3 Poesie di Alda Merini: amore, genio e follia

Dieci anni fa il 1 novembre 2009, ci lasciava Alda Merini,  una delle maggiori voci poetiche del Novecento e due volte candidata al premio Nobel per la Letteratura.

Nata a Milano il 21 marzo 1931, figlia di un conte diseredato e di una casalinga, della sua infanzia si conosce quello che lei stessa scrisse in brevi note autobiografiche: “ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo studio fu sempre una mia parte vitale“.

Alda Giuseppina Angela Merini manifestò precocemente la sua sensibilità letteraria – con un esordio a 19 anni e la prima raccolta di poesie nel 1953 – insieme ad una complessa e sofferta personalità che la porterà a successivi ricoveri in manicomio e a condurre una vita molto oltre gli schemi dell’ordinario.

”Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita.” 

Si sposò nell’agosto del 1953 con un operaio e sindacalista milanese, Ettore Carniti, dal quale ebbe cinque figli ma che saranno affidati ad altre famiglie data l’instabilità ed i continui ricoveri della madre.

In seguito alla morte del marito nel 1983, rimasta sola e ignorata dal mondo letterario, cerca inutilmente di diffondere i propri versi e l’anno dopo si sposa con il poeta – ormai anziano-, Michele Pierri. La coppia va a vivere a Taranto ma un paio d’anni più tardi, Alda, presa da un momento di sconforto dovuto alla malattia del marito, entra di nuovo in terapia facendo rientro a Milano.

”Non avrei potuto scrivere in quel momento nulla che riguardasse i fiori perché io stessa ero diventata un fiore, io stessa avevo un gambo e una linfa”

Gli anni Novanta corrispondono anche alla scoperta della Merini e della sua opera da parte del grande pubblico che ne fanno simbolo di sofferente riscatto femminile e rinascita costante.

 

 

Per ricordarla, abbiamo scelto alcune tra le sue poesie più romantiche:

HO BISOGNO DI SENTIMENTI

Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

 

E POI FATE L’AMORE

E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po’
che non lo erano più.
Ecco,
fate l’amore e non vergognatevi,
perché l’amore è arte,
e voi i capolavori.

IERI SERA ERA AMORE (A ETTORE)

Ieri sera era amore,
io e te nella vita
fuggitivi e fuggiaschi
con un bacio e una bocca
come in un quadro astratto:
io e te innamorati
stupendamente accanto.
Io ti ho gemmato e l’ho detto:
ma questa mia emozione
si è spenta nelle parole.

Alda Merini è tumulata al Cimitero Monumentale di Milano e, per il decennale della sua scomparsa, il Comune di Milano le intitolerà il ponte nei pressi della sua casa di Ripa di Porta Ticinese.

“Non mettermi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire grazie, a chi non sa accorgersi più di un tramonto. Chiudo gli occhi, mi scosto un passo. Sono altro. Sono altrove.”

Fonte foto: Pixabay