Iryna Bukhanska è cresciuta nell’Ucraina dell’Unione Sovietica e fin da piccola ha sempre praticato sport, unica vera possibilità di evadere dalla cortina di ferro che, al tempo, era ben lontana dal mostrare segni di ruggine.
Iryna è la mia amica-ciclista, ideale nonché inarrivabile antagonista. È la donna da battere al Velodromo Parco Nord. È quella che per ora (e sottolineo “per ora”) detiene tutti i Qom delle criceto-femmina in corsa nell’anello magico targato Datecipista.
Mi ricordo quando, prima ancora di vederla in azione con i miei occhi, spiavo le sue gesta su Strava e i suoi tempi mi parevano al di sopra di ogni possibile gesto atletico umano. Declinato al femminile s’intende.
Ormai la leggenda era nata. In attesa di conoscerla Iryna era quindi circondata da quell’aura di mistero che solo alcuni sportivi possiedono… “Ma come, non l’hai ancora mai vista? – mi diceva Mario Bodei, il presidente di Datecipista – Iryna è fortissima, tira come un maschiaccio e in pochi riescono a starle dietro“. Ecco qui, il mito è servito.
Così, convinta che incontrandola la prima volta avrebbe esclamato “ti spiezzo in due” senza tante remore, è stata una sorpresa scoprire in lei tutt’altro spirito.
Mica quello del “vittoria o morte”, bensì un più ludico e distaccato approccio al pedale, che deve servire sempre e prima di tutto a divertirsi. Per questo Iryna non ama tanto le salite, ma le piace avventurare il suo muscolo allenato in lunghe traiettorie piane, dove affronta le crono o spinge a manetta per 60 km.
“Sono una passistona veloce” mi aveva detto un giorno. A conferma che non è tipo da tirarsela e, soprattutto, da farsi ossessionare dalle classifiche.
Ma questo per Iryna è un anno speciale e allora c’é da lavorare bene. Obiettivo? I Mondiali amatori in Polonia questa prossima fine estate. Manca poco ormai. E Iryna, grazie a vittorie e piazzamenti ottenuti l’anno scorso, ha il biglietto pronto per accedere a un film che potrebbe intitolarsi “Fast & Furious” e di cui però non si conosce ancora il finale.
Così, indossando “la maglia identificativa dell’Italia” che, recita il regolamento ufficiale, “sarà fornita dietro il versamento di un corrispettivo” (fa un po’ ridere, ma è questa la dura vita degli amatori) Iryna partirà portandosi dietro nel solido bagaglio mentale che la distingue tutta la sua apparente flemma, degna piuttosto di un’anglosassone usa a discutere dei grandi destini davanti ad una tazza di tè.
Sarà così? Intanto a Sestriere ha morso il manubrio inseguendo Giovanni. “Ed io che avevo sempre invidiato quelle che avevano il gregario! – esclama – Invece mi sono ritrovata a urlare di tutto al mio, che mi ha quasi ammazzata…”
Quindi un secondo posto di categoria è un ottimo piazzamento se si parte con il pettorale ben oltre il numero 1000 e bisogna risalire il fiume degli amatori guizzando come un salmone. Il gregario allora diventa adorabile come una spina sulla sella. E Iryna, si sa, non ama soffrire.
Eppure la sua vittoria assoluta sempre in coppia con Giovanni Colò alla ultracycling D+ è stata così netta da non lasciare scampo agli avversari. “Come l’hanno presa le coppie di soli uomini che avete battuto?” “I secondi non riuscivano a guardarmi negli occhi – ricorda Iryna – volevo andare a stringere loro la mano, ma sono scappati via dopo la premiazione prima che potessi raggiungerli“.
E i suoi occhi infatti ad ogni vittoria, ad ogni nuova maglia raggiunta, tradiscono un’incontenibile felicità. La stessa che sente quando le gambe vanno a tutta. Io lo so che sotto-sotto dentro di lei c’è un vulcano di energia pronto a esplodere… altro che flemma! È quello che nel mio piccolo sento gorgogliare anch’io, quando punto a batterla in velodromo.
“Ah ho visto che ti stai dando da fare con i tempi!” Inizia così la nostra telefonata. Lo sapevo che quel paio di corone a pari merito su Strava non le erano sfuggite. Ce l’ho fatta a raggiungerla con lo stesso identico tempo in due “specialità”: in metà pista con la curva, quella sotto alla variante del velodromo, dove mi dico con orgoglio che ci vuole anche tecnica per andare forte, e in un fantomatico “Record dell’ora”, così è battezzato il segmento, che si traduce in un primato di 46’ e 12”, timbrato da entrambe. Davvero uno strano Qom visto che normalmente si ottengono sulla distanza e non sul tempo.
Però questo è bastato perché Iryna ricevesse il segnale: attenzione-attenzione, allarme invasione. Mai dormire sugli allori… “Meglio no? Così poi appena rimetti piede in velodromo avrai modo di riprenderti tutto in esclusiva” le dico. Ed ecco che Iryna sfodera subito l’immancabile pre-tattica “No ma figurati – esclama – ho fatto ancora pochi km quest’anno…”.
Oh certo! Aver conquistato la maglia a Tesero nella Dolomitics24, ovvero la tostissima 24 ore in ambiente montano, aver sbaragliato in 675 km e oltre 16.000 mt di dislivello le altre coppie al 100% maschili in gara, in abbinata a Giovanni Colò all’ultracycling Dolomitica+, e aver conquistato il secondo posto di categoria alla Sestriere sempre con il suo affezionato e dirompente “gregario”, sono solo passeggiatine in attesa di iniziare a darsi da fare veramente…
E allora ti prendo in parola, cara Iryna, visto che sei così poco allenata punto a strapparti tutti i Qom in velodromo! Sono lì, sul filo dei secondi… con tante coppette con un bel “2” stampato sopra. Sfida lanciata!