Per qualcuna, la stessa folgorante passione per una saga di libri per ragazzi che all’epoca spopolava.
Ricordo molto bene come in classe mia lo avessero letto tutti, o almeno coloro che già mostravano questa strana abitudine. Io andai ben oltre la sola lettura; quando avevo a portata di mano un computer (per fortuna raramente) cercavo notizie, immagini, facevo quiz e test per scoprire che personaggio fossi (tutta la mia generazione, ma non solo, ci è cascata).
Ovviamente adesso rido di questa mia piccola, forse non così tanto, ossessione ma per quanto mi sforzi non ricordo più così bene l’intreccio della saga, e, per un attimo mi è venuto in mente di comprare tutti i libri (purtroppo me li ero fatti prestare, errore che non commetto più) e rileggerli.
Dimmi come sistemi i tuoi libri e ti dirò chi sei
È davvero una buona idea rileggere un libro che ti faceva impazzire da giovane?
Scenario numero 1: delusione. Un disastro su tutta la linea. Come è possibile che un libro già letto, tra gli 11 e i 13 anni, possa suscitare qualche scintilla? I gusti cambiano, un libro per ragazzi resta pur sempre un libro per ragazzi ma soprattutto, dove sta l’emozione nel rivivere una storia già conosciuta?
Scenario numero 2: misticanza. Può succedere che la rilettura riveli un’esperienza diversa; qualcosa di nuovo, di inaspettato potrebbe colpire il lettore. Si potrebbe instaurare una sorta di dialogo tra passato e presente, tra ciò che eravamo e gli adulti che siamo diventati. Sotto un certo punto di vista anche il libro cui state pensando ha contribuito al raggiungimento di questo fatidico traguardo (qualcuno ci deve ancora arrivare, ma noi non giudichiamo).
Penso che ogni lettore abbia nel cuore uno o più libri di cui conserva gelosamente il ricordo, non devono essere necessariamente capolavori, anche 50 sfumature vale.
Rileggere un libro sarebbe un percorso totalmente soggettivo, come soggettiva e assolutamente personale è la lettura in sé. Per alcuni, certamente, potrebbe anche risultare uno, prendiamolo con le pinze, spreco di tempo. Rileggere un libro letto anni fa, quando magari impilati sul comodino ce ne sono già quattro o cinque (nella migliore delle ipotesi) che aspettano di essere letti. Sì sì, inutile vergognarsi, lo facciamo tutti. “Tanto prima o poi lo leggo!” è la regola d’oro del lettore/compratore compulsivo di libri.
Se è vero che ogni cosa ha il suo tempo è anche vero che ogni nuova esperienza potrebbe essere diversa dalla precedente (panta rei (?!)). E no, non vi sto dicendo che tornare dell’ex sia una buona idea, questa è una responsabilità che vi dovete assumere da soli. Ma la memoria e i ricordi sono talmente incomprensibili che potrebbe valer la pena di fare un tentativo. Innanzitutto, rileggendo un libro la storia sarebbe cosa nota, non ci sarebbe la fretta di arrivare in fondo per sapere come vada a finire e di conseguenza neanche la paura di rimanere delusi. Ci si soffermerebbe su qualcosa di nuovo, sulle descrizioni dei personaggi per esempio, andando a trovare un nuovo spunto, un nuovo angolo che da giovinetti si era ignorato.
Non è detto che sia necessario rileggere un libro per intero, ci si può soffermare solo su alcuni passaggi, magari su quelli che i più manuali di voi hanno sottolineato e annotato (sostenitori dell’integrità libraria non inorridite). Infine, ci sono testi che invece non vale proprio la pena riprendere in mano, anche se apprezzati è bene che rimangano nel passato continuando a far parte di voi.
Se siete arrivati fin qui, meritate che la vostra dedizione o semplicemente la pura curiosità vengano ripagate o soddisfatte. Il libro, o meglio, la serie di libri che per me ha fatto la differenza sono Le cronache del mondo emerso ma ho deciso che non riaprirò quelle pagine. Nihal resterà nelle pieghe della mia memoria, così come la ricorda la me di 11 anni.
Fonte foto: Foto di Karolina Grabowska da Pixabay