Il prossimo 17 marzo uscirà nelle sale italiane il nuovo lungometraggio animato di Mamoru Hosoda. L’abbiamo visto in anteprima ed ecco cosa ne pensiamo.
Con “Belle”, il maestro Hosoda ha reinventato “La bella e la bestia” per il set del metaverso
La storia parla della riservata e solitaria Suzu, un’adolescente che vive in una campagna idilliaca e isolata, dove la linea di autobus, dopo l’estate, verrà presto interrotta. Insomma, non esattamente una metropoli. A parte la scuola, dove pochi la notano, il metaverso chiamato U è il suo sfogo verso il mondo esterno. L’intelligente e cinica Hiro è la sua migliore amica, o meglio la sua unica amica. Quando era una bambina, la madre di Suzu morì mentre cercava di salvare una ragazza arenata da un fiume in piena, lasciando un enorme vuoto nella vita di Suzu. Questo si riflette anche nella grande passione della ragazza, il canto: l’ormai 17enne lotta infatti per cantare in pubblico, divorata dalla timidezza. Solo su U, dove diventa la radiosa Belle, la star più popolare della piattaforma, può trovare la forza di cantare.
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Ma non solo: ogni avatar su U viene creato sulla base delle informazioni biometriche uniche di ogni utente. Quando Suzu crea il suo profilo carica una foto di gruppo con inclusa Ruka, la ragazza più popolare e attraente della sua scuola: ed è a partire da lei che viene creata l’immagine di Belle.
Le cose si complicano ulteriormente con l’arrivo del drago, o meglio della bestia, un personaggio oscuro che i sorveglianti di U vogliono eliminare: Belle stringerà con lui un rapporto complicato che avrà non poche conseguenze. Ma qual è la vera identità di questo mostro, dal mantello pieno di lividi e dall’aspetto spaventoso?
Hosoda e i mondi virtuali prima di Belle
Per più di 20 anni, Hosoda ha perfezionato una visione del modo in cui i regni virtuali estendono, migliorano e complicano la vita moderna, dal Regno Digitale rappresentato nei suoi due film “Digimon Adventure” al bianco puro Oz di “Summer Wars”. Per quanto visivamente complessi fossero quei mondi, niente è paragonabile a U, poiché Hosoda racchiude un livello di dettaglio nella sua rappresentazione di un vasto mondo/parco giochi parallelo assolutamente pazzesco, che sembra un incrocio tra un noir e un neon simile a “Matrix” megacity e la vista di un granello di polvere della scheda madre di un PC, dove i chip incombono come grattacieli sullo sfondo.
Prodotto da Studio Chizu, il film ha anche ricevuto l’aiuto del veterano animatore Disney e disegnatore di personaggi Jin Kim e Michael Camacho per il design di Belle, mentre Cartoon Saloon (lo studio dietro Wolfwalkers, Song of the Sea) ha contribuito con la creazione del mondo di U. Hosada è il responsabile del prodotto finale, ma collaborando con diversi studi e artisti, il regista ha creato un’atmosfera unica in Belle, in particolare l’ambiente all’interno di U. Considerando che questo è un posto immaginario per chiunque, ovunque si trovi, per riunirsi, aggiunge uno strato in più a un mondo già vasto.
Attraverso una grafica lussureggiante, la fiaba di Hosoda traccia gli alti e bassi della celebrità online e il modo in cui mostriamo il nostro io più intimo nella sicurezza di un mondo online piuttosto che nel crudele mondo reale. È una critica meticolosamente realizzata, anche se non del tutto originale, della cultura di Internet, dove gli utenti dei social media scambiano identità tra il mondo fisico e quello online, spesso più invitante.
Hosoda ha creato un universo di infinite possibilità in cui ambientare questa storia, con spazi senza fine dove la mente può vagare indisturbata. C’è qualcosa di innegabilmente geniale nel modo in cui U (e per estensione Hosoda) riconosce i punti di forza interiori nelle persone che non comprendono appieno di cosa sono capaci. “Belle” ti avvolge per primo con la sua meccanica intelligente e le preoccupazioni giovanili. Ma quando il sottotesto riflessivo viene alla luce, estende un invito a riconnettersi con gli altri offline e a stare attenti al conforto di queste identità surrogate. Possono sembrare una via di fuga alla vita reale, ma non una soluzione.
Belle: il rapporto tra vita reale e vita virtuale
Tuttavia, qualsiasi commento che il film cerca di fornire sulla cultura online non va mai al di sopra del comune: Internet esiste per alcuni come un deposito terapeutico per curare il dolore e la perdita e un paesaggio tossico per lamentele e bulli
In questo anime Hosoda non si lamenta del potere che internet ha ormai sulle nostre vite. Al contrario, afferma una visione edificante, anche se cauta, delle sue possibilità benefiche. Per quanto la condizione umana, buona e certamente cattiva, abbia compiuto un passaggio verso queste piattaforme di comunicazione immateriali, il potere resta nelle mani di chi sta dietro lo schermo.
Il canto di Belle: la parte migliore del film
La scena destinata alla storia degli anime, in cui tutte le facoltà di narrazione di Hosoda sono in mostra a pieno regime, arriva quando Suzu reclama la sua voce in una performance climatica che lascia senza fiato, con parecchie lacrime e completamente estasiati. Raramente l’animazione è stata così affascinante come in questo singolare commovente canto. Una volta che ti attira nel suo splendore e nel suo calore malinconico, è difficile tornare alla realtà.
La musica è un mezzo di fuga in questo mondo e Suzu usa la sua profonda empatia per salvare qualcun altro e liberarlo dalla sua sofferenza. Come una dichiarazione sul potere della comunità, dell’arte e dei legami di amicizia, Belle ci mostra il meglio di ciò che la fantasia e la realtà possono donarci e la magia che si verifica tra la creazione di entrambi.
Insomma, un piccolo capolavoro che merita, senza alcun dubbio, di essere visto al cinema.