Sulle tracce del chimico si mette anche John Morris (Jake Gyllenhaal), mandato in avanscoperta dai fratelli Sisters: comincia così un lungo e duro viaggio, caratterizzato da imprevisti sorprendenti, dei personaggi fino alla California, alla ricerca dell’oro ma anche della loro umanità perduta, durante il quale si troveranno senza volerlo a fare i conti con la morale e il senso delle lora azioni.
Con “I Fratelli Sisters” (Tratto dal romanzo “Arrivano i Sister”, scritto nel 2011 dal canadese Patrick deWitt e presentato in anteprima in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2018), Jacques Audiard è al suo primo film in lingua inglese, che gli serve da pretesto per analizzare le radici della società occidentale, qui narrata in un suo momento cruciale, e l’animo umano attraverso la rappresentazione dei due diversi protagonisti: il fratello minore Eli, un uomo che vive l’oggi senza pensare al domani, cerca il piacere facile e si gode la vita da mascalzone, e il maggiore Charlie, più riluttante alla violenza, malinconico e aperto alla possibilità di un cambiamento. Senza mai essere davvero introspettivo, il film risulta leggero e umoristico a modo suo, caratterizzato da dialoghi efficaci, musiche d’atmosfera e una fotografia degna di nota.
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Il percorso di ritrovata umanità ci trascina poi verso un toccante finale che ci fa apprezzare le piccole felicità quotidiane, come l’amore di una famiglia, anche quando inserite in un contesto imprevedibile e avventuroso come quello del Far West, dove la tanto vissuta caccia all’oro e l’appetibilità di una vita da fuorilegge diventano, almeno nell’immaginario di Audiard, la cornice di un soggetto tanto difficile da analizzare quanto perennemente attuale: quello del contrasto morale tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra volontà di cambiamento e abbandono alla fatalità del destino.