Passione, intuito e un pizzico di follia sono doti che hanno plasmato la figura di Vittoriano Orazi, fondatore della “Vittorazi Motors” leader mondiale nel paramotore.
La storia su come ha rivoluzionato e influenzato la vita di tantissimi tifosi e giovani piloti viene raccontata nel docu-film “Minimoto Revolution – La Genesi dei Campioni”, diretto dal regista Manuele Mandolesi e prodotto da Respiro Produzioni, presentato in anteprima a Rimini. Il docufilm andrà in onda su Sky Documentaries e su Now
Tutto ha inizio a metà degli anni ’80 quando Vittoriano Orazi visitando il Giappone rimane affascinato da un qualcosa ancora sconosciuto nel resto del mondo: la minimoto. Capendo subito di essere di fronte ad un oggetto rivoluzionario, decise di portarne un esemplare in Italia ed avviare subito la produzione.
Dal 1990 in poi, questi piccoli gioielli diventeranno un elemento essenziale per tutti quei motociclisti italiani che stavano muovendo i primi passi nel mondo delle moto e dei motori: Cattolica divenne il cuore pulsante di questo nuovo mondo, tanto che venne realizzato il primo circuito interamente dedicato alle minimoto, dove i giovani appassionati potevano testare e confrontare le loro abilità alla guida. Il clima creato da Vittoriano Orazi riuscì ad attirare in un solo mese oltre cinquemila iscritti al suo club, facendo sì che la Federmoto potesse riconoscere ufficialmente questo sport.
Grazie alle interviste rilasciate all’interno del docu-film di Mandolesi, fra i quali spiccano personalità come Valentino Rossi, Marco Simoncelli, Marco Melandri e Andrea Dovizioso, si riesce a capire quanto fondamentale sia stato l’incontro e il lavoro svolto da Vittoriano Orazi capace non solo di influire positivamente sui loro percorsi professionali ma anche, e soprattutto, personali.
L’argomento fondante del pensiero della Vittorazi Motors è infatti il non arrendersi, cadere ma rialzarsi, reinventarsi di continuo o come dichiarato dal figlio di Vittoriano, Matteo Orazi: “GUIDARE SOPRA I PROBLEMI”, frase che il padre gli ripeteva nei momenti di difficoltà. Sicuramente da elogiare il lavoro che sta svolgendo il figlio Matteo che, ereditando il sogno del padre, sta portando avanti in maniera esemplare l’azienda di famiglia, la quale sul finire degli anni ‘90 ha iniziato a puntare lo sguardo verso un mondo totalmente diverso da quello creato in precedenza: il volo.
Questo nuovo orizzonte è stato in grado di rivoluzionare e trasformare completamente la Vittorazi Motors, uscendo dalla produzione delle minimoto per entrare in quella dei motori per paramotore riuscendo a diventarne leader indiscusso del settore. Non manca anche il discorso GREEN ed ECO, visto l’impegno nella realizzazione di motori in grado di ridurre considerevolmente i consumi e l’inquinamento ed una fantastica iniziativa a favore della natura, quella di piantare un albero per ogni motore venduto dalla Vittorazi Motors.
Intervista a Matteo Orazi, figlio di Vittoriano e General Manager di Vittorazi Motors
Qual è l’insegnamento più grande che ti ha trasmesso tuo papà? Ci sono diverse cose, ma la più importante è la determinazione; essere determinati, superare le difficoltà e non arrendersi, perché nella vita succedono molti avvenimenti. Quando guidavamo le mini moto, mio papà diceva a noi ragazzini di guidare sopra ai problemi: essere forti nonostante i problemi più vari che si possono incontrare.
Da ragazzino comprendevi già il senso che voleva intendere con l’espressione “guida sopra ai problemi”? Da piccolo il senso era diverso, ma funzionava sempre per cercare di fare meglio. Certo è stato con il tempo, anno dopo anno, che ho capito bene cosa volesse intendere.
Cosa vuol dire per te “divertirsi lavorando”? Quello che mi sono trovato come eredità è sicuramente qualcosa di impegnativo. Un po’ il nome importante, un po’ anche la storia così affascinante e portare avanti tutto questo serenamente non è sempre stato facile. Il lato legato al divertimento però ho sempre cercato di farlo uscire fuori, anche con il volo, perché oggi siamo un’azienda che produce motori per il volo. Avendo la passione dei motori per me è tutto più facile. Lavoriamo tanto, alla sera siamo tutti stanchi, ma la passione per i motori che ci accomuna ci consente di vivere con leggerezza il lavoro. Stanchi ma soddisfatti e le ore di lavoro passano in fretta. Oggi siamo una realtà industriale e i tempi sono diversi, perché gestiamo 35 dipendenti: il divertimento c’è, ma ci sono anche le responsabilità.
Quali sono i prossimi progetti legati al volo? Stiamo portando a termine il progetto con un’iniezione elettronica che nel nostro mondo non è ancora arrivata, ma la stiamo portando noi con 2 brevetti, che stiamo estendendo a livello internazionale. Questa novità entrerà nel mercato nel 2024 e per noi questo è il futuro.
Ha a che fare con il concetto di green questa novità? Diciamo che c’è anche un aspetto green, perché riduciamo notevolmente i consumi, soprattutto nella quota: facendo variazioni di quota, il sistema fatto di sensori, riesce sempre ad ottimizzare i consumi, riducendo l’inquinamento. Per il futuro stiamo anche pensando al discorso green relativo ad una piantagione di alberi per riequilibrare la situazione: per ogni motore venduto dalla nostra azienda, verrà piantato un albero.
Le minimoto erano per bambini, ma poi sono diventati il punto di partenza anche per i futuri motociclisti. La parte volo invece si dedica da subito al mondo degli adulti, oppure no? Il target è certamente più adulto. Non si inizia a 10 anni, ma a 20 o 25 anni e i motivi sono legati all’applicazione, al peso e ai rischi e per questo è un’attività che si inizia un po’ più tardi. Dopo questo campionato appena concluso vorremmo approcciare a giovani talenti di 16 o 18 anni, perché questo significa capire fin da subito se ci sono davvero talento e capacità”.
Tua mamma ci ha detto che per ogni idea folle tuo papà si confidava con lei. Capita anche a te? Che ruolo ha tua mamma in azienda oltre a quello amministrativo? Mia mamma è una persona che oggi vanta una grande esperienza. Ha visto la nostra realtà in molte situazioni, dalla crisi alla forza economica; ha visto molto bene tutte le sfaccettature dell’azienda. Oggi mia mamma porta un po’ quel DNA di mio papà, quel brio di spensieratezza, che ci invoglia sempre a fare, a rischiare e a provare, perché è molto confidente nei nostri mezzi.
Guardando il documentario mi sono fatto una domanda che vorrei girare a te: se Luigi Orioli avesse avuto le potenzialità economiche per andare in Moto GP, secondo te, avrebbe dato del filo da torcere a Valentino Rossi? Non saprei. Dare del filo da trocere a un campione come Valentino Rossi non lo so, ma sicuramente ci sarebbe stato un bello spettacolo e Orioli sarebbe stato tra i più forti.