Voleva fare il fotografo. Ma si sa, che il percorso di ognuno di noi, il percorso di vita-progetti-idee, ci rimescola sempre le carte e va in un’altra e totale direzione.
Così oggi a 30 anni, Stefano Protopapa .. ma per tutti Protopapa, solamente Protopapa, al posto delle immagini detta invece dei suoni, dei veri e propri suggerimenti e illustrazioni sonore. O meglio riveste di musica, il mood delle collezioni dei più “giusti” brand internazionali. In poche parole: cura, segue, mixa e sceglie la scaletta musicale di alcuni tra i più importanti fashion show delle settimane della moda.
A lui gli stilisti chiedono così di raccontare musicalmente i loro abiti. A lui gli stilisti chiedono di accompagnare, coccolare e perché no, viziare, attraverso la magia del mixer, i loro ospiti durante i dinner e cocktail post o pre-sfilata. A lui gli stilisti chiedono con la sua musica, di dare voce e movimento ad uno show, ad una spiccata creatività design, … dando anche alle top in passerella, quell’animo e quella camminata che rende l’abito ancora più d’impatto verso press e buyers.
Ma il dj e sound designer ha una storia che parte da Lecce, passa per Bologna e arriva poi a Milano. E qua – ripeto a Milano – la sua capacità e talento fa si che quel suo essere solitario ma festaiolo, malinconico e socievole dia il via ad una totale strada aperta: verso la musica.
Il suo inizio in consolle? Una prima festa in casa, nella sua casa sui Navigli … con appena trenta amici, che all’epoca ebbe talmente successo che il giorno dopo il party casalingo continua e si allarga…… Dai trenta ai 100… e poi 200 amici-invitati … tanto che da casa Stefano Protopapa … trasloca la sua idea di party al Q21 uno dei club più conosciuti della città. Qui nasce la sua serata, il QLab .. meta notturna tra le più conosciute a Milano e non solo. Oggi il dj … è tra i più richiesti del momento. Tutto lo coinvolge: dalle sfilate di moda, agli eventi e serate nei club più conosciuti della città. Tutto lo coinvolge e tutto nel suo djing e stile è racchiuso in una parola-passione: la Disco… Ho voluto incontrarlo questa settimana per Focus On.
Stefano mi racconti come hai iniziato? Guarda… ti dico la verità. Tutto è iniziato un po’ per gioco. Avevo un’amica che faceva la dj e metteva i dischi a Milano… Io all’epoca – siamo alla fine del 2007, inizio 2008 – vivevo ancora a Lecce ed in quel periodo avevo iniziato ad ascoltare musica elettronica. … Con lei decidemmo – assieme anche ad un’altra nostra amica – di mettere su un trio di D.j. e andare in giro per tutti i bar “più particolari” del Salento a suonare elettronica, elettroclash ed un po’ di indie-rock. Ci facevamo chiamare Elecrogroupies perché (e non so perché) riuscivamo ad infilarci nei backstage di tutti i concerti.. e a conoscere gli artisti che ci piacevano. Pensa Marco, che ci truccavamo a caso con dei trucchi fluo, a volte mettevamo le pinne durante i dj set ci travestivamo …. Facevamo delle cose veramente assurde e a turno uno di noi tre, andava in mezzo al pubblico a fare “casino” per scaldare l’atmosfera. In Salento i dischi li ho messi sempre con loro.. Poi decisi dopo un po’ di trasferirmi a Bologna dove iniziai immediatamente a collaborare con il Cassero. Organizzavamo una serata mensile ma non facevo il dj, facevo parte diciamo così della crew che sviluppava l’idea, i party a tema, e il progetto. Dopo 2 o 3 mesi chiesi perché non ci facessero suonare come Electrogroupies (siamo nel 2009). Iniziammo così con una serata molto particolare e da li poi diventai il resident di questo party. In realtà eravamo un duo inizialmente (io ed un mio amico) e ci chiamavamo Protopops. Aprivamo sempre le serate di questo party … Proprio in questa occasione aprii negli anni, il set di tantissimi artisti che ancora oggi sono tra i miei preferiti, tutti dj della scena underground, non molto conosciuti al grande pubblico. Pensa che ancora oggi durante i miei set metto spesso i loro pezzi…. In quegli anni poi iniziai a fare sempre più ricerca sulla disco, sulla new disco, sull’acid e così via… capendo una volta per tutte, che era quello il mio genere ovvero la musica che mi faceva stare bene durante la serata.
Apriamo invece una parentesi. Ma è vero che volevi fare il fotografo? Volevo fare anche il pasticcere (ride) … diciamo che volevo fare tantissime cose … Pensa che ho anche provato a studiare giapponese un anno. Si è vero, volevo fare il fotografo. Ho fatto l’accademia di Belle Arti a Lecce e mentre studiavo ho capito che la fotografia era il mio mezzo preferito. In realtà poi ho fatto solo un esame in accademia e il resto di fotografia l’ho imparato tutto da solo .. Arrivato a Bologna mi hanno chiesto dei ritratti e dei lookbook per alcuni brand …. Poi mi sono trasferito a Milano – davvero senza un euro – dove trovai lavoro in una casa di produzione dove feci dei cataloghi come fotografo … imparai nello stesso tempo a fare anche il video-maker … e da li entrai in un magazine che adesso non c’è più che si chiamava “Hickey”. Iniziai così come fotografo e videomaker ad andare a tutte le sfilate sia nel backstage che nel front (siamo nel 2011). Da qui conobbi piano piano dei designer molto interessanti tra i quali Marco De Vincenzo, che avevo già per altro incontrato tempo prima a Bologna, e che mi invitò all’epoca alla sua sfilata e con il quale negli anni è nato un ottimo e solido rapporto di amicizia (e di lavoro) tanto che seguo la musica dei suoi show ormai da circa 4 anni… Tra magazine e fotografia … nacque così il mio vero approccio alla moda. Poi piano piano per tutta una serie di motivi abbandonai la fotografia e così per caso, iniziai a fare delle feste in casa, prima tra amici… (i più stretti) che erano circa 30 persone … Poi ognuno di loro iniziò ad invitare qualcuno .. così che la prima festa degenerò con più di 100 persone ed io non contento a fine serata (ricordo che era il ponte del 2 giugno) … dissi a tutti: “ragazzi domani tornate tutti qua! il giorno dopo arrivarono il doppio delle persone … Diciamo che questo fu il mio vero esordio a Milano, perché attirò le attenzioni di chi all’epoca organizzava le feste così che mi chiesero di suonare al Q21 nel corso di una serata speciale che si chiamava Club 27. Quando entrai nel locale, ricordo che dissi a me stesso: “ok … io voglio organizzare una festa qui”. Conobbi così Carlo Mognaschi che è il proprietario … e da li nacque QLab con lui, Andrea Panto, Maurino e Fabrizio Bertero .. una serata davvero speciale che andò veramente bene da subito. Io ero il dj resident e mi occupavo anche della parte creativa, dei social e del concept.
Il tuo lavoro come vero e proprio sound designer con gli show e gli eventi, è partito quindi con Marco De Vincenzo che hai nominato prima? Per le sfilate vere e proprie direi di si. Marco è un carissimo amico. Lavorare con lui è straordinario. Mi racconta la collezione o meglio sono io a chiedergli da dove è partito e che “viaggio mentale” ha percorso per realizzarla e per dar vita alla creatività di questi capi. Direi però che tra le prime sfilate che abbiamo fatto assieme rispetto alle ultime ci sono delle notevoli differenze. Nelle prime io ho (forse lasciandomi influenzare dai suoi gusti musicali personali che conosco perché ripeto siamo amici), ho lavorato parecchio su quella che è diciamo la musica che lui magari può ascoltare a casa da solo nella sua intimità. Nelle successive invece abbiamo cercato di sperimentare maggiormente. Posso dire che noi due siamo molto simili, ovvero siamo degli amanti dei suoni ricercati, un po’ strani, fatti di voci distorte, di ritmi sincopati, di cambi di stile nello stesso pezzo.
Che cosa è successo dopo De Vincenzo? Iniziai a collaborare anche con Frankie Morello (siamo nel 2012) per il quale seguii due loro sfilate estive, una per l’uomo e l’altra per la donna. Direi che sono andate molto bene. Ricordo che per la prima misi Loredana Bertè ma con un pezzo mixato… che detta così forse può non rendere, ma la collezione ricordo era tutta sul cibo, con delle stampe che ripeto lo raffiguravano sopra … partii così da quel concetto … e misi questo pezzo (ma remixato) della Bertè che si chiamava “ Ti piacerebbe “, che fa parte del suo primo album del 74. Mentre il pezzo finale era “Gimme the food”. Poi piano piano hanno iniziato a cercarmi per i party e cocktail della moda.. tra i quali Grifoni, mi sono occupato poi della musica per l’inaugurazione del nuovo store di Caruso, poi è arrivato Yves Saint Laurent Beauty, la cena per Armani Beauty a Taormina, un altro party di Bulgari e molti altri.
Come procedi con il tuo lavoro? Per le sfilate parto da una mia ricerca personale che di base dura tutto l’anno. Organizzo delle cartelle dove racchiudo tutta la musica che secondo me penso possa andare bene per un fashion show. Ci sono infatti dei pezzi che hanno dei suoni che possono andare bene mentre degli altri sono invece assolutamente non in linea con un discorso sfilate, anche se (ride) uno di questi pezzi che pensavo non andassero bene per uno show, una volta l’ho messo dentro la sfilata di De Vincenzo ed erano tutti a bocca aperta perché era un bellissimo pezzo recitato senza musica. Ad un certo punto la musica finiva e cominciava a recitare William Defoe. Di base chiedo poi a tutti i designer con i quali lavoro, di farmi vedere la collezione, per quanto possibile. Mi serve anche vedere una foto, un’immagine o avere delle loro parole chiave.. Mi sono reso conto con il tempo che più che il gusto personale dello stilista è importante seguire e battere sul concept che sta dietro alla collezione e cercare davvero di capire qual è il “viaggio mentale e creativo” del designer. Dopo la mia ricerca, propongo delle tracce, e delle soluzioni diverse e poi in base alla scelta dello stilista, continuo in quella direzione, creando dei mixati ad hoc. Solitamente mi piace partire con dei ritmi molto forti e poi abbassare un attimo il tono e poi con la parade finale di solito, mi piace un pezzo “drammatico” oppure un po’ pesante … non so… perché questo è il momento più emozionante della sfilata.
Ogni dj e sound designer ha decisamente un suo stile ben preciso, come può averlo un fotografo, uno scrittore, un musicista… Chi si rivolge a te esattamente che cosa cerca? Quali sono i tratti che caratterizzano il tuo lavoro e il tuo stile? Francamente io non credo che mi cerchino per il genere musicale. O meglio per il party o una cena forse si .. Però per una sfilata penso che si rivolgano a me perché faccio tantissima ricerca di pezzi “assurdi” a volte sconosciuti. Per esempio nella mia ricerca a volte ci sono artisti senza etichetta oppure amo contattarli direttamente, o chiedo loro delle tracce inedite. Poi sai, credo ci sia anche una parte di sensibilità nel senso che cerco di immedesimarmi – pur mantenendo il mio stile – sempre a fondo in quello che deve essere il mood della sfilata o dell’evento … e nel viaggio creativo del designer…
E quanto impieghi ad immedesimarti nel mood che sta vivendo il designer sulla collezione? Mah .. dipende da quanto lui-lei è vicino al mio mondo. In realtà io credo alla fine di essermi adattato poche volte al mood dello-a stilista. Per esempio con il lavoro come sound designer che ho fatto per la collezione di Rossella Jardini (che è una donna straordinaria, molto intelligente, simpatica, creativa e dall’eleganza innata e molto molto avanti…), la prima volta che l’ho incontrata assieme a Fabrizio e Flora che fanno parte del suo team, la prima cosa che ho chiesto è stata come volessero presentare la collezione. Sfogliando e vedendo già la pre-collezione sono stato con loro molto diretto .. dicendo che dietro e per quei capi meravigliosi, la mia idea musicale era ben precisa. Sono andato avanti facendo quasi un mio brainstorming da solo ricordandomi quelle bellissime immagini e tutto quello che mi ero immaginato come “contorno sonoro” per quei look. Ad un certo punto dopo aver riflettuto parecchio ho detto loro all’improvviso: “Secondo me … la donna di questa collezione questa stagione è una spia. E’ una donna super affascinante, molto elegante … e che ne sa un sacco (ride). … Da li è saltato fuori il poliziesco, il noir ecc … ed io in quel periodo stavo ascoltando tantissime colonne sonore degli anni 60.. .. Ti dico questo per farti capire che il mio approccio con la collezione è lento, fatto di riflessione solitaria… di un mio percorso che rispetta il mio stile ma “penetra” quello dello stilista. Decisamente devo dire che ho i miei tempi … proprio per questo preferisco iniziare a lavorare molto in anticipo. La mia ricerca parte molto tempo prima … anche mesi e mesi e mesi prima dello show o della presentazione.
Quali sono i designer con i quali ti senti più in sintonia o con i quali ti piacerebbe lavorare? Prada in primis. E poi mi piacerebbe lavorare moltissimo con Trussardi. Le ultime presentazioni che hanno fatto mi hanno davvero molto colpito, le ho trovate molto molto musicali e trovo che Gaia Trussardi sia bravissima. La loro collezione per esempio che ho visto a Gennaio e il modo come l’hanno presentata attraverso la musica, mi ha veramente lasciato a bocca aperta.
Che cosa ti piace del mondo della moda? Ti dico la verità. E’ un mondo che ho imparato a conoscere solo da quando sono a Milano. In questa città ho imparato tantissimo … ho visto con i miei occhi il processo creativo che sta dietro ad una collezione .. dal punto di partenza e con tutta la sua evoluzione.. niente di più affascinante.
Lasciamo invece per un attimo la moda. Una curiosità… come riesci a capire mentre sei in consolle in un club che cosa esattamente la gente vuole? Come si fa, detto in parole povere, a far ballare la gente? Guarda … innanzitutto devi sapere dove stai andando a suonare e da chi è frequentato il posto. Difficilmente oggi non si sa dove stai andando … Solitamente sai sempre il pubblico che troverai. Per il party di un brand magari è già un po’ diverso perché potrebbe invece arrivare chiunque. Un’ ottima strada è quella di chiedere per esempio a chi organizza la serata che stile avere ma poi credimi succede tutto al momento guardando il pubblico. Io solitamente lo guardo e molto attentamente, prima di iniziare a suonare, ovvero sto in mezzo alla gente, ci parlo per capire che cosa può ballare. Guarda mi è successo a Lecce qualche giorno fa che mi hanno chiesto di mettere dei dischi dopo un concerto .. e li mi sono chiesto davvero che tipo di musica potessi mettere.. ero un po’ perplesso … Alla fine ho guardato il pubblico ed era così variegato che mi sono detto: “Sai che c’è … io faccio il mio”. E ho iniziato con dei pezzi molto particolari e conosciuti da pochissimi …e credimi hanno ballato e parecchio …..
Quali sono i tratti che caratterizzano il tuo stile in consolle? C’è una grandissima differenza tra quello che metto nei club e quello che ascolto a casa. Nei club posso dire che i miei suoni hanno quasi sempre un mood super happy, quindi molto cantato, disco e ci sono anche dei suoni acidi… Devo dirti ripeto però che la disco c’è sempre … anche dopo tanti pezzi elettronici .. il mio pezzo che non ti aspetti (ride), che un po’ sconvolge il pubblico e lo fa riprendere c’è sempre. Non mi piacciono poi i suoni troppo ripetitivi e non tengo una traccia mai per troppo tempo perché mi annoia.
Tra i tuoi colleghi a chi ti senti particolarmente più vicino con il tuo lavoro? Sicuramente ad Andrea Ratti. Abbiamo un gusto musicale molto simile. Mi piace molto anche Nicola Guiducci che trovo bravissimo.
Mi racconti invece Eurocrash, un progetto che hai ideato e al quale tieni particolarmente? Eurocrash è un network internazionale che collega tra loro dj, promoter di serate e club underground. L’idea è stata mia ed è nata assieme ad una amica (Whitney Weiss, una bravissima d.j. e party promoter) di New York ma che vive a Parigi. Ci siamo detti: “ siamo sempre in giro, conosciamo tantissime persone, perché non mettiamo assieme le nostre forze creando qualcosa che abbia un senso”… Inizialmente il progetto doveva essere una festa itinerante in tutta Europa. Poi abbiamo capito che volevamo creare qualcosa di ancora più nuovo, più moderno, come per esempio un network che collegasse i dj, gli artisti, i musicisti. Pensa che a Settembre il progetto diventerà anche una radio con podcast in inglese che partiranno da diverse parti d’Europa, quindi anche da Milano. verranno presentati in inglese degli artisti emergenti. E questo succederà anche nelle altre città d’Europa, partendo da Londra, Parigi, Berlino e Amsterdam per allargarci poi piano piano ad altre città … Barcellona, Bruxelles e molte altre. E’ un progetto al quale tengo molto.
E a proposito di progetti… che cosa ti aspetta a breve? Ripeto… portare avanti e sempre al meglio Eurocrash. Siamo partiti internamente a Febbraio, poi a Maggio è arrivato il nostro approccio con il pubblico e sono arrivate tantissime proposte e tantissime idee. A breve porterò, finalmente, Eurocrash (e me stesso) fuori dall’Europa…
A questo punto ti chiedo come ti rilassi? Marco …. Io non mi rilasso mai … e sai perché? Perché non voglio essere pigro… mai! ( ride ).