Questo il fulcro di “Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità”, al cinema dal 3 Gennaio, che vede Willem Dafoe impegnato in un ruolo che potrebbe valergli qualche vittoria all’award season: il film ripercorre le tappe fondamentali della vita del pittore, l’amicizia con Paul Gauguin (Oscar Isaac), l’internamento in una struttura psichiatrica, le cattiverie subite dalla popolazione di Arles e il rapporto col fratello Theo (Rupert Friend), fino al tragico epilogo.
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Il Van Gogh di Schnabel oscilla tra infantili tenerezze e altrettanto infantili attacchi di rabbia, cuore dei due rapporti principali della vita del pittore: quello con Theo, che rappresenta un sostegno essenziale ma non sufficiente all’instabilità di Vincent, e con Gauguin, di cui il film riporta il legame tra i due pittori con le fattezze credibili di un sodalizio minacciato da divergenze di pensiero.
Non mancano poi allusioni cristologiche, culminanti in un dialogo tra l’artista e un sacerdote (Mads Mikkelsen) in cui il pittore ribatte al disprezzo del prete asserendo che forse il raccolto della sua semina artistica non avverrà nel suo secolo, e che anche Gesù morì in uno stato di relativo anonimato. Si vede poi tanta natura, spighe e rami di fico, il vento, la luce, il sole e sopratutto si ascolta una lunga serie di spiegazioni sull’arte, l’infinito e sul contatto tra follia, Dio e senso esistenziale.
Sorprende la capacità del sessantatreenne Dafoe di dar corpo a Vincent superando il gap anagrafico (il pittore aveva 37 anni quando morì), donando alla propria interpretazione un candore giovanile che suscita tenerezza nel pubblico. Il minimalismo voluto della sceneggiatura pone in primo piano l’essenzialità delle sensazioni provate dall’artista immerso nella natura, risparmiando i momenti più crudi della vita di Vincent per privilegiare invece l’esaltazione della bellezza naturale ossessivamente ricercata dall’occhio del pittore. Ne risulta così un omaggio etereo, sincero e permeato di un toccante rispetto verso un uomo e un artista che é stato in grado di varcare, con il suo genio, la soglia dell’eternità.