Come restabilire un’estetica che sembra ormai persa? Guardando al passato e prendere spunto per migliorare il futuro. In un’era in cui sembra impazzare il cattivo gusto, Louis Vuitton torna alla Belle Epoque.
Influenze dall’Art Nouveau, rigore e sfizio: Vuitton porta in passerella una donna Dandy, con un meticoloso equilibro tra maschile e femminile. Il dandy, emblema di uno stile che per anni ha affascinato e che continua tutt’ora a spopolare anche tra le nuove generazioni (la generazione hipster non ha certo inventato nulla) deve la sua eleganza non soloal gusto nel vestire, ma anche ad una grande cultura e confidenza con l’arte. Con questa ispirazione, la Maison Vuitton vuole restabilire un certo “protocollo nel vestire”. Un abbigliamento non lasciato al caso ma studiato e pensato.
Blaer, camicie, gilet, pantaloni e cappotti. Il leit-motiv? L’orchidea cattleya da sfoggiare all’occhiello, o ad impreziosire il colletto di una camicia, il revers di un cappotto, lo scollo di un gilet oppure un tubino.
Richiami all’Art Nouveau anche nei fiori in stile Liberty, che si alternano o si abbinano alle righe e al gessato, tipico del guardaroba Dandy.
Per quanto riguarda sfilata e allestimento anche Vuitton guarda all’ecosostenibilità scegliendo per il set del legno proveniente da foreste francesi gestite in modo sostenibile (pino marittimo delle Lande certifiato PEC al 100%). Dopo la sfilata, tutto il legno utilizzato è stato donato a favore dell’associazione ArtStock la cui missione è riciclare e valorizzare gli elementi dalla produzione artistica per preservare il nostro ambiente.
Fonte foto: Louis Vuitton press office