La De Rosa Granfondo Firenze della scorsa settimana non poteva passare del tutto indenne… Raffreddore? No no, più sana di un pesce. Problemi muscolari? Nemmeno. Come fare le scale di casa. Cioè zero problemi. E allora? Allora doveva toccare all’equipaggiamento elettronico. Il Garmin. Ovvero l’inseparabile, unico, inimitabile miglior amico tecnologico del ciclista, dopo la bicicletta.

Avevo avuto sentore che qualcosa non andava già subito dopo la gara, quando sincronizzando la corsa avevo visto che, pur facendo esattamente il percorso ufficiale (mica ho preso scorciatoie) risultavano circa 700 mt in meno di dislivello. Ma come… eppure non ho certo volato tra un colle e l’altro.
Così ho ripensato alle voci che corrono sull’elettronica “sensibile” alle variazioni elettromagnetiche. Tempo fa il mio Garmin aveva registrato, sulla salita di Montevecchia, una bella impennata a livello cardiaco: 226 bpm. Vedendo il numero sullo schermo stentavo a crederlo. Ma, insomma… per prudenza avevo deciso di rallentare. Possibile? Eppure il mio cuore quando l’ho spinto sopra ogni limite di presunta sopravvivenza non ha mai passato i 191 bpm.

Alberto Bettiol e le schermate con i dati della sua trionfale vittoria alle Fiandre 2019

Comunque, volendo credere all’infallibilità presunta del device, mi ero applicata a fare un po’ di controlli medici. Giusto ciò che è bastato per sentirsi dire, con molta convinzione da parte di blasonata cardiologa, che per la mia età sono parecchio in forma.
Quindi il sospetto è che un traliccio ad alta tensione possa aver pompato qualche numero di troppo.

Bene… e a Firenze? Non posso dimenticare che circa a metà percorso la strada s’infilava sotto ad un’alta torre di ferro. L’eco sprigionato dai cavi dell’alta tensione era così potente che sembrava l’urlo delle astronavine cattive di Star Wars. Quelle a forma di caramella 3D, per intenderci. Lì per lì ho pensato che ci fosse il cono di luce dei marziani che sollevano le mucche nelle campagne dell’Arkansas. Invece tutto bene, apparentemente. Con le gomme ben piantate sull’asfalto avevo continuato la corsa nel nostro pianeta e non su Marte. Ma il Garmin, a quanto pare, no. La tensione dei cavi forse lo aveva irrimediabilmente mandato in tilt. Prima con l’altimetria e poi, puff… improvvisamente sulla strada per l’ufficio, schermo bianco e addìo. Coma profondo.

Così, nella settimana in cui ho capito cosa dovevo fare e ho fatto un salto alla sede milanese di Garmin, per scoprire che anche il Venerdì Santo sono gentili e comprensivi nei confronti di una ciclista fissata con le cadenze e i Qom, ecco che ho sperimentato, dopo un anno di beata assuefazione, l’incredibile esperienza di alcune pedalate senza Garmin. E non c’è stato secondo in cui non mi sono chiesta… ma si può vivere senza?

L’ingresso della sede Garmin a Milano. Sembra minaccioso ma… dentro sono gentilissimi!

Ci sono infatti almeno 5 buoni (o cattivi) motivi per cui non si può fare a meno del Garmin:

1. È tardi! È tardissimissimo.
Non c’è che un modo per arrivare sempre in ritardo: guardare incessantemente, come il Bianconiglio di Alice, l’orologio. Con l’orologio del Garmin è lo stesso. Ce l’hai lì davanti e non puoi credere di esserti sopravvalutato così. Neppure Tom Dumoulin con i tempi della sua migliore crono arriverebbe in orario.

2. Ohm… Qooommm…
C’è il mantra a cui nessun ciclista fissato con i numeri può resistere. Ed è il Kom o il Qom (per le donne), ovvero essere i più veloci in un dato segmento. Con il Garmin puoi vedere la tua prestazione in diretta. C’è persino il countdown a pochi metri dallo start. E senza Garmin? Puoi sorprenderti a fare da solo “Bip…bip…biiiiiiiiiip! Vai!” e tutto è forse un po’ ridicolo.

Quando hai sempre davanti agli occhi il tuo Garmin è dura farne a meno…

3. Horror celeritatis
Se in velodromo avessi visto che stavo superando i 52 km/h avrei proseguito senza tema la mia corsa in scia o mi si sarebbero bloccate le gambe? Bello scoprire certe performance in un secondo tempo… Avere la possibilità di contemplarle in diretta a volte fa un po’ paura.

4. Manca solo il caffè
La classica battutina sull’elettronica tuttofare si addice al Garmin. Tra temperatura, cadenza media, km mancanti, pulsazioni cardiache, prestazioni degli amici e molto altro non resta davvero escluso niente. Così quando non hai tutti questi dati sotto gli occhi ti senti come Guglielmo da Baskerville senza la sua biblioteca.

Anche un Garmin sa essere aerodinamico5. La polena della nave
Inutile aggiungere l’aspetto estetico. Ma non c’è nulla di più desolante che vedere il manubrio della propria bici con quel braccino proteso così sguarnito. Il porta Garmin senza Garmin è tristissimo. Come se a un vascello avessero rapito la polena, o alla Rolls-Royce la statuetta “Spirit of Ecstasy”. A tratti è come affacciarsi ad un balcone con il parapetto basso e con l’idea di cadere.

No no, mai più senza! Il Garmin sarà pure la piuma magica di chi si vuole illudere di volare, ma anche solo farne a meno per qualche giorno, in attesa del rimpiazzo di garanzia, mette a dura prova il ciclista contemporaneo. Alzi la mano chi oggi può fare a meno dello smartphone!

 

Le immagini sono dell’autore e sono tratte dal sito e dal blog ufficiale di Garmin