Facciamo un gioco: quanti capi inutilizzati hai nel tuo armadio? Quanti “forse un giorno”, quanti “quando sarà più ‘in forma’”, quanti acquisti impulsivi comprati per seguire le tendenze?
Io ho smesso di contarli. Oggi però, sto imparando a guardarli diversamente.
Style & Happiness Life coach: perché seguire un coaching che ti segua dalla testa ai piedi, dentro e fuori l’armadio
Eccomi al secondo capitolo di questo mio diario di bordo riguardo al percorso di Sylefulness® che seguo grazie al supporto di Tania Mazzoleni. Oggi voglio parlare del aspetto più ludico e frivolo, che però, se lo si guarda dalla giusta angolazione, potrebbe non esserlo affatto.
Parliamo di colori? Ormai lo sanno anche i muri: l’armocromia è una disciplina che piano piano ha preso possesso delle nostre vite, e che appassiona gran parte delle persone, io per prima.
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta ero incinta per la prima volta, ormai 10 anni fa. Mi ci sono interessata sempre più ed è stato illuminante scoprire perché certi capi sembravano starmi meglio di altri. Lo scrivevo nel precedente articolo ed è una delle prima cose che ho detto a Tania, “sono una summer soft“.
Bastano i colori giusti a valorizzarci per davvero?
Sarebbe semplice vero? Troppo forse. La verità è che non siamo solo fatti di colori e contrasti ma anche di forme a 360°. Io faccio parte della tanto “temuta” categoria “triangolo” (la cosiddetta forma a “pera“) ma anche di quella delle “petite“.
Molto spesso ci concentriamo su un solo aspetto del nostro corpo, trascurando dettagli invece fondamentali. Il mio punto debole? I fianchi e i glutei, ça va sans dire… Mi basterà quindi “pescare” tra i vari consigli dati online e non per il fisico a triangolo?
Ebbene no, oppure, potrei farlo, certo, ma forse potrebbe non essere sufficiente.
Stylefulness® o la consapevolezza dell’accettarsi e valorizzarsi a tutto tondo.
Per anni, specialmente quelli dell’adolescente ma anche quelli del post adolescenza, ho cercato in tutti i modi di modificare il mio corpo. Glutei, cosce, gambe, sono sempre stati per me uno dei miei più grandi punti deboli, e molto francamente da ragazzina non capivo, semplicemente, il perché di quella differenza tra quella parte del mio corpo e la parte superiore, piuttosto minuta.
Ho sempre avuto un seno minuto (SPOILER: no, non è vero che con gravidanza e allattamento “esploderà”… almeno per me, membro onorifico del club “mai una gioia” non lo è mai stato, e ci ho provato per tre volte) che nella mia testa, “cozzava” terribilente con tutto il resto, ossia i fianchi piuttosto pronunciati invece.
In più giovane età ho sperimentato diete, in modo quasi ossessivo. Ho cercato di mantenere un controllo estremo, pur continuando a non capire perché non funzionasse quello che avevo in mente.
Eppure era semplice: perché non si può cambiare la forma del prorpio corpo a prescindere dal peso, a prescindere da tutto.
Ecco perché il nostro corpo andrebbe “solo” coccolato, valorizzato e amato, sublimato per quello che è. Molto semplicemente.
Ma può davvero “cambiare qualcosa” se non ci apprezziamo totalmente per ciò che siamo?
ALTRO SPOILER: sì, eccome.
Imparare a valorizzarsi per stare meglio con sé stessi
Educare all’accettazione di sé, incoraggiare l’autostima e insegnare ai più giovani ad amarsi e sapersi valorizzare dovrebbe essere insegnato nelle scuole, ne sono più che convinta.
Nelle ultime settimane ho fatto due riflessoni che mi hanno lasciato un gusto un po’ amaro.
La prima, durante un incontro virtuale dedicato ai genitori di bambini in quarta e quinta elementare (sì, elementare) riguardo all’utilizzo di smartphone e social. Secondo il relatore di questo incontro rivolto ai gentori, l’utilizzo dei social in giovane età sarebbe un danno in quanto tra le varie cose (che non sto qui ad elencare ma che probabilmente conosciamo tutti) incoraggerebbe un certo narcisismo, un eccesso di autostima.
E io che pensavo che al contrario, questa autostima andasse invece incentivata e incoraggiata…
Non è qui forse il luogo o quanto meno il momento adatto, ma credo fermamente che (anche) la scuola debba cercare di cambiare prospettiva riguardo ad alcuni aspetti, e debba giocare un ruolo importante circa la crescita degli adulti di domani.
Se ripenso ai miei più grandi complessi, li associo in primis alla scuola. Questa volta sicuramente non per una questione di forma o di peso, ma per il semplice fatto di non essermi mai sentita all’altezza… anche e soprattutto letteralmente.
Ricordi che sono riaffiorati quando la pediatra mi ha consigliato alcuni esami per indagare e semplicemente star più tranquilli circa la piccola statura della mia terzogenita.
Sono preoccupata per la sua saluto? No, affatto. Questi sono tutti aspetti che conosco bene, per esperienza personale.
Sono preoccupata per lei? Si, proprio perché questi sono aspetti che conosco bene, per esperienza personale.
Ci ho messo anni. Molti anni, ad accettare il fatto di essere minuta. Ci ho messo anni e anni ad accettarmi per quello che sono, fisicamente.
Ora, sto lavorando per passare dall’accettazione all’appreziazione. E vorrei essere in grado, di trasmettere questi concetti anche a mia figlia.
Qualche numero: sono alta 1,57m. Fin troppo poco per quanto mi riguarda.
Indagando però, ho scoperto di essere alta esattamente quanto Sarah Jessica Parker, e Kim Kardashian.
Due donne, che secondo l’opinione pubblica, non hanno nulla da invidiare a nessuno. La prima, essendo forse uno tra i più grandi riferimenti di stile degli anni 2000, la seconda, piaccia o non, è pur sempre una delle donne di grande impatto della nostra epoca, per molti aspetti (il suo, in primis).
So perfettamente che questi sono esempi futili e per molti poco rilevanti. Eppure per me lo sono e non c’entrano nemmeno le due personalità in questione quanto la percezione, la narrazione in generale.
A 18 anni la mia altezza era per me un vero handicap, specialmente nel mio imporre o semplicemente nel mio relazionare con sicurezza con gli altri. Come sarebbe stato se all’epoca invece di “oh come sei piccolina^” mi avessero detto “sei alta come Carrie Bradshaw” ?
In questi primi incontri con Tania, è proprio questo che ho FINALMENTE capito. Non c’è mai una verità universale, ci sono mille sfumature che fanno di noi individui speciali, unici, perfetti per qualcosa o qualcuno.
L’importante, è arrivare al punto di sentirsi perfetti così come siamo per noi stessi, a prescindere dagli altri.
Questo è una cosa di cui cercherò sempre di fare tesoro, per trasmetterela al meglio ai miei figli.
Fisico a triangolo, o pera nella donna “petite”: come valorizzarsi?
Qui vi svelerò alcuni tips che mi ha dato Tania Mazzoleni. Ovviamente, come precisato qui sopra, questi sono consigli legati alla mia figura, potrebbero andare bene per qualun altro ma non sempre dato che, ovviamente e per fortuna, siamo tutti diversi e unici.
Infatti, mi aspettavo a qualche consiglio generico, e invece Tania mi ha creato un armadio “Tailor Made”, fatto su misura per me. Questo è stato indubbiamente l’inizio della (mia) revoluzione.
La cosa che mi affascina sempre quando si parla di vestirsi al meglio in base a forme e colori è che in realtà, pensandoci bene, è molto logico (forse l’unico aspetto in cui concepisco, capisco e abbraccio la logica).
Per quanto riguarda la mia figura, quindi, Tania mi ha consigliato di enfatizzare il volume sulla parte alta del corpo, e al contrario rimanere più lineare, non fasciante ma senza troppi fonzoli nella parte inferiore.
Sì quindi a camicie con rouches, giochi di volumi. Sì a orecchini, collane, o gioielli che attirano l’attenzione.
No invece a tasche sui fianchi (anche e soprattutto nei blazer), gonne con balze o troppi dettagli che tendono quindi ad allargare.
Sì assolutamente sì alle marinière (la sentite la mia felicità?)
No ai pantaloni sarouel (ecco per quelli non c’è pericolo).
Sì a maniche a sbuffo e giacche sopra i fianchi.
Sì a belle cinture (una novità per me che ho accolto con grande piacere, ma si sa, sono sempre entusiasta per lo shopping)
No ai jeans skinny, sì invece ai bootcut.
Perché affidarsi ad una Style & Happiness Life Coach?
Ecco alcuni tra i tantissimi tips che mi ha dato Tania. Chiaramente, questi sono, come lo dicevo prima, fatti su misura per me che sono triangolo sì, ma non solo.
Non esiste una ricetta universale per ogni tipologia di persone, ma mille sfumature che vanno ad arricchire un possibile schema. Ecco la cosa bella di questo incontro con Tania. Non mi sono sentita etichettata, ma valorizzata.
Ho capito perché tanti capi del mio armadio che pur mi piacciano molto, rimanevano lì, inutilizzati.
Ho capito perché tanti di quei capi acquistati vedendoli indossati da altri, non mi davano la soddisfazione aspettata.
Ho capito che il problema, in fin dei conti, non ero io. Non eravamo semplicemente fatti per stare insieme.
Questo incontro mi ha dato la carica. Una carica immensa per cambiare, allegerire il mio armadio e non solo.
Per tornare ad avere più fiducia in me stessa.
Ed è solo l’inizio del cambiamento.