Abbiamo incontrato Inha Maksymyuk, stilista ucraina in Italia che ha presentato il progetto Fashion4Ukraine durante la fashion week di Milano.
Intervista a Inha Maksymyuk
Parliamo di Maksymyuk, come nasce il brand? L’idea del brand nasce a inizio 2022, con l’intenzione di una ripresa dai due duri anni di pandemia. Il sonoro cognome che da sempre mi ha accompagnata ha dato il giusto punto di partenza. Vede, le prime tre lettere del mio cognome “mak” in ucraino significano “fiore di papavero”, un fiore spontaneo, resistente. Nel folclore ucraino ha un importante significato. Si dice infatti che il fiore di papavero, tradizionalmente ricamato, sia protezione dal malocchio: un vero talismano contro le forze del male. In molti canti antichi si dice inoltre che il fiore nasca dal sangue del cosacco eroicamente morto per la patria. I cosacchi sono i nostri antenati. Dunque, il ricamo di un piccolo papavero, simbolo del mio brand, sulla parte posteriore dei capi realizzati, è un buon augurio e una protezione per colui o colei che indosserà il capo.
A chi si rivolge il brand? Che target ha? Il Brand si rivolge a un pubblico vasto, curioso verso culture differenti da quella italiana, amante del ricamo. Viene dato il giusto valore al lavoro manuale che è fortemente presente nella realizzazione. Le stoffe, made in Italy, sono state scelte in contrasto con il fastfashion, fortemente inquinante, e nel rispetto degli animali.
Parlaci della nuova collezione: la capsule collection Fashion4Ukraine ha avuto un impatto positivo, di questo sono molto felice. Il primo obiettivo era quello di avvicinare un pubblico più ampio alla millenaria cultura ucraina dei ricami, di far conoscere la storia del lavoro manuale che ci rappresenta da secoli come popolo ucraino.
Com’è nata la capsule Fashion4Ukraine? Esattamente la mattina del 24 febbraio sono stata svegliata all’alba da una chiamata dall’Ucraina in cui una mia amica mi ha detto “è iniziata”. Ero frastornata e incredula alla notizia. Pochi giorni dopo sono stata chiamata da mia figlia per essere coinvolta nel progetto che vuole contrastare quello che il presidente Zelensky ha definito, in una delle sue dichiarazioni, “genocidio culturale”. Ho lavorato abbastanza anni nel mondo della moda per sapere che presentare alla Milano Fashion Week è difficile, oneroso, complicato. Che richiede un ampio team di professionisti e molto tempo. Inizialmente per tutte queste ragioni ero un po’ titubante, ma poi mi sono detta “se non io chi? Voglio aiutare la mia patria.” Non mi fraintenda, sento di essere a casa in Italia, allo stesso tempo sento comunque una forte appartenenza anche alla mia terra natale: l’Ucraina.
Perché questa location per l’evento? Trovare una location così bella, centrale, prestigiosa è stato uno dei maggiori momenti fortunati di questo progetto, che in sé ha avuto fortuna e ha potuto contare sul sostegno di tante persone. Sono rimasta commossa dall’entusiasmo, dalla cortesia e dalla generosità con cui Pineider ha accettato di ospitare il progetto Fashion4Ukraine. E devo dire che presentare i miei capi e i nostri ricami in questa cornice meravigliosa è stato un grande onore. Mi piace anche sottolineare che Pineider continua a preservare un’arte: quella della calligrafia, esattamente come noi vogliamo preservare l’arte del ricamo.
Come avete scelto le modelle? Abbiamo voluto dare un volto vero alla capsule collection Fashion4Ukraine. Per questo le modelle sono tutte mamme, ucraine, molte delle quali di recente rifuciate a Milano da città che non esistono più, come Bucha, o che sono state pesantemente danneggiate e che sono pericolose com Mykolaiv. Queste mamme sono giovani donne dalle forme vere. Abbiamo voluto rappresentare in maniera più vasta il genere femminile, non siamo tutte alte con la taglia 40, siamo tutte diverse, e nella nostra diversità sta la nostra bellezza.
Che ruolo hanno le ricamatrici? Il ricamo, come le dicevo, è centrale nella capsule. Le ricamatrici hanno realizzato ciò che è stato progettato e disegnato prima. Ho fatto un lungo viaggio in Ucraina apposta per incontrarle di persona e per spiegare bene il progetto. Abbiamo anche avuto il piacere di mostrare in diretta, durante l’evento, una ricamatrice all’opera. È stato bellissimo anche perché lei ha scelto di presentarsi indossando un antico vestito tradizionale: un vero patrimonio di famiglia.
Dove sarà venduta la capsule? I capi rimasti della capsule Fashio4Ukraine si possono vedere venendo direttamente nel mio atelier in Corso San Gottardo 37 e sono acquistabili facendo una donazione a Save the Children. È possibile anche richiedere la realizzazione di un capo specifico su misura: una percentuale del costo del capo sarà devoluta a favore dei bambini ucraini sfollati.