Visto che è il primo che scrivo e vi preparo, ho deciso che questo articolo sarà una sorta di battesimo. Prima di iniziare allora, serve un nome: Trivia Cit. Nome più brutto non avrei potuto trovare, accontentatevi. Prima regola (no, non è ancora iniziato il quiz) del Trivia Cit, se becco qualcuno ad usare una di queste citazioni come caption su Instagram per giustificare foto nonsense, viene mazzolato.
Non ci sono classifiche, né vincitori né vinti, solo la vostra soddisfazione personale (sempre che questo genere di cose sia di vostro interesse). Siccome sono buona, sarà un quiz a scelta multipla e vi dò pure un indizio: sono tutti incipit.
Cominciamo, sempre perché sono buona la prima è super facile.
- Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.
- I fratelli Karamazov, Fëdor Dostoevskij
- Anna Karenina, Lev Nikolàevič Tolstòj,
- Padri e Figli, Ivan Sergeevič Turgenev
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- La prima volta che incontrai XXXXX fu poco tempo dopo che mia moglie e io ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto.
- Il filo del rasoio, William Somerset Maugham
- Sulla strada, Jack Kerouac
- La scimmia sulla schiena, William S. Burroughs
- Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello XXXXXX si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio
- Finzioni, Jorge Luis Borges
- La città e i cani, Mario Vargas Llosa
- Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcìà Marquez
- È cosa nota, e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.
- Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio
- Jane Eyre, Charlotte Bronte
- Cime tempestose, Emily Bronte
- Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne.
- Furore, John Steinbeck
- Il giovane Holden, J.D. Salinger
- Colazione da Tiffany, Truman Capote
- Fu il 15 di giugno del 1767 che XXXXX, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell’ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d’andare a desinare a metà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. XXXXX disse: – Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave.
- Una questione privata, Beppe Fenoglio
- La luna e i Falò, Cesare Pavese
- Il barone rampante, Italo Calvino
- Ritorno adesso da una visita al mio padrone di casa: l’unico vicino con il quale avrò a che fare. Magnifico paese, questo. Credo che in tutta l’Inghilterra non avrei potuto trovare un luogo così discosto da ogni rumore mondano. Un vero paradiso del perfetto misantropo: e il signor XXXXX ed io siamo fatti apposta per dividerci tanta solitudine.
- Cime tempestose, Emily Bronte
- Jane Eyre, Charlotte Bronte
- Jane Austen, Ragione e Sentimento
- “Il 16 agosto 1968 mi fu messo tra le mani un libro dovuto alla penna di tale abate Vallet, Le manuscript de XXXXX, traduit en français d’après l’édition de Dom J. Mabillon (Aux Presses de l’Abbaye de la Source, Paris, 1842). Il libro, corredato da indicazioni storiche invero assai povere, asseriva di riprodurre fedelmente un manoscritto del XIV secolo, a sua volta trovato nel monastero di Melk dal grande erudito secentesco, a cui tanto si deve per la storia dell’ordine benedettino.”
- Il codice da Vinci, Dan Brown
- Il nome della rosa, Umberto Eco
- I pilastri della terra, Ken Follet
- Era una luminosa e fredda giornata d’aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. XXXXX, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamenti Vittoria: non così in fretta tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui. L’ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande per poter essere messo all’interno.
- Il nuovo mondo, Aldous Huxley
- Lo straniero, Albert Camus
- 1984, George Orwell
- La signora XXXXX disse che i fiori sarebbe andata a comprarli lei. Poiché Lucy aveva già il suo bel da fare. Bisognava tirar giù le porte dai cardini: venivano gli operai di Rumpelmayer. Eppoi, pensò XXXXX, che mattinata! … limpida, come per farne dono ai bimbi su una spiaggia.
- Memorie di una ragazza per bene, Simone De Beauvoir
- Il diario di Jane Somers, Doris Lessing
- Mrs Dalloway, Virginia Woolf
Risposte: non barate, oppure barate non fa niente.
(1B) (2B) (3C) (4A) (5B) (6C) (7A) (8B) (9C) (10C)
Quante ne avete indovinate?
Fonte foto: Photo by Caleb Angel on Unsplash