Com’è nata la tua passione per la fotografia? La passione per la fotografia credo di averla ereditata da mio padre, perché lui era il classico padre che quando andavamo in vacanza faceva molte foto e molti video, ovviamente a livello amatoriale. Credo che sia stato lui a trasmettermi la passione per l’immagine e anche un certo spirito di osservazione delle cose. Mio papà è mancato molto giovane e mi piace l’idea di aver portato avanti questa sua passione, anche se lui non ha potuto vedere che ho realizzato questo sogno.
Quando vedevi tuo papà con la macchina fotografica eri interessata? Ti consentiva di usarla o ne era geloso? Ero molto interessata e lui ha scelto di stimolarmi e coinvolgermi: una volta, quando stavo per partire per una piccola vacanza con un’amica, mi ha fatto trovare sul sedile dell’auto una macchina fotografica e da lì me ne sono innamorata.
Quindi già da piccola ti immaginavi come fotografa? Sicuramente ero molto attratta dalle immagini, per questo motivo ho scelto una scuola che proponeva materie di comunicazione, come cinema, fotografia, grafica pubblicitaria, ecc… Frequentando la scuola ho poi capito che la mia strada era quella della fotografia: da quando avevo 15 anni non ho più avuto dubbi su questo.
Se ti chiedo cosa significa per te fotografare o come ti senti quando hai tra le mani una macchina fotografica, cosa mi rispondi? Per me è molto facile rispondere a questa domanda, quando ho in mano una macchina fotografica non guardo mai l’orologio, sia che si tratti di lavoro o che fosse per studio anni fa. Quando sono coinvolta in un progetto mi sento davvero “a casa”. Adesso che lavoro di più sui miei progetti personali, lo spazio e il tempo si annullano e questo mi fa pensare di essere proprio nel posto giusto per me.
Come si è evoluto nel tempo il tuo lavoro da fotografa?Ho iniziato a lavorare con il banco ottico e la pellicola e oggi si scatta in digitale, quindi di cambiamenti a livello tecnico ne ho visti moltissimi. Oltre all’evoluzione tecnica c’è stata una mia evoluzione in questi anni. All’inizio il sogno era quello di potermi mantenere facendo quello che amo, realizzando progetti creativi. Nel tempo sono cresciuta e il mio contributo creativo al lavoro è diventato sempre più importante e determinante. Adesso infatti mi interessa sempre meno realizzare dei layout già confezionati, ma prediligo lavorare partendo dall’idea, anche se per fare questo deve esserci il giusto spazio nel contesto del progetto.
Ti sei mai posta il problema di come rendere riconoscibili i tuoi lavori? Come fa un fotografo a dare una sua impronta ai lavori che fa? Nel mio caso, essendo molto emotiva, quando faccio un lavoro ci metto molto di me stessa all’interno, in termini personali. Io penso di avere uno stile, che non significa fare sempre la stessa cosa, anzi mi piace sperimentare e variare e credo che il mio stile sia riconoscibile.
Come convive l’arte della fotografia con gli scatti per gioielli? Per me convivono benissimo perché rappresentano l’incontro tra due espressioni artistiche. Io amo fotografare i gioielli, perché vedo i gioielli come vere e proprie opere d’arte. Dal punto di vista tecnico sono fotografie molto difficili, perché oltre a dover realizzare un’immagine bella, la fotografia deve restituire la complessità delle tecniche, delle pietre preziose, dei materiali e di tutto il lavoro e l’arte che ruotano attorno al mondo della gioielleria. Recentemente ho intrapreso un percorso che fonde arte e fotografia in un approccio non convenzionale. Utilizzo la tecnica del collage abbinata alla fotografia. Si tratta di una modalità che mi permette la massima espressione della creatività. Abbatte qualsiasi barriera di proporzioni e annulla la realtà. Mi piace molto.
Parlando di Crieri, come è nata la campagna che hai fotografato? Da Crieri mi hanno contattata poiché conoscevano il mio lavoro. È stato un contatto non convenzionale in cui ci siamo scambiati sensazioni e riflessioni in primo luogo per conoscerci. Mi ricordo che subito dopo la telefonata mi è venuta l’ispirazione ed ho elaborato un’idea legata alla mia passione per il collage. Ho così scelto di stampare le immagini still life dei loro gioielli, le ho ritagliate e da lì ho costruito dei collage che poi ho ri-fotografato. Ho preparato una piccola presentazione e l’ho tenuta da parte, perché sapevo che con Crieri ci sarebbe stato un secondo incontro. Quando ho rivisto il Team di Crieri ho presentato il mio progetto ed è piaciuto molto. Da lì abbiamo iniziato a lavorare e mi hanno lasciato la libertà, il tempo e lo spazio per fare. Trovo che sia nato così un progetto nuovo e diverso da quello che si vede di solito nel settore gioielli.
Quanto tempo ci hai messo a realizzare questa campagna? È stati un lavoro lungo e impegnativo poiché il processo per giungere alle immagini finali è stato laborioso. Ho fotografato tutti i gioielli che sarebbero stati protagonisti della campagna curando bene le luci e le posizioni. Queste foto sono state stampate,ritagliate e in seguito usate per creare una composizione in cui ho scelto di inserire una serie di mani ritagliate da riviste e libri. Le mani hanno assunto nella composizione un ruolo fondamentale, sono diventate parte centrale del messaggio della campagna. Le composizioni realizzate sono state a loro volta rifotografate per giungere al risultato finale. Non è solo fotografia, ma un lavoro artigianale e manuale che si avvicina molto al concetto di creazione, come la creazione di un gioiello. È stato bello.
Oltre alla riconoscibilità, qual è un altro valore aggiunto di questo tuo approccio creativo?Personalmente così come fatto con Crieri, mi muovo partendo da un punto di vista neutro, libero. Quando sono coinvolta in un progetto, cerco di fare uno sforzo e di cercare la soluzione dentro di me, senza attingere altrove, al fine di realizzare qualcosa che sia il più originale possibile. Ogni volta in cui mi trovo di fronte a un progetto nuovo c’è sempre quel momento in cui vedo il foglio bianco e temo che l’idea non arrivi, ma trovo che anche questo step sia emozionante, perché fa parte del percorso che poi porta al risultato.
Quando si realizza una campagna c’è molto altro oltre allo scatto fotografico? Sì, molto altro. Ci vuole la pazienza di non forzare la nascita di un’idea, un po’ come succede in natura quando si pianta un seme.
Qual è la foto che hai scattato e che per te ha un valore inestimabile? C’è una foto a cui sei molto legata, la tua foto preferita? È la fotografia che è stata pubblicata sulla copertina de La Lettura, allegato culturale del Corriere della Sera. Come tanti fotografi ho sempre fatto degli scatti di ricerca personale senza pensare a priori di destinarli a “nessuno” ma solo per esprimere me stessa. Vedere la mia foto sulla copertina è stata una emozione talmente grande che mi sono commossa ed ho pianto. . L’immagine è un lavoro di collage e fotografia nato dall’esigenza di far uscire emozioni personali, è una foto che fa parte di una serie in cui ho utilizzato immagini di fiori associate al corpo femminile.
A questo punto definirti fotografa mi sembra riduttivo. Tu come ti definiresti? Io mi definirei un’artista, anche se come parola non la amo molto. Io cerco di coltivare la bellezza in tutto quello che faccio, dalla casa al giardino, al lavoro.
Oltre alla fotografia e all’arte cos’altro ti appassiona? Dopo il momento del lockdown ho scoperto che mi appassiona ascoltare le storie delle persone estranee stando seduta sulle panchine dei giardini. Per me è diventato uno stimolo irrinunciabile oltre che un arricchimento personale.
Hai mai pensato di scrivere un libro? Non credo, perché non sono brava con la scrittura. Però quando ero bambina volevo fare la giornalista per raccontare le storie degli altri. Mi appassionano le vite delle persone.
Non hai mai pensato di fotografare le persone mentre ti raccontano la loro vita o mentre ti parlano delle loro storie? Forse lo farò, ma in questo momento mi piace ascoltare. Fotografarle significherebbe metterci del mio per raccontarle;
Hai dei progetti futuri di cui vuoi parlarci? In questo momento ho dei grandi sogni che vorrei realizzare. Voglio mettermi in discussione, mettermi alla prova. Se dovessi realizzarli ve lo farò sapere!