A parlare è Maurizio Pasca, presidente di SILB, il Sindacato Italiano Locali da Ballo, intervistato ai nostri microfoni a riguardo di una fase 2 che sembra non coinvolgere le discoteche.
Come riuscirà a riprendersi il settore dell’intrattenimento notturno dopo questo Covid-19? Come vedete la Fase 2? Per noi purtroppo non c’è nessuna Fase 2, poiché non è prevista nessuna programmazione di riaperture. Siamo stati completamente dimenticati dai decreti finora emessi dal governo; non c’è nulla al momento che parli di riaperture di locali e discoteche. Qualcuno vocifera che si possa riaprire il prossimo autunno, intorno a ottobre, altri invece dicono che si slitterà a dicembre, ma i più pessimisti parlano addirittura di marzo 2021, che sarebbe una vera assurdità, perché alcune attività hanno chiuso la stagione estiva a settembre 2019 e andrebbero a riaprire un anno e mezzo dopo, cosa che significherebbe portare al fallimento un intero settore italiano.
10 tipi da discoteca: diffidare dalle imitazioni
Quale sarebbe il danno in termini di cifre? Consideriamo che il valore economico dell’intrattenimento è di 4 miliardi di euro all’anno. Sono 50 mila gli addetti che lavorano all’interno delle nostre discoteche: dj, pr, vocalist, promoter, barman, ecc… Quindi questa riapertura così posticipata porterebbe sul lastrico le aziende e queste 50 mila persone.
Da parte del governo c’è stato un aiuto verso queste aziende? Siamo stati completamente dimenticati. Non solo non è stato speso neanche un euro, ma non è stata spesa neanche una parola di solidarietà nei confronti di chi ci lavora. Non siamo rientrati in nessun decreto emanato fino ad oggi. Abbiamo fatto delle richieste al governo: la mia prima lettera è datata 24 marzo 2020. Ne è seguita un’altra, scritta con alcune associazioni di categoria, ma nulla è cambiato.
Quali sono le richieste che avete portato al Presidente del Consiglio? Abbiamo richiesto un finanziamento a fondo perduto per tutto il periodo di chiusura. Poi abbiamo proposto una riduzione dell’IVA, dal 22% al 10%, così come è previsto per altre attività di settore come cinema e teatri e un’abolizione dell’ISI (Imposta sugli intrattenimenti). Naturalmente c’è stata anche una richiesta di sospensione di tutte le tasse, tributi e utenze. Noi non sappiamo quanto ancora resteremo chiusi e tutto questo non ci permette di incassare neanche un euro, quindi come possiamo pagare affitti, utenze e tutto il resto? Tutte le figure che lavorano in questo settore (dj, pr, vocalist, organizzatori, ecc..) non hanno ricevuto alcun ammortizzatore sociale e neanche i 600 euro previsti per chi ha partita IVA, quindi abbiamo richiesto al governo anche un sostegno economico per queste figure, perché sono 50 mila persone, di cui solo una minima parte sono dipendenti, ma le altre non hanno una figura giuridica ben riconosciuta. Io come imprenditore posso sopravvivere, ma quello che chiedo al governo è di non far fallire queste attività, che hanno fatto tanti investimenti e tantissimi sacrifici.
Avete già pensato a come potreste garantire la sicurezza all’interno delle strutture, qualora si decidesse di riaprire? Sì, certo. I nostri locali sono soggetti a verifica da parte delle commissioni che ne stabiliscono la capienza e il nostro coefficiente di capienza è di 1.2, che significa che ci può essere una persona per 1.2 metri. Se noi abbassassimo momentaneamente questo coefficiente, potremmo riprendere a lavorare a 0.8, garantendo il distanziamento sociale previsto dai decreti. Nei locali, inoltre, abbiamo già la presenza di addetti alla sicurezza, che avrebbero quindi anche il compito di far rispettare le misure di distanziamento. Dove andranno a cercare il divertimento i giovani questa estate? Se ci dessero la possibilità di aprire i nostri locali, con tutti gli accorgimenti, sarebbe positivo per tutti.
In un certo senso voi offrite la possibilità di garantire un controllo su attività che comunque i giovani vorranno ugualmente svolgere? Certo, perché se noi riaprissimo, i giovani non si troveranno magari nella situazione di affittare un capanno e organizzare abusivamente feste. Potremmo anche procedere permettendo l’ingresso solo a chi effettua una prenotazione, lasciando nome e cognome.
Come mai nessun grande nome della musica o dello spettacolo ha mai speso una parola in merito al vostro settore? Perché secondo Lei nessuno ne ha parlato? Ce ne ricorderemo quando riapriremo, anche perché ci sono molti personaggi che quando vengono nei locali a fare le ospitate, pretendono parecchi euro. C’è silenzio da parte di questi personaggi, ma c’è anche un grande silenzio da parte del governo. Quando mi confronto con altri miei colleghi di altri paesi, vedo che loro sono stati presi in considerazione dal loro governo, ma noi in Italia invece siamo proprio dimenticati.
Ci sarà comunque secondo Lei la voglia di ritrovarsi in discoteca dopo questi mesi di quarantena, oppure Lei pensa che in molti avranno paura? Penso che molto panico è stato gettato sul Covid-19, che a mio avviso poteva essere gestito in maniera differente, come è accaduto in alcuni paesi. Noi siamo in guerra, non una guerra armata, ma pur sempre una guerra e tutti sappiamo che dopo le guerre c’è sempre una rinascita, una voglia di tornare alla vita. Io spero che sia così anche questa volta.
In quale modo cercate di dare voce a questi esercenti e queste aziende? Abbiamo fatto le richieste che elencavo prima al governo. Se queste richieste non dovessero essere prese in considerazione, abbiamo in mente di fare una grandissima manifestazione in piazza, che faremo a giugno.
Quali paesi non hanno bloccato le attività? Tutti hanno bloccato le attività di intrattenimento, ma hanno già programmato le riaperture. In Spagna, in Svizzera, ma anche in Francia e altri paesi hanno già idea di quando potranno ritornare in attività. Se il governo italiano dicesse che riapriremo le discoteche a ottobre, almeno sapremmo come organizzarci, ma invece non c’è stata alcuna informazione in merito.
Fonte foto: press office SILB / Photo cover by David Jackson on Unsplash