A cura di Elise Lefort
“La Scarpetta nel Piatto”. Un’espressione usata comunemente. Ma chi ne conosce veramente il significato? Nenella Impiglia Curzi, titolare con suo marito Renato di un’azienda di riferimento nel mondo della calzatura con i marchi O.X.S., Vic Matié e Aketohn, ha voluto dedicarsi ad un’opera nuova per lei, ma che riunisse il suo amore per la moda e il buon cibo, il tutto sottolineato dal buon gusto che troppo spesso viene trascurato al giorno d’oggi.
Un libro pieno di sorprese deliziose e ricco di curiosità d’altri tempi. Non era facile unire il connubio tra moda e cucina ma Nenella ci è riuscita con leggerezza, con un pizzico d’ironia e tanta saggezza.
La storia di una donna vivace, tenace e quasi “guerriera” che non ha mai perso di mira non solo i suoi obiettivi, ma anche le suoe origini e i valori della famiglia, cercando genuinità e buon gusto in tutto quello che ha deciso di intraprendere. Una donna imprenditrice e a capo di una realtà molto importante del settore moda, accorda molto importanza tanto ad una tavola curata e a un menu realizzato con stile quanto all’eccellenza delle sue collezioni che devono essere fedeli al consumatore che cerca confort e appeal.
Un libro che si legge in “un boccone” che ci arricchisce di tante curiosità
(“La Scarpetta nel Piatto” di Nenella Impiglia Curzi – Ethos Edizioni)
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro? Il desiderio di raccontare le mie sensazioni, le passioni per la ricerca, la storia, le mie curiosità, i ricordi, gli affetti, le mie radici, le tradizioni, l’orgoglio di appartenenza e l’amore per la mia terra: le Marche e il bisogno di condividere e comunicare tutto ciò prima agli amici, poi ai miei possibili lettori.
Perchè questo connubio tra moda e cucina? Moda e cucina, due mondi molto importanti per me: il primo, del quale faccio parte come imprenditrice nell’affascinante settore calzaturiero, il secondo che rappresenta la passione trasferitami dalla cara nonna Cesira. Al loro interno c’è tutto ciò che mi piace, mi affascina, mi coinvolge. Due universi molto vicini tra loro, più di quanto si possa immaginare, legati alla storia dell’umanità, alla sua evoluzione sociale e civile, entrambi vivono di estetica, creatività, fantasia, innovazioni e dell’abilità delle mani di chi produce. Entrambi parlano ai sensi, li coinvolgono, li evocano. La sensualità che riguarda il cibo come il vestire, il piacere legato al gusto e al buon gusto, i colori, i profumi stimolano spesso ricordi che ci riportano indietro nel tempo, attraversando la nostra sfera emotiva, familiare, gli affetti.
La moda viene spesso associata a modelle esili e troppo magre. Crede che la moda debba riavvicinarsi al buon cibo o tanto meno re-imparare ad amarlo e apprezzarlo al quotidiano? Io credo che la moda debba riavvicinarsi al buon gusto in generale, a partire dalle passerelle: modelle super esili, scheletriche che rovinosamente, informi manichini, cadono a terra come se non riuscissero a sopportare il peso – quasi superiore al loro – di ridicoli, altissimi ed antiestetici zatteroni – chopine. Sono cambiati i canoni di bellezza, che una volta era sinonimo di salute, oggi di magrezza spesso estrema e allarmante. Si è così sfaldata la cultura di una sana alimentazione per favorire un’immagine fuorviante e pericolosa.