanza per qualunque essere umano a qualsiasi età, i nostri corpi, infatti, sono composti per due terzi di acqua. Disidratarsi significa quindi che la quantità d’acqua presente nel corpo è scesa sotto il livello minimo necessario affinché il corpo funzioni normalmente. I fattori cruciali per la disidratazione oltre all’acqua sono gli elettroliti, che il nostro corpo perde attraverso il sudore durante l’esercizio fisico. L’elettrolita più importante è il sodio, un sale che il corpo produce naturalmente. Facciamo comunque affidamento anche su altri sali corporei come il potassio e il magnesio, che perdiamo velocemente nell’attività fisica. È essenziale quindi sostituire questi sali il più rapidamente possibile per evitare gravi disidratazioni, soprattutto oggi che fa tanto caldo, e non solo, l’idratazione è fondamentale se si decide di portare il nostro corpo ad uno sforzo fisico che comporta il correre una maratona di 42 kilometri.
Normalmente quando ho così tanti kilometri da fare in allenamento e non solo durante le gare, mi premunisco di gel o caramelle. Sono n tubetto o in buste o pastiglie, vengono assimilati velocemente dall’organismo e forniscono una carica di energia che aiuta a superare il momento di affanno o preparano ad ammortizzare il momento di down che, inevitabilmente, in una corsa di lunga durata, prima o poi inevitabilmente arriva.
Io, Angela e Luca ala fine riusciamo ad amministrarci bene, giuste pause, stop a tutte le fonatnelle disponibili, anche se non abbiamo sete, gel calcolati al giusto kilometraggio, andatura da cronometro svizzero. Oltre ad una buona dose di risate, perché se manca il divertimento, tanto vale appendere le scarpette al chiodo. … risate, complicità e divertimento sono il giusto carburante parola di runner imbruttita eh.
Non dico sia stata una passeggiata, abbiamo avuto i nostri momenti di crisi, di quelli che rimugini e pensi perché a Luglio dello scorso anno anziché iscrivermi alla Maratona di Londra non ho prenotato un viaggio in Barca a Vela per esempio? Non te lo ricordavi quanto è duro preparare una maratona? Tabelle, levatacce, uscite anche quando non ne hai voglia, i lunghi sotto la pioggia, le ripetute nella nebbia del parco. La gente che la mattina all’alba ti guarda strano, i ragazzetti vicini di casa che rientrano dalla discoteca mentre tu esci a correre bardato come un pupazzo di neve e non hai nemmeno la forza di far uscire un saluto, perché la voce ancora non ti è salita dopo il riposo notturno, anzi diciamo proprio che almeno lei è rimasta a letto.
Possibile che tutto questo venga dimenticato una volta tagliato il traguardo della maratona? E ti iscrivi subito alla prossima maratona?
Eppure, sì deve essere per forza così. Appena spengo il Garmin sui 36,10, la fatica passa e lascia il posto a quella sensazione di onnipotenza e di felicità che ti fa pensare… che se ce l’ho fatta questa volta….
anche se quei due kilometri per completare l’obiettivo ti sembrano infiniti e sembrano non passare mai, quando non c’è un solo muscolo del tuo corpo che non ti duole e che non senti tirare, quando senti le vesciche che si stanno formando sui piedi e il fiato sempre più corto e gli ultimi 500 metri prenderesti schiaffi piuttosto che continuare a correre, fisico e testa cominciano a lottare, e tu sei li nel mezzo, sei libero di fermarti quando vuoi, senza doverne rendere conto a nessuno, se non al Coach che ormai ti conosce e accondiscende, salvo poi cazziarti duramente per rimetterti in riga, perché fare le cose fatte male non ha senso nella corsa e mollare non è sempre una opzione, ma alla fine, nessun obbligo, solo rendere conto a te stesso. La tentazione di mollare è forte anche prima dell’ultima manciata di metri, ma la testa di più.
Finisco i miei 36, fermo il Garmin. Mi proietto in modalità 42 kilometri a Londra, sono sopravvissuta a questo e sopravvivrò ai 42 e penso che in fondo vorrei fare una 50 kilometri in questo 2019.
Chiamo il mio Coach e glielo dico.