A cura di Fulvio Aniello

Realvanity si sta rivelando una delle iniziative più interessanti del panorama del commercio online nel settore del fashion. Scopriamo le ragioni di questo successo assieme al titolare e fondatore Giovanni Scoma.

Lei proviene da un’esperienza imprenditoriale nel settore dell’abbigliamento. Come è nata l’idea del sito Realvanity? Realvanity nasce da un’idea che ho fatto mia: vendere capi firmati a prezzo di stock sfruttando l’immensa visibilità offerta da internet. L’esperienza pluriennale nel campo della commercializzazione degli stock di abbigliamento e della gestione di vari punti vendita ha conferito a me ed al mio staff una profonda conoscenza del mercato e della vendita al pubblico. Due anni di attenta pianificazione e preparazione e otto mesi di attività hanno quindi confermato la validità del nostro lavoro.

Quali difficoltà ha incontrato? Gli ostacoli che abbiamo dovuto superare sono stati molti, in primis i pregiudizi infondati sull’e-commerce. Gli italiani sono da sempre restii a fare acquisti su internet, anche quando i rischi sono inesistenti, le condizioni chiare e i prezzi accessibili, come nel caso di Realvanity. Stranamente è una forma di diffidenza che riscontriamo molto meno nei nostri clienti all’estero. Il sito poi, per la natura stessa del commercio elettronico, ha bisogno di continue campagne promozionali e di un marketing aggressivo e dinamico: non è stato facile assemblare un team capace e professionale che gestisca  spedizioni e  logistica, il customer service ed il marketing. La soddisfazione dei clienti –  che siamo riusciti a fidelizzare grazie alla professionalità ed attenzione al dettaglio tipica del nostro gruppo – ci ripaga ampiamente degli sforzi compiuti.

 

 

 

Come vede il futuro di Realvanity.com? Il futuro è per definizione incerto, ma se dovessi basarmi sui dati di crescita dell’ultimo anno direi che le prospettive sono interessanti. In un settore in cui c’è una concorrenza spietata e nella contingenza economica tutt’altro che rosea, Realvanity vanta una crescita mensile che spazia dal 15% al 20%, con una base di clienti in costante aumento. Non possiamo comunque permetterci di dormire sugli allori, il prezzo da pagare per il successo è il continuo impegno.

Secondo lei quali sono le ragioni di questa crescita? Le ragioni sono da ricercarsi nei nostri prezzi estremamente competitivi e nella grandissima varietà della nostra offerta. Inoltre, garantiamo l’originalità  dei capi che vendiamo: il pubblico è sempre più attento al problema delle imitazioni e delle contraffazioni e premia chiarezza e trasparenza al riguardo. Abbiamo scelto di non limitarci ai nomi più importanti del Made in Italy, ma di seguire anche marchi forse meno popolari nel Belpaese ma di sicuro richiamo all’estero. Brand come Dsquared2, Turk e Velvet potrebbero non suonare familiari ai consumatori italiani ma sono conosciutissimi a New York, Parigi o perchè no, a Tokyo o Seoul. La varietà dei nostri canali di acquisto è senz’altro uno dei nostri principali punti di forza, ma se vogliamo rappresenta anche un nostro piccolo tallone d’Achille. In certi casi non riusciamo ad offrire ai nostri clienti tutte le taglie di un particolare articolo. Ad ogni modo questo non ci ha comunque mai impedito di  soddisfare le richieste della clientela.

Secondo lei il Made in Italy ha ancora un ruolo di primo piano nell’abbigliamento? La moda italiana è ancora richiestissima in tutto il mondo. Abbiamo clienti da ogni parte del globo ed effettuiamo quotidianamente spedizioni in cinque continenti – e molte di queste sono capi Made in Italy. Le grandi firme italiane come Gucci, Valentino, Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli e Prada vanno per la maggiore, chiaro esempio di come la moda italiana faccia scuola nel mondo.