Siamo stati a Brendola, in provinca di Vicenza, per incontrare di persona Stefano Lora, Founder and CEO di Vicario Cinque e Stefano Lora Showroom e per scoprire il contesto di Villa Piovene, ristrutturata per diventare la nuova sede della società.
Come nasce Vicario Cinque? Vicario Cinque nasce dall’esperienza di un’agenzia di distribuzione e rappresentanza di abbigliamento, che è la Stefano Lora Showroom srl ed è stata creata nel 1987; noi da allora rappresentiamo marchi sportswear.
Prima di fondare questa agenzia, che cosa è successo? Come sei arrivato al mondo della moda? Ci sono arrivato quasi per caso; essendo nato a Valdagno, la patria di Marzotto, volevo lavorare nel mondo dell’abbigliamento e quindi avevo iniziato come collaboratore di un agente per poi creare la mia società di rappresentanza nel 1987. La società di rappresentanza si è poi evoluta nel tempo e abbiamo creato uno showroom a Milano in cui facciamo da Master Agency di mercati internazionali per tutto il territorio italiano. Siamo quindi referenti per tutta la nazione per molti brand, e lavoriamo con loro svolgendo diverse attività. Vicario Cinque nasce da questa esperienza che abbiamo avuto sul mercato. L’idea è stata quella di realizzare un brand nostro, un brand femminile: inizialmente ci siamo occupati in prima persona di distribuire il nostro marchio, per vedere se il prodotto veniva recepito sul mercato e successivamente abbiamo chiamato dei colleghi e amici chiedendo se volessero essere partecipi di questo progetto, fino ad arrivare alla stagione attuale in cui abbiamo 20 collezioni fra Italia e Estero.
Cosa ricordi dell’inizio, di quando hai fondato questa società? Cosa ha fatto la differenza portandoti dove sei arrivato ora? La differenza è stata la crisi che è arrivata nel nostro settore nel 2012 e in quel momento le società di rappresentanza per l’abbigliamento hanno subito un grosso calo ed è stato molto pesante. In quel frangente ho capito che il modello di business andava rivisto e mi sono accorto che il problema non era tanto dei miei marchi o dell’abbigliamento, ma era proprio legato al fatto che ad essere entrato in crisi era il sistema dei consumi e quindi lavorare solo sul territorio del Triveneto e lavorare solo con marchi di altri come rappresentanza non era più sufficiente. Così abbiamo inizialmente allargato l’aera estendendoci a livello nazionale e poi abbiamo creato un marchio nostro, con il quale siamo protagonisti in tutti gli aspetti: prodotto, comunicazione, distribuzione. Abbiamo quindi diversificato il rischio e aumentato le possibilità di business.
Questa scelta non vi limita nell’avere altri brand all’interno della società? Noi cerchiamo sempre di non andare in concorrenza con i marchi, offrendo un brand mix che possa andare bene nello stesso punto vendita.
Il vostro target è stato definito sulla base delle domande che vi venivano fatte. È corretto? Volevate andare a colpire un’esigenza specifica? Cosa chiedeva il mercato? Secondo me il mercato richiede un prodotto daily che possa anche essere utilizzato in occasioni speciali; i nostri abiti, per esempio, sono perfetti anche per le cerimonie.
Come ha risposto il mercato a Vicario Cinque in termini di numeri? Il brand sta andando bene e siamo in crescita; nonostante il periodo pandemico da Covid-19 del 2020 siamo cresciuti del 24%. Ovviamente prima del Covid la nostra crescita era più alta, riuscivamo sempre a raddoppiare. Penso che il 2021 sarà un po’ meglio del 2020, ma ora siamo focalizzati al 2022 e i primi ordini che stanno arrivando sono davvero incoraggianti e soddisfacenti.
Avete anche una linea Home. Come è nata? La linea Home è nata con l’idea di creare un lifestyle brand. Il nostro obiettivo è quello di avere un marchio in cui una donna possa riconoscersi come valori e non soltanto come prodotto, per questo l’idea della linea casa viaggia in questa direzione. Il prodotto completamente Made in Veneto rispecchia il nostro DNA; siamo partiti con il profumo e non è stato causale, perché abbiamo avuto un contatto con un laboratorio olfattivo della provincia di Milano e la signora proprietaria del laboratorio si chiama Cinque di cognome. Con loro abbiamo creato il profumo, dopo averle fatto sentire la fragranza dei nostri fiori e successivamente abbiamo contattato un amico che lavora ceramiche e abbiamo deciso di fargli fare ceramiche legate ai motivi e simboli della nostra Villa. Poi è arrivato l’abbigliamento a cui abbiamo voluto dare il nome latino Nova Villa, perché fosse uguale in tutto il mondo e che racchiudesse tutto il nostro universo Home, fatto di un prodotto naturale, biologico e sostenibile.
Come viene distribuita la linea Home? Attualmente la distribuiamo nei negozi di abbigliamento che trattano anche oggettistica legata ai prodotti per la casa. Parlando con il nostro agente americano, lui vorrebbe fare una vendita alternativa, ma attualmente siamo collocati nei concept store.
Parlando invece di vendite online, che strategia avete? Il nostro e-commerce è stato inaugurato un anno e mezzo fa e siamo ancora a numeri molto piccoli, anche perché per noi è più uno strumento di comunicazione che non uno strumento di vendita, perché non vogliamo fare concorrenza ai nostri clienti. Tramite il nostro e-commerce possiamo raccontare la nostra storia, è un po’ come se fosse la nostra vetrina sul mondo. Stiamo approcciando anche al primo market place con Zalando: siamo stati scelti da loro e lì, sempre con grande rispetto per i nostri clienti, pensiamo di approcciare a un mercato un po’ più ampio.
Pensate anche di proporvi ad altri market place? Sì, noi vorremmo market place di qualità e puntiamo in alto.
State pensando anche a campagne particolari per promuovere il brand? Attualmente ci muoviamo tramite i social network e una pr freelance che ci aiuta a raggiungere influencer che sposano appieno la filosofia Vicariocinque.
In quanti ti hanno definito “pazzo” quando hai scelto di restaurare la Villa? E in quanto tempo è avvenuto il tutto? All’inizio, quando mi hanno proposto la Villa ho subito rifiutato. Poi iniziavamo a essere stretti dove eravamo prima e poi è succeso che è cambiato il modo di esporre il prodotto. Quindi avevamo bisogno di più spazio per tutto e da lì abbiamo deciso di approfondire le informazioni sulla villa e sul suo acquisto. Una volta acquisita ci abbiamo messo 3 anni a partire con i lavori, perché la Villa è vincolata alle belle arti e per questo c’erano tutta una serie di prelazioni che abbiamo dovuto superare. Una volta fatto tutto è arrivato il Covid e quindi il lockdown e lì la nosta è stata una scelta coraggiosa: abbiamo avuto imprese edili che ci hanno seguito, forse perché in quel momento erano più scariche di lavoro e poi abbiamo anche avuto disponibilità di materiale e credo che questo ci abbia portato ad essere pronti per il post-Covid: noi siamo pronti a ripartire con la struttura a posto e con il personale che non vede l’ora di iniziare con molta positività. Investire in un momento difficile ha motivato anche altri ad andare oltre.
Quali sono gli obiettivi e i progetti per i prossimi anni? Vorremmo continuare con le nostre 3 divisioni: l’agenzia del Triveneto da mantenere a un livello molto alto, con tutti i nostri brand e con l’inserimento di altri brand. Poi vorremmo continuare con Agenzia Italia perché vorremmo avere partner internazionali che vogliono crescere in Italia. Con Vicario Cinque, invece, abbiamo ancora il mondo davanti a noi e puntiamo all’omnicanalità, all’online, ai market place e ad altro ancora.