Questa mattina di correre proprio non mi va, fa caldo e ho dormito poco e male nonostante siano ufficialmente iniziate le mie vacanze da tre giorni ormai. Tocca uscire anche controvoglia, anche se nel letto si sta tanto bene, anche se posso rimandare a domani e chi me lo impedisce?
Ma la Maratona di Valenciana aspetta, okay sarà il 20 di novembre, ho ancora 3 mesi e mezzo di preparazione, ma come dice qualcuno più saggio di me: “chi ha tempo non aspetti tempo”. E va bene, un’oretta di corsa, piano piano senza aspettative, quello che viene viene… cerco di auto convincermi, eppure la terrazza sul lago è così invitante di prima mattina, il profumo del caffè appena fatto e le brioches di mamma mi chiamano. Amo fare colazione con calma, prendermi tutti il tempo necessario per iniziare la giornata in grande stile.
Sto marcando male, sono su una cattiva strada, mi sto impoltrendo, sono pigra, non ho più la volontà e la grinta di prima, eppure aver corso tre maratone dovrebbe spronarmi e invece… Spero sia una cosa passeggera, solo stanchezza dopo un anno importante in cui stress e nervosismo hanno giocato un ruolo importante. Il lavoro, le responsabilità, le mille cose da fare e da organizzare, forse ho solo bisogno di un periodo di detox totale e di ricominciare da zero. Capirai con quello che mi aspetta nel mese di settembre!!
E mentre mi cambio e mi infilo la divisa da runner, penso alla mia amica Raffaella, compagna di corse, compagna di avventure, compagna della mia prima maratona a New York. New York, ci siamo incrociate per caso al 38° kilometro al ristoro di Central Park, ero appena uscita dal Bronx e avevo una gran voglia di bere un bicchiere d’acqua e mentre me lo stavo gustando ecco qualcuno che mi batte sulla spalla “ehi!!” ho riconosciuto subito la voce seppure fossi in uno stato catatonico dato da stanchezza e sforzo, ho provato subito una sensazione di gioia: non ero più sola.
Io che quella maratona l’avevo corsa da sola dall’inizio perché destinata ad una wave diversa, io che per 30 kilometri avevo fissato ininterrottamente la parte sinistra del percorso alla ricerca di un viso amico, salvo poi perdere ogni speranza dopo il 33° kilometro. Abbiamo percorso insieme gli ultimi kilometri e tagliato il traguardo, fianco a fianco, stanche ma tremendamente felici. Non era calcolato, è stato il caso che ha deciso così. Così come, è stato il caso che sempre lei mi si affiancasse al 38° kilometro della Maratona di Milano lo scorso aprile. Io ero cotta dalla fatica, dal caldo, dai kilometri macinati sotto un sole afoso che solo Milano a primavera sa regalare, lei fresca, alla quarta frazione della staffetta, sorridente, mi ha spronato fino ad accompagnarmi al traguardo per poi lasciarmi e andare incontro ad altri dei nostri compagni di squadra.
La caratteristica che contraddistingue Raffaella da sempre è il sorriso, anche di fronte alle difficoltà, alla fatica, non perde mai la forza d’animo e l’entusiasmo e soprattutto il sorriso. Al contrario mio, che cosi come la vita di tutti i giorni, quello che provo me lo si legge in faccia, mascherare per me è impossibile. Io ci provo a sorridere mentre corro, ma dietro alla mia espressione si vede distintamente il fumetto di quello che provo e di solito, non sono mai cose belle.
Io e Raffa ci siamo conosciute per caso qualche anno fa, ad un training della 10 k Nike in Piazza Gae Aulenti, tra una cinquantina di donne, lei mi ha beccato e mi ha chiesto: “tu sei Greta?”. Da quella sera, non ci siamo più lasciate, una corsa tira l’altra e dalla passione per la corsa, alla condivisione di confidenze personali e di vita quotidiana il passo è breve. Una sera a cena abbiamo deciso di correre insieme la nostra prima maratona e la scelta è caduta su New York insieme alle altre compagne di gruppo, Rossana e Annalisa.
Dopo New York io ho scoperto di amare le Maratone, a differenza mia, Raffaella predilige le gare trial, adora andare una bicicletta, ne ha una fighissima, a giorni alterni va in piscina la mattina prima di andare a lavoro e di tanto in tanto si cimenta in gare di Triathlon e non solo.
Due settimane fa ha concluso l’Ironman 70.3 a Budapest. Si avete capito bene, IRONMAN 70.3 a Budapest che tradotto per i comuni mortali non è altro che:
una gara di triathlon che include le discipline di nuoto, bici e corsa. La definizione 70.3 indica la distanza totale delle tre discipline in miglia (70.3 = 1,2 + 56 + 13,1), considerando che un miglio è pari a 1.609 metri abbiamo le seguenti frazioni in ordine di svolgimento e con le distanze in km:
– 1,9 km di nuoto (1,2 miglia)
– 90 km in bicicletta (56 miglia)
– 21, 097 km di corsa, mezza maratona (13,1 miglia)
L’IRONMAN è il triathlon più antico e suggestivo, svoltosi per la prima volta nel 1978 alle Hawaii. Ecco io alle Hawaii ci voglio andare, ma per correre la maratona di Honolulu. Di cimentarmi in un Ironaman o qualcosa che anche solo ci si avvicina, per ora proprio no.
Provate solo a pensare di pedalare per 90 kilometri, dopo aver nuotato per 2 kilometri, e poi scendere dalla bicicletta con una minuscola sella e correre una mezza maratona… il tutto con un caldo che sfiorava i 40 gradi e in mezzo ad oltre 2000 atleti plurimedaglaiti provenienti da tutto il mondo, di tutti i livelli, dall’amatore al professionista.
L’Ironman 70.3 non è solo la gara ma un evento vero e proprio, un’esperienza di sport. L’evento inizia il venerdì e si conclude la domenica con la gara e la festa finale. Il venerdì inizia con l’Iron Welcome. Il sabato si svolge l’IRONKIDS, gara dedicata ai giovanissimi tra i 6 e i 12 anni e viene aperto l’IRON Expo, l’area espositiva dedicata all’evento, in cui si possono trovare attrezzature e materiale per gli appassionati. Il sabato si svolge l’importante fase del briefing e la race registration per gli atleti, dove è importante comprendere bene come evitare di commettere infrazioni che possano portare dalle penalizzazioni fino all’eliminazione dalla gara. Domenica sera party e premiazione finale.
La gara ha dei limiti di tempo “cut off times”. Per compiere i 1,9 chilometri di nuoto non bisogna superare 1 h e 10 minuti. Abbinando la prova di bici il tempo massimo è di 5 ore e 30 minuti. Quindi in teoria gli atleti hanno almeno 4 ore e 20 minuti per compiere i 90 km di bike. Per completare tutte e tre le discipline non si possono superare le 8 ore! Quindi se scendessero dalla bici dopo 5 ore e 30 minuti rimangono 2 ore e 30 minuti per fare la mezza maratona finale!
Che dire? La mia amica Raffa ha compiuto l’impresa. Cosa sto aspettando ancora, non basta questo per farmi mettere le scarpe da running e uscire a correre?!?!
Così, mentre l’orologio della piazza batte le 8.30 infilo le mie Brooks Ravenna 7, accendo il Garmin e correndo a filo lago, comincio la mia preparazione per la Maratona di Valencia. 20 Novembre.