Siamo stati al MIA Photo Fair e abbiamo intervistato il fotografo Jacopo Di Cera che ci ha raccontato il suo progetto-viaggio.
Come è nato questo tuo progetto? Come è nata l’idea? Ti ricordi il momento in cui ti è venuto in mente questo lavoro? Sì, mi ricordo che l’ispirazione è nata di fronte a questa immagine di un paesino posto su una collina che a sua volta è circondata dal fiume Arno. Viaggiando in treno, ogni volta che si passa da quel paesino, i suoi aspetti cambiano, nei colori e nelle immagini. Io facevo tutte le settimane il viaggio da Roma a Milano ed è stato per questo che sono riuscito a cogliere questi aspetti. Questa immagine continuava a imprimersi sempre più nella mia mente e quello che più mi lasciava basito era il fatto che le altre persone non lo guardassero, non se ne accorgessero. Da lì è nata l’idea i voler celebrare il viaggio e di conseguenza il concetto del pendolarismo. Da una parte sono convinto che con il passare del tempo ci siamo tutti un po’ dimenticati del guardare fuori mentre si viaggia, e il viaggio assume sempre di più il concetto di solo viaggio, di solo spostamento. In molti mi chiedono perché non viaggio in aereo, ma il viaggio in treno è un’esperienza. Ecco, quindi che così è nato il progetto, fatto di fotografie scattate tutte dallo stesso finestrino.
Facciamo un passo in dietro. Come mai tu prendevi quel treno ogni settimana? Perché la mia vita personale era a Roma e la mia vita professionale a Milano.
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Quindi tu non fai solo il fotografo. Di che altro ti occupi? Non faccio solo il fotografo. Io mi occupo anche di comunicazione. Ho trascorso tanti anni lavorando per una multinazionale americana, sempre nel settore della comunicazione e marketing. Poi ho scelto di lasciare e di aprire la mia agenzia di comunicazione, la Bside. Per questa mia agenzia e per la fotografia io ero spesso a Milano. Questi sono i motivi che mi hanno portato a spostarmi sempre così tanto ed è così nata la voglia di raccontare questo viaggio.
Cosa c’è dietro queste fotografie? Ti siedi sempre nello stesso posto? Come funziona? Sì, le fotografie sono tutte state scattate dallo stesso finestrino, dallo stesso posto e nello stesso vagone.
Hai fatto una scelta particolare prima di decidere il posto a sedere, o ti sei trovato lì per caso? La scelta del posto fisso è legata ad una attenta scelta artistica, quella di voler rappresentare la staticità del “pendolare” attraverso lo stesso punto di vista, che si ripete, negli anni, nelle stagioni, nei diversi orari del giorno.
Quante ne hai scattate di fotografie? Negli anni le foto sono stata diverse. Tanti viaggi, tanti momenti da immortalare. Quelle scelte per il progetto però sono 60. Partono da Roma e arrivano a Milano.
Questo tuo scattare fotografie a bordo dei treni ti ha portato a conoscere delle persone nuove? Qualcuno si è incuriosito dalla tua attività? Sì, direi di sì. Molte che chiedevano cosa stessi facendo, altre che mi guardavano con curiosità senza chiedere.
Ci sono luoghi che con il susseguirsi dei viaggi ti hanno deluso? Deluso mai. La tratta è bellissima e ricca di spunti, di momenti magici, a tratti poetici. Ci sono luoghi in cui l’aspettativa è alta in alcuni momenti dell’anno, quello si. Tutto ciò che è natura per forza fa questo effetto. Dove oggi ci sono i girasoli, domani non ci sono più. Ci sono certi punti del viaggio, vuoi per via della natura, vuoi per l’artifizio umani, che sono sempre in mutamento. Attraverso le fotografie si riescono a cogliere anche dei dettagli che non si vedono con l’occhio umano, ma che si percepiscono grazie alla fotografia.
Ti sei creato una sorta di diario di bordo? Come fai a sapere quando stai per passare da un certo punto che vuoi o non vuoi fotografare? Io ormai so quando passo da dove. Mi sono preso i miei punti di riferimento.
Hai parlato con Trenitalia di questo tuo progetto? Sì, siamo a un buon livello di avanzamento di lavoro. Anche per loro è un buon totem per mostrare la bellezza del viaggio.
Stai anche pensando ad altri progetti sempre legati al viaggio in treno? O magari hai altro in mente? Questo è il mio inno al viaggio e al guardare fuori, quindi, la mia idea è di espandere questo progetto ad altre modalità di viaggio.
Come funziona poi a livello pratico il lavoro sulle immagini? Sono tutte cornici fatte insieme ad un artigiano, Claudio, fatte appositamente per rappresentare il finestrino del treno. Il finestrino rappresenta un messaggio: chi possiede queste fotografie si porta a casa una finestra sul mondo. Sono immagini stampate in diretta e fanno parte del lavoro di fotomaterismo che sto seguendo in questo momento. Per me la materia è imprescindibile dal progetto: la materia è l’elemento fondamentale, perché credo che non esista la sola immagine se non viene applicata alla materia. Immagine e materia vivono insieme, se si dividono si perde un pezzo dell’anima.
Come fai a coniugare il tuo animo da imprenditore alla tua ispirazione artistica? Trovo che siano due aspetti molto vicini. Fanno parte del mio DNA. Io voglio raccontare una storia e questo storytelling è ciò che mi differenzia da molti altri.