Bottega Veneta, uno dei marchi più in voga durante la mia adolescenza , negli ultimi dieci anni ha macinato fatturati e successi come pochi altri hanno fatto, ora sta vivendo un periodo molto particolare.
Per far finta di niente e far pensare che nella moda nessuno veda altro se non i colori e le peripezie mentali di certi designer, Tomas Maier, il direttore creativo della maison italiana proprietà del gruppo francese Kering, ha deciso di fare un’inversione di tendenza. E dopo anni di proposte forti e molto identificative, ha presentato una collezione invernale principalmente concentrata sui prodotti vendibili fregandosene della sua creatività.
Tutto parte dalle spalle anni ’30 e la silhouette sottostante che si verticalizza quasi fosse fatto apposta con la matita. Lo stesso accade quando la stessa estetica caratterizza abiti da giorno e da sera mentre gli accessori giocano la carta sicura di colori ben trattenuti . Ciò che ha reso famosa Bottega Veneta è la perfezione imperfetta e dunque qualcosa che sorprende anche quando non deve. Oggi rassicura, ma non mi emoziona più.
Antonio Marras porta in passerella dei parka con dei motivi fiorati applicati dedicati a Eva Mameli, che nel 1915 era una trentenne che diventava titolare della cattedra dell’Università di Pavia. Impresa d’ammirare nel 1915 come oggi. Solo l’ispirazione rende lo stilista sardo una garanzia.
Bravi da Missoni, sono riusciti ad essere così politici, colorati, emozionanti, senza cadere nel banale: la nuova sfilata si distacca completamente dall’idea che per andar avanti devi per forza raccontare l’idea prima del brand. Il gioco della maglieria, dello zig zag e dei colori torna divertente, i Missoni non mi hanno annoiato, a parte i cappellini che Rosita Missoni ha fatto indossare alle modelle nell’uscita finale.
Nessuno prende posizione nella moda. Ne ora ne mai.
Ermanno Scervino gioca ancora con il discorso del maschile e femminile, tanto da mandare in passerella capporri che hanno inclusioni di pelliccia e mostrine e spalline ricamate, pellicce di astrakan bagnate d’argento, parka con bordi di volpe e volumi over da indossare con il più delicato abito di pizzo plissè e a spicchi di organza e plumetis reso moderno dagli stivali alti. Bellissimo l’abbinamento dei materiali.
Rodolfo Paglialunga si allontana dai trend stilistici e torna a parlar di moda creando per Jil Sander una collezione focalizzata sui volumi e dunque sulla silhouette che sui colori e pertanto sulle tendenze. Bravo Rodolfo.