La fine di un’era: la sesta, nonché ultima stagione, di Peaky Blinders è disponibile in streaming su Netflix.
Se come noi avete seguito con entusiasmo questa serie, sapete che nel corso degli anni la famiglia Shelby è passata attraverso diverse fasi: dall’esordio come gang di strada a Birmingham fino ai vertici del potere tra le persone più influenti della Gran Bretagna grazie all’ambizione di un solo uomo, Thomas Shelby (magistralmente interpretato da un affascinante Cillian Murphy).
Peaky Blinders stagione 6: trama
La tragica morte di Polly alla fine della quinta stagione fa sì che Tommy rinunci al whisky nella speranza di schiarirsi la testa dall’oscurità che ormai lo pervade. Aprendo con la grande scena del funerale di zia Polly che si addice all’addio nella vita reale per la formidabile attrice che l’ha interpretata, Helen McCrory, lo spettacolo si prepara per il primo scontro Shelby contro Shelby. Nelle stagioni finora, ci sono state scaramucce e disaccordi con la famiglia, ma gli Shelby in qualche modo hanno sempre trovato il modo di sistemare i loro affari interni senza spargimenti di sangue.
Ma le cose stanno per cambiare.
Con il figlio di Polly, Michael Gray, che ritiene Tommy responsabile della sua morte, il guanto di sfida è ormai stato lanciato portando a compimento quanto la moglie americana di Michael, Gina (che lo istigava già nella quinta stagione a prendersi cura di sé stesso più che della sua famiglia di origine) progettava da tempo.
Ma nella sesta stagione di “Peaky Blinders”, la carne al fuoco non è solo questa.
La nascita di movimenti di estrema destra nel vecchio continente ormai aleggia anche sulla famiglia Shelby e sui suoi affari: per quanto Tommy possa razionalizzare che può combattere i fascisti e indebolirli stando in mezzo a loro, questo e gli altri suoi piani per fare del bene risultano vani quando giustapposti alle sue ricadute nella criminalità spietata. Dopotutto, i fini giustificano i mezzi e che c’è sempre “un ultimo affare da risolvere” prima di poter chiudere definitivamente.
Il fascino di Peaky Blinders
Il fascino, forse, di spettacoli come “Peaky Blinders” è che ci invitano in un’iper-realtà con personaggi straordinari che riflettono i nostri fallimenti aspirazionali a fare meglio ed essere migliori di quello che siamo veramente. Personaggi come Mosely e Mitford sono basati su personaggi storici reali, ma diventano una tela su cui proiettiamo le nostre paure e antipatie. Quando il leader dell’IRA di Charlene McKenna, il capitano Swing, dice: “Potremmo spostare il nostro popolo dal repubblicanesimo al fascismo con un semplice tocco”, è tanto più spaventoso perché sembra che le sue parole possano applicarsi altrettanto bene al qui e ora.
Ma mentre l’adrenalina e le guerre di potere rappresentano solo la superficie per Peaky Blinders, la serie è sempre stata più interessata ai conflitti interni di una famiglia in cui ogni mossa è calcolata e parte di un preciso piano per il successo, e la sesta stagione non fa eccezione. I fratelli Shelby erano partiti per la Prima guerra mondiale per poi tornare a casa come uomini con un trauma che ancora li tormenta 15 anni dopo: i demoni di Tommy degli uomini che ha ucciso in territorio francese non sono scomparsi dopo anni di uccisioni per i Peaky Blinders, poiché questa stagione vede ancora il personaggio tormentato da visioni del suo passato. Arthur non è diverso, ma invece di evitare il suo trauma tuffandosi nel lavoro come suo fratello, si auto-medica e ricade nel tunnel della dipendenza da droga ed alcol. Ada e Lizzie potrebbero non essere state spedite in Francia, ma sono sicuramente colpite anche dalle conseguenze delle ferite della società.
Peaky Blinders: uno sguardo nella psicologia dei personaggi
Questi traumi psicologici più interni della famiglia Shelby sono serviti come trame secondarie dietro la loro importante guerra tra bande, ma questa ultima stagione mette ora queste lotte in primo piano: si concentra più sulla decostruzione del personaggio che sull’azione glamour nelle altre stagioni. Tommy Shelby, Lizzie Shelby, Michael Gray e Arthur Shelby, solo per citarne alcuni, sembrano tutti sguazzare in stati inquietanti. Tommy Shelby, in particolare, viene decostruito nella stagione, che diventa davvero l’obiettivo principale.
La morte di Helen McCrory aka Polly Gray
Forse il miglior esempio di come questi ultimi episodi si avvicinino al disfacimento emotivo della famiglia è in termini di perdite che hanno subito entrando nella nuova puntata. La serie ha un tributo appropriato, toccante e dignitoso non solo a Polly Gray, la matriarca terrificante e resiliente della famiglia Shelby, ma anche alla defunta Helen McCrory, la cui assenza è avvertita allo stesso modo dai personaggi e dagli spettatori. Dopo la prematura scomparsa dell’attrice, l’ultima stagione si è presentata con due dilemmi significativi: come affrontare l’assenza dell’enigmatica Polly e come integrare l’inimitabile carisma di McCrory.
Dobbiamo ammettere che gli autori sono stati miracolosamente in grado di rendere giustizia ad entrambe le situazioni senza precedenti, mantenendo vivo il ricordo di McCrory per tutta la serie e allo stesso tempo mantenendo Polly come una motivazione significativa nelle battaglie interne della famiglia Shelby. Né McCrory né Polly se ne sono andate davvero, poiché Tommy, Michael e Ada (che entra seriamente nel ruolo di Polly nella famiglia) riflettono continuamente sulla sua influenza sulla famiglia attraverso i flashback e la sua infausta profezia Rom: “Ci sarà una guerra e uno di voi morirà. Ma quale, non posso dire”.
Peaky Blinders e l’evoluzione dei protagonisti
Degne di nota sono sicuramente le interpretazioni degli attori protagonisti e non: sono migliorate ad ogni stagione e continuano a rimanere di prim’ordine fino alla fine. Cillian Murphy porta sullo schermo la versione spezzata ma formidabile di Tommy Shelby con un talento che sembra ineguagliabile. Paul Anderson offre anche una performance emozionante nei panni del travagliato Arthur Shelby. Nell’ultima stagione, però, le interpretazioni più impressionanti vengono da Sophie Rundle nei panni di Ada e Natasha O’Keeffe nei panni di Lizzie che diventano i pilastri della famiglia Shelby nei modi più inaspettati. Tom Hardy torna anche per un degno cameo nei panni di Alfie Solomons.
Un altro aspetto di Peaky Blinders che continua a rimanere il suo elemento migliore anche nella sua ultima stagione è la sua musica e cinematografia. Se c’è una scena in particolare in cui il personaggio di Tommy Shelby dovrebbe essere ricordato, è quella in cui fa saltare in aria la sua villa e se ne va.
Il finale di Peaky Blinders
Senza rivelare alcuno spoiler, il finale di stagione sembra essere un momento di svolta per Tommy Shelby. È una sorta di auto-realizzazione per lui poiché questa volta vede chiaramente il suo futuro oltre il fuoco e le ceneri che lo hanno perseguitato per tutto il tempo. È mortale ma immortale in molti modi. L’inquadratura finale di Tommy rispecchia anche quella con cui è iniziata la serie.
Pare che la storia della famiglia Shelby continuerà con un lungometraggio, il cui inizio riprese è previsto per il prossimo anno: speriamo davvero che questo progetto veda la luce, e sopra tuo che riesca a mantenere lo tesso livello raggiunto da queste fantastiche sei stagione televisive.