Abbiamo incontrato Alberto Bressan co-founder Seay e CEO per scoprire le ultime novità del brand
Qual è la mission di SEAY e come si inserisce nel contesto della moda sostenibile? Contribuire ad un sistema moda basato su di un modello di business diverso. Ad oggi il cerchio è caratterizzato da 3 passaggi (produzione – consumo – smaltimento), puntiamo ad un modello caratterizzato da 5 passaggi (produzione – consumo – estensione del ciclo di vita – rigenerazione). Il pay off è già di per sè indicativo della missione: they complain / we sustain (ossia sostituire la lamentela in tema ambientale con l’azione pratica)
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Quali sono i valori fondanti del brand e come si riflettono nei vostri prodotti e nella vostra strategia aziendale? Abbiamo prima costruito i 5 pilastri che sostengono il paradigma del nostro business per poi sviluppare il business vero e proprio. I pilastri sono: Sourcing locale, impiego di materiali certificati (organici/riciclati/riciclabili), distribuzione a Co2 compensata, packaging organico e compostabile certificato TUV Austria e il modello di tack-back e tracciamento degli indumenti usati dei nostri clienti (il modello re3)
Come vi differenziate dai vostri competitor nel mercato dello sportswear sostenibile? Assoluta trasparenza grazie ad una piattaforma digitale in grado di far dialogare i nostri prodotti con il cliente finale. Grazie al Qr code univoco presente su ogni capo infatti, ciascun cliente può accedere ad un passaporto digitale univoco per ciascun prodotto (pre-consumo) e tracciare il nuovo impiego degli indumenti usati consegnati (pre-consumo) che, grazie al nostro Modello Re3 saranno rivenduti come pre-loved, riutilizzati mediante donazione o riciclati in materia prima e seconda.
A quale target di clientela vi rivolgete e come descrivete il vostro cliente ideale? Ci rivolgiamo agli amanti dell’aria aperta, del mare nello specifico. Un cliente attendo ai propri acquisti, che preferisce la qualità alla quantità sena però dover sborsare cifre impegnative per acquistare un capo di abbigliamento. Ci posizioniamo infatti nella fascia media del mercato.
Quali sono le caratteristiche principali dei vostri capi di abbigliamento e accessori in termini di sostenibilità e innovazione? I nostri capi sono caratterizzati dai 5 pilastri del punto 2 e, grazie all’interfaccia digitale di cui sono dotati, massima trasparenza per il consumatore che può scoprire non solo dove è prodotto il capo che intende acquistare ma anche dove sono prodotti (e da chi) i tessuti che lo compongono, il ciclo di vita atteso in condizioni non intensive, il livello di riciclabilità e le certificazioni del capo.
Quali materiali utilizzate e come garantite la loro provenienza etica e riciclabile? Utilizziamo solo materiali con certificazione GRS/GOTS/OEKOTEX 1000, non impieghiamo chimica per tingere alcune varianti colore (ad esempio le nostre magliette bianche sono bianche fondo pezza e non vengono sbiancate chimicamente). A livello di stampe, ove possibile, preferiamo le digitali alle serigrafiche.. tante piccole accortezze che contribuiscono ad un impatto ambientale ridottissimo (comprova ne è la certificazione B Corp ottenuta con il punteggio più alto in Italia per un’azienda tessile e l’inserimento del 5% delle B corp mondiali con il punteggio più alto alla voce governance e planet (best for the world).
Potete descrivere il vostro modello circolare Re3 e come funziona il sistema di tracciamento via QR code? Ogni capo è dotato di un qr code univoco che permette di accedere ad un DPP (digital produc passport) specifico per ogni capo e permette di tracciare come verranno impiegati gli indumenti usati che vengono consegnati dai nostri clienti. Si chiama re3 perché possono essere rivenduti (i proventi rimangono alla Onlus che si occupa della cernita dell’usato raccolto), donati ad associazioni caritatevoli o rigenerati in materia prima seconda in base alle condizioni estetiche e funzionali degli stessi.
Quali sono i vostri progetti futuri in termini di sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie? Stiamo ampliando sempre di più la linea outerwear per estendere il nostro modello a capi tipici della stagione fredda. Fodere, etichette, puller, sacchi tasca, retine.. tutti certificato riciclato e riciclabile.
Quali sono i vostri obiettivi di crescita per i prossimi anni e come pensate di raggiungerli? Stiamo avviando l’apertura del mercato americano con la costituzione di SEAY Americas grazie ad un partner con sede a Miami, stiamo rinforzando la nostra squadra di atleti ambassador che ci aiuta nella divulgazione del nostro messaggio e andremo breve ad aggiungere l’ultimo tassello che manca alla completa trasparenza di ogni nostro capo ossia il calcolo puntuale della Co2 generata da ciascun indumento da noi prodotto.
Quali sono i mercati principali in cui operate e su quali nuovi mercati intendete espandervi? Ad oggi Italia (70%), nord Europa (20%) e ROW 10%. Puntiamo allo sviluppo del mercato nord americano da sempre leader per articoli che strizzano l’occhio al tecnico.
Perché avete deciso di lanciare una campagna di equity crowdfunding e quali sono i vostri obiettivi per questa campagna? Duplice obiettivo: raccogliere fondi per finanziare lo sviluppo distributivo e comunicativo nonché diffondere i nostro valori attraverso una campagna su una delle piattaforme di ecf più note e quindi in grado di sviluppare ulteriormente il nostro network. Obiettivo è quell odi raggiungere una raccolta di 700k, cosa che stiamo cercando di finalizzare grazie agli investimenti che verranno effettuati nelle prossime ore da due investitori corporate.
In che modo coinvolgete la vostra community e i vostri clienti nella vostra mission di sostenibilità? Zero influencers. solo sportivi legati al mondo dell’acqua che trascorrendo molte ore con i piedi ammollo sono tra i più sensibili al tema dell’inquinamento ambientale e marino.