Costanza Grandi, furniture designer: per farci entrare nel tuo mondo, raccontaci tre cose decisive, tre ispirazioni fondamentali nella tua formazione in termini di stile e di visione del progetto. Le mie ispirazioni potranno sembrare banali ma sono il viaggiare, vedere come l’approccio al design cambi e sia strettamente legato alla cultura del posto. Soprattutto l’Erasmus fatto in Portogallo durante la mia triennale: mi sono rivista e ritrovata nell’approccio al progetto molto pragmatico e realistico, studiato ma di sostanza. Gli anni 60 e 70: amo la loro avanguardia, nei materiali nelle geometrie e nel nuovo modo di vivere. Di questi anni ovviamente ammiro anche i grandi maestri del design italiano, la mia terza ispirazione: Ettore Sottsass, Joe Colombo, Cini Boeri, Vico Magistretti… i loro progetti hanno la capacità di resistere al tempo ed alle mode, di essere innovativi anche più di cinquant’anni dopo. Credo sia il punto più alto che un designer possa raggiungere.
Da te nasce Inoxeart, che porta l’acciaio inossidabile nel mondo del design con oggetti fuori serie. Come e quando hai deciso di dare vita a qualcosa di nuovo e di tuo? Ho sempre avuto una grande passione per l’arte ed il design e, allo stesso tempo, per la tecnologia dei materiali. Sono sempre stata interessata alle diverse possibilità di modellazione dei materiali e dai macchinari esistenti per poterle eseguire. Crescendo all’interno dell’azienda di famiglia ho imparato a conoscere l’acciaio inossidabile: la sua resistenza, la plasticità, la sostenibilità… impossibile non restarne affascinata. Così è nato Inoxeart: quarta divisione dell’azienda in cui progetto complementi d’arredo in acciaio inox, partendo da scarti industriali che vengono poi realizzati a mano in piccole serie, cercando di trasmettere la passione per questo materiale e la sua versatilità.
Ti sei formata al Politecnico e sei cresciuta dentro a Inoxea, l’azienda di famiglia, hai meno di 30 anni. Quale è il tuo modo di conciliare creatività e imprenditorialità? L’approccio creativo sul lavoro permette di essere dinamici e di immaginare continuamente soluzioni nuove, sia per risolvere eventuali problemi sia per migliorare processi esistenti. La creatività fa sì anche che si acquisisca velocità nel metabolizzare diverse situazioni per poi poter prendere velocemente decisioni, aspetto fondamentale nel mio lavoro. Quando progetto nuovi oggetti Inoxeart invece cerco di estraniarmi dalla “dimensione industriale” per immaginare ambientazioni totalmente diverse che mi permettano di avere nuove ispirazioni spero originali e insolite.
Esiste la definizione di millennials design. Secondo te quale sensibilità, quale stile incarna la tua generazione? Cosa sceglie nel presente? Cosa vuole portare nel futuro?Non credo di poter parlare a nome di una generazione soprattutto perché non ci si può incanalare in un unico stile. Quello che mi sento di dire è che ci troviamo a dover fare i conti con le conseguenze di un atteggiamento consumistico ed esagerato di una generazione precedente. Per noi la sostenibilità è un concetto obbligato e necessario, ma ci stiamo rendendo conto che oltre ad un’attenzione nei confronti dei materiali ci deve essere anche nei confronti di come vengono utilizzati gli oggetti. Veniamo da un periodo storico in cui la plastica è stata demonizzata, senza dire abbastanza che è la frequenza del suo utilizzo a renderla nociva per il Pianeta: un tavolo in una plastica resistente – se utilizzato per decine di anni – inquina meno dello stesso oggetto in vetro, ad esempio, che però dopo un anno dal suo acquisto viene buttato (e sì riciclato ma con un grandissimo dispendio di energia). La mia generazione porta nel futuro la voglia di circondarsi di oggetti che possano accompagnarci per la vita – solidi nei materiali e nelle forme – che ci trasmettano emozioni e ci raccontino delle storie.
Hai scelto nomi speciali per gli oggetti che hai creato. Come sono nati? Mi piaceva il fatto di attribuire dei nomi buffi a degli oggetti che possono sembrare molto seri. Il materiale e le linee sono molto puliti ma i nomi trasmettono la volontà di inserirsi anche in ambienti giovani e pop. Fischio, la lampada wireless da tavolo, è stata chiamata così perché di profilo mi ricordava un fischietto così come lo sgabello è stato chiamato Furbo: a vista sembra una seduta stabile ed anche pesante ma la furbizia sta nella possibilità di essere pieghevole e di cambiare agilmente il tessuto della seduta per modificarne lo stile.
L’acciaio è eterno, come porti questa dimensione temporale così assoluta nel tuo design? Con un grande senso di responsabilità. Cerco di progettare oggetti che siano il più versatili possibile. Ad esempio creando soluzioni che abbiano sempre un possibile doppio utilizzo, sia indoor che outdoor e che possano essere utilizzati in ambienti domestici, in uffici così come nel contract. Dando diverse possibilità credo che gli oggetti Inoxeart possano avere più vite anche grazie al materiale che non richiede manutenzione essendo tra i più resistenti in assoluto. Mi affascina il ciclo che stiamo riuscendo a creare perché rappresenta a pieno la mia concezione di sostenibilità: recuperiamo scarti industriali dandogli la possibilità di vivere una seconda vita – trasformandosi in oggetti che hanno una funzione totalmente diversa dall’applicazione industriale per cui erano nati – e, idealmente, nel caso in cui si decida di sbarazzarsene si rifonderebbero per creare nuova materia prima senza buttare nemmeno l’1% del materiale esistente.