Mi piace la corsa perché è uno sport individuale e semplice, di quelli che si possono fare in ogni posto senza troppe complicazioni.
Bastano un paio di (buone) scarpe, una t-shirt e dei pantaloncini, corti o lunghi, non ha importanza.
Mi piace la corsa perché non ti fa dipendere da nessuno, puoi decidere in totale autonomia di uscire a correre quando ti pare, giorno, notte, in estate, in inverno…. sia che tu abbia una tabella da seguire, oppure no.
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Sono una persona solitaria che ama starsene per i fatti propri soprattutto nel tempo libero. Ancora mi chiedo come sia finita a fare il lavoro di PR in una città come Milano… io che avrei voluto essere un topo da biblioteca. C’est la vie.
Amo correre da sola, infilare nelle orecchie gli auricolari, ascoltare la mia musica e rimuginare tra me e me.
Le migliori idee mi sono venute durante una corsa.
A volte metto le cuffie senza musica. Mi piace ascoltare gli altri che non sanno di essere sentiti oppure le uso come semplice deterrente per chi ha la malaugurata idea di voler socializzare con me, che l’ultima cosa che voglio è proprio quella di essere obbligata a parlare o, peggio, ascoltare quello che altri hanno non vedono l’ora di dirmi…. Che al 90% delle volte sono cose di cui non me ne può fregare di meno.
“[…] io sono uno che ama stare da solo, è nella mia natura. Anzi, per maggior precisione, diciamo che stare solo non mi dispiace. Correre ogni giorno per un’ora o due senza parlare con nessuno, trascorrere quattro o cinque ore seduto a scrivere in silenzio: non lo trovo né stancante né noioso.” – Murakami L’arte di correre.
Mi piace definire la mia corsa solitaria come la lavatrice delle mie giornate, con la corsa mi pulisco da stress, discussioni, ansia, nervoso, pensieri nocivi, “rimuginamenti”, decisioni da prendere…. e tutto quello che intossica la vita quotidiana.
Non è stato sempre così, la corsa mi ha regalato tanti amici e tante emozioni.
Correre in compagnia è stimolante e divertente e spesso ti fa compiere imprese che mai avresti pensato di fare in solitaria. Non ultima la Monza-Resegone che si corre in tre, emblema del gioco di squadra.
Si parte in 3 e si arriva in 3 attraverso un viaggio tra corsa su asfalto, sterrato, tornanti in salita, arrampicata alla capanna degli Alpini.
Oppure la sveglia all’alba in inverno, con freddo, nebbia, buio, ghiaccio. Lo faresti mai se non avessi un gruppo di invasati come te ad aspettarti sotto casa?
Per ora preferisco la corsa in solitudine, non ho voglia di pesare su nessuno. Ho bisogno di tempo tutto per me.
Il fatto è che ho dovuto fermarmi, mio malgrado, a causa di un inizio di fascite plantare… o forse la fascite è stata solo una scusa o la conseguenza di uscite fatte di malavoglia, con scarpe che non ho mai sentito mie, per una gara che non avevo voglia di preparare.
ll fatto è che avevo perso quella cosa lì, quella scintilla di follia che ti spinge ad uscire a correre nonostante e malgrado tutto e tutti: sfilate, eventi, cene con le amiche, fidanzati, viaggi, weekend, trasferte, pioggia, sole…
Semplicemente mi è passata la voglia di correre.
Il fatto che mi fossi iscritta alla Maratona di New York del 7 novembre era ormai diventato un dettaglio di poco valore.
Mi ero convinta a fare comunque il viaggio perché New York mi manca, non ci vado da tanto tempo e la voglia di viaggiare e di cambiare aria era tanta e la maratona era la scusa.
Poi ci ha pensato il veto ESTA da parte del Governo US che è arrivato come una benedizione, una liberazione. Game Over… e così…. anche quest’anno la maratona di New York …. la corro l’anno prossimo.
Forse avevo sottovalutato il fatto di camminare per 42 kilometri…. Dico, camminare per ben 42 kilometri non è uno scherzo…. Ma forse a New York non mi sarebbe pesato poi tanto. Me la sarei goduta come una passeggiata lunga un giorno intero… da Staten Island a Central Park. Sicuro che lì non capita come a Milano che se, poco poco, sei in fondo alla gara, ti trovi alle spalle i volontari che tolgono le transenne per aprire la strada al pubblico.
A New York la Maratona è sacra e fino a quando l’ultimo concorrente non ha tagliato il traguardo, la gente ti aspetta e (rispetta) tifa per te lungo il percorso fino all’ultimo metro.
Poi ci ha pensato il mio Coach a farmi rinsavire.
Così sotto un diluvio che non si vedeva da tempo a Milano, ho indossato i miei scarpini, la mia maglia nuova dei Lakers e al ritmo della mia musica, piano piano, ho corso mezz’ora.
Ho ricominciato di nuovo a correre, a preparami per la maratona di NYC Marathon 2022 a rinnamorarmi della corsa.
Sono bastate poche centinaia di metri per chiedermi perché mai avessi smesso… e cosa fosse scattato in me per avermi bloccato. Non importa sapere. Guardo avanti.
Forse merito delle endorfine, forse che la corsa mi da quella leggerezza per fregarsene delle convenzioni e dei sensi di colpa a cui ci hanno educato fin da bambini….
Sfido chiunque ad entrare in un supermercato in pantaloncini e canotta, sudato dalla testa ai piedi a fare le spesa della domenica. Un runner lo fa e poco gli importa degli sguardi severi e curiosi della gente.
Io ho imparato a farlo e lo faccio dopo ogni corsa, mentre ancora mi beo dei risultati ottenuti.
Proprio io paralizzata dalla vergogna di dover parlare a voce alta di fronte ad altri clienti dal salumiere di Salò, dove la mamma mi mandava ogni settimana a fare compere..
I miracoli della corsa.
Mezz’ora e senza neanche troppa fatica. Senza dolore. Sola nel silenzio della mia Milano semi deserta.
Il rumore dei miei passi a ritmo di musica, assaporare le endorfine che mi entrano in circolo.
Si, comincio a rinnamorarmi della corsa.