In occasione della grande apertura del primo store Uniqlo in Italia, a Milano, in Piazzale Cordusio, abbiamo incontrato Odilia D’Aramon-Guepin, PR and Brand Director New Markets Uniqlo Europe che ci ha svelato il segreto del successo del brand giapponese e le sue affinità con un altro brand, tra l’altro a pochi metri dal nuovo store, che non ha nulla a che fare con l’abbigliamento!
Intervista a Odilia D’Aramon Guépin, PR and Brand Director New Markets Uniqlo Europe
Come mai Uniqlo è arrivato in Italia così tardi? Bella domanda, siete in molti a chiedermelo. Io penso che la risposta sia da cercare nel contesto. La company è nata nel 2013 e i negozi erano presenti nel Regno Unito e in Francia. Solo successivamente abbiamo aperto stores in altri Paesi come la Spagna, la Svezia, l’Olanda e solo adesso abbiamo scelto di approdare in Italia. È davvero impegnativo aprire nuovi negozi e la verità è che è necessario trovare il posto giusto per farlo e trovare la location migliore. Vogliamo inoltre la certezza di essere in grado di offrire il giusto posto in termini di showcase. Lo store di Milano per noi è un posto bellissimo che permette di realizzare l’esperienza che noi vogliamo regalare.
Avete in programma di aprire altri negozi in Italia? Al momento non abbiamo un progetto adatto a nuove aperture. Per ora penso che abbiamo molto da imparare su Milano e desideriamo capire come il pubblico risponderà a questo nostro store. Vogliamo testare come le persone si rapportano al negozio e al brand. Quando penso ai negozi che abbiamo aperto in passato mi rendo conto che generalmente noi partiamo realizzando store in centro città e solo dopo pensiamo ad aprire in altri punti della città o in città differenti. C’è qualcosa di positivo qui e le vibrazioni che sento sono buone.
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Come sceglie i designer il brand Uniqlo? Abbiamo una squadra in Giappone di designers e da lì parte la ricerca di creativi ed esperti. Mi viene in mente Jil Sander, lei è stata quella con la quale abbiamo avuto la collaborazione più duratura e anche colei da cui abbiamo imparato molto. Lei ha avuto visibilità, ed è stata una figura che ha vinto in tutte le situazioni. Poi c’è anche l’esempio di Christophe Lemaire, direttore artistico di Hermès, di Lacoste e del suo brand Lemaire, con cui abbiamo fatto una collaborazione (Uniqlo and Lemaire) che ha avuto davvero un grande successo. Cito anche JW Anderson con cui abbiamo realizzato una collaborazione che continua ancora.
Quanto pesavano le vendite in Italia prima di questa new opening? Le vendite in Italia, prima dell’apertura del negozio fisico erano vendite online. L’Italia per noi è stata un buon cliente, proprio per via dello shopping online. Contemporaneamente, io che lavoro a Londra lo noto, ogni volta che faccio un giro nello store londinese vedo gruppi di turisti italiani interessati, che si presentano con la shopping list acquistando per loro, per amici e parenti. Diciamo che l’apertura dello store è un modo per mostrare a tutti il brand qui a Milano.
In che modo il tuo lavoro in H&M e Starbucks ha influenzato il tuo percorso in Uniqlo? Ho sempre lavorato per aziende internazionali. Sono stata da H&M per 12 anni e da Starbucks per 8 anni, adesso sono qui in Uniqlo da 6 anni e posso dire che ci sono dei caratteri comuni tra le varie realtà. Anche se può sembrare strano, la cosa interessante è che ci sono molte più affinità tra Starbucks e Uniqlo che non tra H&M e Uniqlo, perchè Starbuck e Uniqlo puntano molto sulla connessione con la città e di conseguenza con le persone che la vivono. Ci sono diversi store Uniqlo in cui abbiamo scelto di inserire Sturbucks. Esistono valori che accomunano le due realtà e che per me sono molto importanti.
Fonte foto: Uniqlo press office