Quando vedi gli accessori e le iconiche scarpe e borse firmate Amato Daniele, non scommetteresti nemmeno un centesimo che tutto quello che stai ammirando è stato pensato e creato nei minimi dettagli da quel ragazzino che a malapena ha 20 anni e che, senza dirti nulla – un po’ timido e po’ umile – ti osserva discretamente dal fondo della stanza, per capire se ti piace la sua collezione.
Lui è Daniele Amato, 5^ generazione di una storica azienda che nel corso degli anni ha visto indossare i propri accessori alle più importanti celebrities degli anni 60-70, ma ancora oggi dalle principesse di mezzo mondo.
Ecco la nostra chiacchierata con Daniele Amato, Direttore Creativo del brand che porta il suo nome.
Come è nata la tua passione per la moda? Immagino che la tua famiglia abbia influito sulle tue passioni… Esatto. Sono stato facilmente influenzato dall’ambiente in cui vivo, grazie ai miei genitori.
Hai qualche aneddoto da raccontarci? Magari qualche ricordo d’infanzia… La prima cosa che ricordo è che quando tornavo a casa da scuola e il mio primo pensiero era di andare da mamma e papà e giocare, toccare, fare oggetti… Ho iniziato a fare le mie prime borsettine raccattando i pezzi di pelle che cadevano sotto ai tavoli, questo già quando avevo 6 o 7 anni. Invece di fare i lavoretti all’asilo, facevo le borsettine in azienda dai miei genitori.
La tua prima collezione ufficiale quando ha debuttato? Ho presentato i miei primi pezzi nel 2011, dopo aver “stressato” mio padre con la mia idea di creare borse. La mia collezione Fall-Winter 2013 è stata la prima ufficiale.
Adesso hai quindi preso in mano le redini dell’azienda? Alla guida della sezione accessori ci sei tu, giusto? So che hanno anche preso il tuo nome… Esatto, hanno preso il mio nome. Mio padre mi ha lasciato in mano tutto. Lui comunque mi resta accanto per quanto riguarda lo sviluppo del prodotto.
Hai frequentato scuole di moda? No, ho imparato in fabbrica. Ho poi frequentato un corso di modellismo in cui mio padre era anche insegnante; ha insistito tanto che io seguissi. Per questo non lo ringrazierò mai abbastanza! Attraverso quel corso ho imparato come funziona una vera costruzione di un prodotto, come si pensa e come si sviluppa. Ho imparato cosa si può fare e soprattutto cosa non si può fare, aspetto ben più importante.
Il tuo approccio si potrebbe definire quasi da architetto della moda, piuttosto che un approccio creativo? Sotto un certo punto di vista direi proprio di sì. Per me è molto importante la costruzione del prodotto: mi affascina il colore, mi affascina la forma, mi affascina ancora di più sapere come nasce una borsa, in ogni suo aspetto. Oggi secondo me, è sì importante il colore, ma le persone vogliono qualcosa di speciale e il come viene costruita una borsa può essere la risposta a questa richiesta.
Dove trovi l’ispirazione per le tue creazioni? Segui Instagram? Leggi riviste? Ho avuto un momento di svolta quando mia mamma, anni fa, mi disse una cosa molto giusta che ha poi dato vita a un’idea congiunta nata qualche giorno più tardi. Lei mi disse: “Facciamo borse da cent’anni e tutti hanno sempre sfruttato il nostro design. Perché da adesso non inizi a sfruttarlo tu? Ritocca tu quello che è parte del passato”. Effettivamente trovo che sia stata un’idea geniale, perché tutto nella moda torna. Noi abbiamo venduto borse alla regina Elisabetta, a Grace Kelly… ed è allora che deciso di lavorare sulla rivisitazione delle nostre borse d’archivio.
Ci sono ancora oggi celebrities che chiedono borse particolari? Fortunatamente succede ancora che arrivino queste richieste. Celebrities e principesse ci scelgono spesso. A dire la verità noi siamo sempre stati scelti da molte principesse! Un vero motivo d’orgoglio.
So che tu sei la quinta generazione. Ma chi ha iniziato con questa azienda? Tutto è nato negli anni ’70 del 1800 a Bergamo, quando lo zio di mio zio ha aperto una bottega che si occupava di decorare libri sacri. Poi siamo passati alla realizzazione di cartelle per il clero. Le informazioni che ho, sono poi un po’ annebbiate, perché abbiamo fatto una ricostruzione dai timbri trovati in solaio, che riportavano date specifiche. Abbiamo quindi cercato di ricostruire i pezzi appoggiandoci alla memoria di mio papà, di mia mamma e di mio nonno e a questi dati ritrovati nel tempo. Tutto è nato da Luigi Locati, che a sua volta ha passato tutto a Emanuele Locati. Emanuele poi ha venduto (o passato, non si sa) a Umberto Locati (zio di mio nonno). Dopo Umberto è stata la volta di mio nonno.
Una domanda personale. Quanto questa tua avventura professionale ha influito in un periodo particolare della vita (dai 15 ai 22 anni)? Tu praticamente sei entrato nel mondo del lavoro a 15 anni… Non è stato facile. I ritmi sono quelli del mondo della moda e tutto è stato complicato, difficile.
Trovi che ne sia valsa la pena? Oggi ti senti felice? Assolutamente sì. Penso davvero che sia una delle cose di cui sono più felice. Di tutti i passi che ho fatto, dei cambiamenti e del mio lavoro, sono felice. I miei genitori mi hanno aiutato tantissimo in tutto.
C’è qualche cosa che non rifaresti? Magari qualche errore che non vorresti compiere nuovamente? Penso che gli errori siano basilari per andare avanti. Rifarei gli stessi errori, anche perché sono uno testardo per natura. Non per essere presuntuoso, ma credo che senza quegli errori oggi non sarei quello che sono e il prodotto non venderebbe come effettivamente vende. Ho imparato tante cose direttamente sulla mia pelle, perdendo anche dei clienti, un po’ come capita a tutti. Tutto però mi è servito per essere così oggi.
Quale delle borse è quella che ha riscosso il maggior successo? Ci sono tre borse che hanno successo sempre: la 0694, la A428 e la 540, tre codici vecchissimi.
Non hanno un nome? No, noi lavoriamo da azienda e diamo codici. Io li so tutti a memoria e questi che ho appena elencato sono quelli che piacciono di più sempre, in ogni momento.
Come si svolge una tua giornata tipo? Mi sveglio al mattino intorno alle 8.30 e siccome in famiglia amiamo molto i cani, mi occupo di dar loro da mangiare. Poi intorno alle 9.30 arrivo in ufficio e inizio la mia giornata, che termina oltre le 20.00.
Un’ultima domanda. Come vedi il tuo brand fra 10 anni? Tu avrai solo 32 anni… Spero di chiudere gli occhi e vedere tante delle borse che vedo oggi. So che può sembrare un po’ demodè, ma una bella borsa è tale oggi, tra 10 anni e tra 50 anni. Il massimo della soddisfazione sarebbe proprio quella di vedere che le borse di oggi saranno ancora in uso e mai dimenticate.
Fonte foto: press office Amato Daniele