Abbiamo incontrato Damiano Crognali, autore del libro “Podcast – Il nuovo rinascimento dell’audio” (ROI EDIZIONI) per parlare del fenomeno del momento: i podcast.
Ci racconti l’esatto momento in cui ti è venuto in mente di scrivere questo libro? Volevo scrivere un libro che parlasse agli autori; sono un giornalista e quindi un creatore di contenuti. Quando mi sono trasferito in Kuwait ho pensato che fosse il posto giusto per avere la giusta distanza dall’Italia (5 ore), riuscendo a seguire le mie attività, ma potendo anche godere dei miei spazi per scrivere un libro. Ci tenevo davvero a scrivere un libro su come gli autori potessero sfruttare i nuovi modi di raccontarsi online per creare contenuti. Io poi ho sempre fatto video, ma a Milano ho anche lavorato per la radio. Quando poi sono andato via da Milano ho continuato il mio lavoro, ma trasmettendo su Spotify e sulle piattaforme di streaming, così mi sono reso conto che raccontare storie in audio attraverso i canali streaming era un fattore importante: il podcaster non esiste fuori dal mondo online. Da lì ho iniziato a studiare questo fenomeno, facendo anche dei video su Youtube e ho notato che attorno a questo mondo l’attenzione era sempre molto alta e Spreaker cresceva sempre di più. Nel periodo del lockdown ha registrato il +500% di nuovi podcaster. Allora ho cominciato a mettere nero su bianco tutti i miei appunti, tutto ciò che avevo imparato in radio, quello che ho imparato facendo podcast in Kuwait e così è nato questo libro che spiega agli autori come creare contenuti online in audio, raccontando il rinascimento che sta vivendo in questo momento l’audio e allargando il tutto anche ai brand fashion, che oggi si possono raccontare online.
È nata prima la tua esigenza di comunicare o il desiderio di scrivere un libro sui podcast? L’idea di realizzare un libro per spiegare agli autori i nuovi modi di comunicare la avevo da tempo. Avevo seguito “Veleno” di Pablo Trincia che ha curato la mia prefazione e poi ho conosciuto “Equilibrio digitale” di Luca Conti; avevo visto che non c’era ancora nessun libro in italiano che raccontasse lo scenario di questi contenuti e neanche come farli. Da sempre sono spinto dal desiderio di comunicare e di spiegare agli altri come utilizzare questi strumenti tecnologici e così ho voluto fare questo passaggio scrivendo il libro.
Nel mondo del fashion ti immagini più un autore che racconta una collezione o che racconta la storia di un brand? Le storie funzionano molto di più, ma il tutto potrebbe anche declinarsi come formazione: il brand potrebbe raccontare come nascono alcune delle collezioni, oppure si potrebbe anche dare la parola ai sarti, che possono raccontare il loro lavoro artigianale. La storia di come nascono gli abiti può tranquillamente essere raccontata in audio e avere grande successo.
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Che cosa serve ad una persona per fare dei podcast? E soprattutto, vale la regola del business secondo la quale veloce è meglio di bene? Nel libro racconto la storia di Luca Micheli, il sound designer che si trova dietro alcuni podcast molto famosi; lui quando iniziò a fare i primi podcast, non sapeva che stava creando un podcast, ma sapeva che stava raccontando una storia in audio. Lo stesso Pablo Trincia, nell’introduzione del mio libro, racconta che quando sono stati scoperti i podcast, per lui erano la radio online, perché podcast lo sono diventati dopo. Parlando con @imenjane lei mi ha raccontato che durante la pandemia ha lanciato il podcast più ascoltato in Italia “The Essential” durante la pandemia, ma lei non aveva perfettamente l’idea di cosa sarebbe diventato mentre lo realizzava. Solo mentre lo stava facendo stava capendo che stava dando vita a un podcast. In realtà ho scritto un libro che avrei tanto voluto leggere quando ho iniziato a lavorare in radio. Il podcast si sta costruendo in questo momento. È adesso che stiamo capendo bene cos’è e come funziona.
Possiamo dire che è Spotify ad aver accelerato la diffusione dei podcast? Perché diversamente era necessario collegarsi sul sito della radio che lo trasmetteva… Esattamente. Spotify ha accelerato il tutto senza dubbio, ma accanto a Spotify c’è anche Amazon, che sta spingendo molto con la tecnologia. Mentre prima c’era la radio, oggi è molto più probabile che un utente acquisti Alexa, utilizzandolo tanto per la domotica, quanto per chiedere di riprodurre un podcast. Negli Stati Uniti ci sono anche i gruppi radiofonici, che invece di investire su nuove frequenze, investono in piattaforme podcast.
Che ritorno ha chi crea podcast? Il ritorno, per un brand fashion, potrebbe essere quello di arrivare a un pubblico che altrimenti non potrebbe raggiungere con la pubblicità. C’è un capitolo nel libro in cui racconto gli Stati Uniti, perché trovo interessante vedere come il mondo del business si muove negli USA: lì, i brand, più che fare pubblicità all’interno dei podcast, investono nella produzione di un podcast proprio del brand. Un marchio può fare una vera e propria produzione podcast per raccontare storie, non solo per farsi pubblicità, ma anche per diffondere i suoi valori, perché attraverso l’audio si arriva a un pubblico che diversamente non si raggiungerebbe. In auto, facendo sport, il podcast funziona perfettamente e funziona molto più dell’audiolibro, perché il podcast è già stato scritto per essere ascoltato, mentre l’audiolibro nasce per essere letto.
Un autore quanto può guadagnare da un podcast? Dipende. Negli USA anche molto! All’inizio dell’anno agli autori americani, solo su Spreaker, è stato dato un milione di dollari, anche se secondo me non è tanto questo il vero guadagno, perché credo che gli autori possano guadagnare in altri modi, per esempio vendendo idee di produzione o occupandosi di annunci pubblicitari. Tutto parte dall’individuo e dalla sua autorevolezza, perché ad oggi quello dei podcast è un mondo in costruzione.
Qual è stato il momento più difficile nella realizzazione del libro? Ci sono stati diversi momenti di difficoltà. Io già avevo lavorato sui podcast con Youtube e quindi avevo già studiato diversi aspetti e avevo anche un po’ di materiale. Una volta scelto l’elenco di punti che volevo trattare è stato semplice, anche se di momenti difficili ce ne sono stati, perché scrivere libri è diverso dallo scrivere podcast. Diciamo che essere seguiti da un buon editore aiuta. Secondo me l’editore è fondamentale, perché è sinonimo di qualità.
Ti ricordi quando hai presentato il libro al tuo editore? Certo, me lo ricordo benissimo. ROI Edizioni mi piaceva già prima di lavorarci perché avevo letto cose pubblicati da lui. Quello che mi ha fatto scegliere lui è stato il fatto che una volta presentato il mio libro lui lo lesse e mi disse che il libro era interessante e che io gli piacevo, però mi disse che il libro era completamente da rivedere. Mi ha consigliato di raccontare tutto in un’altra maniera, cosa che ho provato a fare da subito. In sostanza ho riscritto il libro 4 volte!
Qual è il futuro oltre il podcast? Secondo me oggi il mondo dei podcast si evolve e io credo che andremo verso i podcast esclusivi, originali e da ascoltare solo su una piattaforma.
Quanti tipi di podcast esistono? Ce ne sono tanti. Ho cercato di fare una macrocategoria, ma la cosa interessante è che ci sono piattaforme che oggi creano podcast anche dal semplice testo scritto. Ci sono piattaforme come Descript o Soundtrap (Proprietà di Spotify) sulle quali io posso caricare il mio file audio e in automatico mi trascrivono il contenuto da audio a testo. Io poi posso fare anche l’editing del testo, modificandolo e risistemandolo per trasformarlo in podcast. Ci sono poi alcuni media che hanno testi scritti e, tramite Alexa, trasmettono gli audio. Io trovo molto interessanti le applicazioni della tecnologia sul mondo audio.
Qual è il complimento più bello che ti hanno fatto? Sicuramente quando mi dicono che il libro è scritto bene. Mi fa piacere quando le persone riconoscono che non si tratta di un semplice manuale, ma è molto di più.
Mentre scrivevi il libro pensavi a qualcuno in particolare a cui volevi farlo leggere? Pensavo ai giornalisti, agli autori, ai brand, a tutti coloro che oggi possono esprimersi in un nuovo modo, davvero efficace. La voce è un potente strumento, che però è sempre stata al servizio dell’immagine, mentre oggi, con i podcast, può trovare una nuova dimensione. Io credo che oggi come oggi, in questa nostra epoca, possiamo chiudere gli occhi e sentire.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Vorrei intervistare i podcaster italiani e stranieri che stanno facendo cose interessanti in questo momento. Mi potrebbe servire come materiale per il prossimo libro che mi piacerebbe far uscire tra un anno!
Fonte foto: Damiano Crognali