Ti senti a tuo agio a vestire i panni del testimonial di un bran di moda? Sì, perché non la vivo come una nuova professione. Tutte le campagne fatte con le diverse aziende sono state fatte prima conoscendosi di persona e poi collaborando. Ho sempre voluto conoscere le persone con cui lavoro. Mi sento a mio agio proprio per questo: perché conosco le persone che ci sono dietro.

Cosa ti ha colpito di RED? In primis il fatto che sia una realtà che tra poco festeggerà i 100 anni di storia, di progetti e di sacrifici. Non hanno paura di parlare di vari argomenti, mettendo sempre la faccia per i propri prodotti e le proprie idee. Questo ci accomuna.

Ti sei divertito durante la campagna? C’è qualche aneddoto che ci vuoi raccontare? È  tutto divertente. C’è stato modo di prendersi in giro e abbiamo riso molto. Il clima è sempre stato molto sereno, mi sono sentito davvero come se fossi a casa mia.

Che importanza dai ai calzini nel tuo look? Sono importanti, ma non solo i calzini. Sono importanti tutti i dettagli. L’uomo ha una grande difficoltà a esprimere se stesso attraverso la moda, perché rispetto al mondo femminile ci sono meno capi a disposizione. Credo che i piccoli particolari, in un uomo, siano molto più visibili rispetto all’universo donna. Nel mondo di RED ti posso dire che il colore di un calzino può raccontare il tuo umore e rispecchiare il tuo modo di essere.

Quali sono gli altri accessori immancabili a cui fai attenzione quando ti vesti? Amo molto scarpe e cappelli. Le scarpe le distruggo letteralmente! Ne scelgo sempre di più anche perché ho un passo molto veloce e tendo a rovinarle presto. Il cappello invece è un accessorio di stile, per me a volte come una protezione.

 

Se non fosse mai esistita la Juventus in quale squadra italiana ti saresti visto? Per le possibilità che c’erano quando ero ragazzino sicuramente avrei potuto vedermi al Toro. Il giorno che firmai il mio primo cartellino con la Juventus, avevo anche pronto il cartellino da firmare per il Toro. Se non fosse stata Juve sarebbe stato Toro, anche perché nei primi anni ’90 il Torino era tra i più importanti.

In tutta la tua carriera hai visto molti allenatori. Chi era il più attento allo stile e chi invece era quello meno critico? Allenatori critici sullo stile non ne ho trovati. Il più attento al particolare non l’ho avuto come allenatore ma come collega giocatore e credo sia Pirlo. Poi direi che anche Max Allegri è piuttosto attento ai dettagli.

C’è un rimpianto nella tua carriera, oltre al secondo posto all’Europeo? C’è qualcosa che potendo tornare inietro rifaresti in maniera diversa? I rimpianti sono legati sicuramente alle grandi sconfitte. Un grande rimpianto è stato l’infortunio al ginocchio: con il senno del poi avrei scelto di usare l’altra gamba, ma non tanto perché sapevo che mi sarei fatto male, ma perché era una partita che ormai stava andando a nostro favore. Sono i rischi di questo mestiere.

Ti piace il calcio di oggi? Il calcio mi piace sempre. Mi capita di guardare vecchie partite, soprattutto con mio figlio, perché gli faccio vedere giocatori che lui non ha potuto vedere, come Van Basten, Maradona, ma anche Sivori e personaggi di anni ancora precedenti. È vero che il calcio è cambiato moltissimo; siamo passati da un’epoca di Sacchi, all’epoca di Guardiola col tiki taka e adesso si sta trasformando di nuovo: c’è tanta fisicità e tanta velocità. Secondo me si sta giocando troppo, anche a livello di settori giovanili. Per pretese delle famiglie e delle società ci sono troppe combinazioni che portano i giovani a essere visti e trattati come prodotti che devono essere spremuti sin da ragazzini perché magari devono diventare qualcuno nel calcio dei grandi. Ormai il mondo del calcio è un mondo di finanza. C’è una velocità troppo alta e penso che si dovrebbe tornare ad avere altri valori. I ragazzi sono da valorizzare perché sono bravi a giocare a pallone, ma anche se non diventano grandi professionisti.

Come va la tua vita in streaming da commentatore? Credo che lo streaming sia il futuro. Ci saranno sempre dei cambiamenti. Dal mio punto di vista mi piace essere un opinionista più che un commentatore, perché si può analizzare la partita e trarre conclusioni dopo aver guardato e pensato.

Foroni – Calvarese – Piccinini – Toni – Ambrosini – Tarquinio – Seedorf – Mizzoni – Cesar – Balzaretti – Zola – Cattaneo - Marchisio
Foroni – Calvarese – Piccinini – Toni – Ambrosini – Tarquinio – Seedorf – Mizzoni – Cesar – Balzaretti – Zola – Cattaneo – Marchisio

Come procede la tua vita da imprenditore? Sta andando avanti. Non è stato semplice il periodo del covid, un po’ come per tutte le società. Alcune attività hanno avuto un incremento, altre meno. La cosa bella è che abbiamo resistito e forse ne siamo usciti. Mi auguro che la voglia di ripartenza e di fiducia siano una spinta per ricominciare tutti insieme.

Ti è mai capitato di ricordare momenti di quando giocavi da bambino? Il primo derby giocato da ragazzino: feci il primo goal in mezza rovesciata e ancora adesso lo posso rivedere perché mio padre mi aveva ripreso con la videocamera VHS.