È tra i giovani top designer contemporanei che oggi si osservano con grande curiosità e forte interesse perché tracciano – almeno nel suo caso – il loro linguaggio design e architettonico in un mondo che si muove tra reale e digitale.
Ma non basta. Perché ciò che si coglie nel lavoro di Francesco Maria Messina è anche quel suo plasmare, mescolare, trattare la materia unendo il suo essere italiano (e il Made in Italy si sa è, un plus in tutto il mondo) con le esperienze della sua giovane vita lavorativa (non ha ancora compiuto 30 anni) trascorsa tra Pisa, dove è nato, Parigi dove è cresciuto e ha proseguito i suoi studi, Mauritius e l’Africa dove ha lavorato.
Oggi l’architetto dopo essere stato per anni operativo e lontano dall’Italia ha aperto FMM Design il suo studio che ha il suo headquarter finalmente in Italia a Pisa.
La Toscana quindi, sua terrà natìa e dove – oggi – ogni suo pezzo-design viene realizzato per poi essere esposto nei così detti “place to be” tra i quali: la Galleria Rossana Orlandi di Milano e Porto Cervo, la Galerie Des Lyon a Parigi e Cannes. Ma anche a Venezia nel corso della Venice Design Biennial, Edit Napoli (appena terminata) e prossimamente a Marbella dove presenterà altri pezzi della collezione Mineralia alla Marbella Design week insieme allo showroom “Addictions Design”.
Questa settimana l’abbiamo incontrato per Focus On.
Com’è nato il cabinet “Pyrite”, mi racconta il progetto? L’idea di Pyrite nasce dall’osservazione di un cristallo di pirite cubica e delle incredibili geometrie di alcuni cristalli e dal desiderio e la sfida di trasformare una bella forma, dai volumi complessi, in un elemento di arredo funzionale come un cabinet. Il processo è stato lo stesso che per tutti gli altri pezzi da me disegnati: dapprima uno studio approfondito sulle proprietà e geometrie dell’oggetto e in seguito la ricerca e lo sviluppo tridimensionale del progetto con il fine di sfruttare le molte facce dei singoli cubi come ante e aperture nascoste. L’obiettivo era di creare un vero e proprio mobile-scultura che non rivelasse facilmente la propria funzione.
Qual è lo stile di Francesco Maria Messina e soprattutto come un designer riesce a mantenere un equilibrio tra la sua creatività e le esigenze del cliente e del mercato? Lo stile di FMM è uno stile sicuramente organico, naturale ma sempre adattato al concetto del pezzo che vuole raccontare: (ad esempio il mobile Pyrite, con le sue forme regolari-geometriche e i vertici aguzzi è molto diverso dalla collezione ghiaccio sviluppata per la Venice Design Biennial, in cui gli angoli erano assenti, e le linee arrotondate, la forma del tavolo definita dalla reale cartografia del polo sud). Ogni progetto è formalmente molto diverso, ma in ognuno si può leggere la forte ispirazione naturale, spesso volutamente letterale nelle forme e nei materiali. Più che di uno stile penso che si possa parlare di un approccio progettuale, di una continuità e di un profondo legame filo logico nei vari pezzi disegnati che finiscono per definire una linea “stilistica”.
Lei ha vissuto tanti anni all’estero ma da neanche un anno è rientrato a vivere in Italia? Quali sono gli aspetti legati alla cultura che arriva da altri paesi che l’hanno influenzata maggiormente nel suo lavoro? Avere vissuto e studiato all’estero è stata la più grande fortuna che ho avuto: le forti basi umanistiche degli anni del ginnasio in Italia hanno davvero favorito un modus operandi – nei miei anni di università a Parigi – diverso dai miei colleghi francesi. Ho constatato quanto una formazione classica possa avvantaggiare anche in una professione sostanzialmente tecnica come l’architettura, (grazie alla conoscenza della storia, all’abitudine alla inter-disciplinarietà ecc). Tutto questo insieme all’approccio artistico e filologico dei miei mentori Odile Decq, Matteo Cainer, e altri professori internazionali incontrati durante il mio percorso che hanno plasmato il mio modo di pensare un progetto tramite un approccio concettuale molto forte. Le diverse culture con le quali sono stato in contatto, in Francia prima, poi in USA, in Africa ed infine la mia innata curiosità e passione per la natura sono tutte contemporaneamente presenti e definiscono il mio stesso spirito artistico.
Come si sta evolvendo in questi anni – tra il cambiamento climatico e l’arrivo dei materiali eco-sostenibili – il settore del design? Noto un grande fervore ed una forte spinta verso materiali e tecniche più sostenibili, finalmente mi pare che ci sia una vera sensibilizzazione collettiva riguardo a questi temi: uno tra tutti quello del riciclo della plastica. Credo che non si possa pensare di ignorare che la più grande sfida del nuovo secolo sia proprio quella di riuscire ad arginare i 2 tipi di inquinamento più devastanti nel mondo: quello da C02 e quello da plastiche. Personalmente sto lavorando ad una collezione di pezzi di arredamento che prevede l’utilizzo di boe realizzate con plastica riciclata. La illustre gallerista Rossana Orlandi, con la quale ho l’onore di lavorare da diversi anni, si batte da anni per un nuovo utilizzo della plastica riciclata anche come materiale artistico per un nuovo design sostenibile. Non posso che darle ragione e impegnarmi a mia volta in questa direzione. Come FMM la ricerca del mio studio si concentra su una sostenibilità basata sull’ utilizzo di materie naturali come pietra, legno, marmo, bronzo, a loro volta sostenibili rispetto a resine o plastiche. Purtroppo è altrettanto vero che non tutto quello che è riciclato è anche bello… è fondamentale avere una particolare attenzione nei confronti dei materiali che utilizziamo come designers, ma è altrettanto vero che spesso quello che di riciclato viene venduto come arte avrebbe non sempre lo sia.
Chi tra i suoi colleghi ammira particolarmente e sente più vicino a lei? I miei designers preferiti sono Frederickson Stallard e Olafur Eliasson per la loro forte ispirazione naturale, utilizzo di materiali organici, in particolare Eliasson per la forte denuncia anche di temi attuali quale lo scioglimento dei ghiacci, tema a me carissimo. Non posso che ammirare il più grande, Philippe Starck, per la immensa bravura e infinita immaginazione nel continuare a disegnare pezzi senza tempo.
Quali sono i suoi prossimi progetti? Pyrite rientra nella nuova collezione Mineralia, all’interno della quale sono presenti altri cabinets, tavoli e specchi, ispirati al mondo dei minerali e dei cristalli. Per citare alcuni dei materiali che ho utilizzato ci sono il legno fossile, il marmo Portoro, la rosa del deserto, la pietra vulcanica. Devo dire che il mio rientro in Italia è stato da subito molto impegnativo. Dopo il Fuori Salone al quale ho partecipato con una collettiva alla Galleria Rossana Orlandi (Ro-Collectible Design) ho appena preso parte a Serravezza con diversi pezzi inediti ad un’esposizione molto interessante a Palazzo Mediceo (Alfabeto Artigiano) che andrà avanti fino a Gennaio 2022 e sono stato ora presente alla EDIT Napoli – che si è svolta dal 28 al 31 ottobre – con il nuovo tavolo “Plinio” ispirato al Vesuvio e presentato in anteprima mentre adesso a Novembre, sarò a Marbella per la “Marbella design week”. Insomma tutto di corsa sempre … o come si dice run run run!! …. perchè purtroppo non riesco a stare mai fermo!