- Corse di questa settimana :3
- Cani incrociati: ND
- Cani che hanno attentato ai miei polpacci: 0
- Biciclette sul marciapiede: ND
- Scontri evitati: 6 almeno
- Monopattini: ND
- Persone in monopattino insultate: almeno 10 e ancora non ho finito la lista.
Domenica 7 Novembre avrei dovuto correre la maratona di New York e invece, eccomi qua al Parco Marinai d’Italia. Un’oretta di corsa tranquilla e poi dritta a casa.
Per il secondo anno consecutivo, causa COVID, la gara è stata rimandata. Per la verità la Maratona si è corsa, ma solo per quei paesi che non sono stati colpiti dal Travel, l’Italia ovviamente non era tra quelli, per cui noi a casa. Manco ci ho provato a forzare la mano per entrare in US. Correre una maratona a livello amatoriale non è una motivazione sufficiente per avere l’ESTA e con gli americani non si scherza.
30.000 runners hanno potuto gioie dell’arrivo a Central Park, io mi sono accontentata di guardarla in TV, anzi alla fine ero così amareggiata che manco quello.
Sono uscita con le amiche per un giro in bicicletta e chiacchiere sul Naviglio.
Anche per quest’anno la Maratona di New York la corro l’anno prossimo, ormai un mantra.
Non che fossi preparata, anzi diciamo proprio che tutto sono tranne che pronta a correre 42 kilometri e rotti. Ultimamente avevo mollato con la corsa, con gli allenamenti, con la testa.
Ho deciso di prepararmi bene per l’edizione del 2022, ovvio che se avessero confermato il viaggio e mi fosse arrivato l’ESTA, sarei partita “al volo”, “fanbagno“ la corsa, avrei camminato piuttosto ma mi sarei goduta New York e il suo bagno di folla e di energia da tifo di migliaia di persone che per un giorno almeno ti fanno sentire un idolo indiscusso.
Mi sarebbe davvero piaciuto tornare in US dopo oltre due anni ed invece…. Ancora una volta ho dovuto cambiare i piani mio malgrado. Ormai ci ho fatto l’abitudine.
Resta confermata la Maratona di New York la prima settimana di Novembre 2022: aggiungo la Stramilano, la Maratona di Milano e la 50 kilometri di Romagna entro l’estate.
Ora devo solo programmare la testa che comanda sul corpo spesso.
Eh, si. Perché poi si arriva ad un certo punto che scatta la “non voglia” di correre. Molli tutto, così all’improvviso allo stesso modo in cui avevi iniziato con la stessa forza e determinazione.
Game over. Buio. Il solo pensiero della corsa ti infastidisce.
Serve allora trovare la Reason Why.
Una motivazione così forte, capace di dare la carica necessaria e spingerti a ricominciare con maggiore voglia e più forte di prima. Devo dire che anche lo shopping aiuta. Un bel paio di scarpe da corsa e un completino trendy, incentivano, ma a volte non sono sufficienti.
Oggi giorno della maratona di New York, esco dal mio torpore, eccomi al buio la sera al parco insieme ad altre decine di invasati della corsa come me. Uscire all’alba ancora non se ne parla soprattutto la Domenica. Troppo freddo, troppo buio, troppo pigra io.
Poi accade il miracolo. La felicità dopo i primi kilometri, le endorfine che cominciano a farsi sentire e la mente che vaga in posti lontani.
E’ il mio momento dei Sogni appesi. Di quei desideri che ancora non si sono concretizzati e rimangono sospesi tra quello che sei e quello che vorresti essere (cit. Ultimo). Mi ci immergo totalmente.
Con la musica a palla nelle orecchie mi piace pensare di essere in posti lontani che spero di tornare presto a visitare. Una volta è il lungomare di Malibù, un’altra volta sono le scogliere della mia amata Cornovaglia, altre volte Tokyo nel periodo dei ciliegi in fiore oppure il ponte verso l’infinito di Lisbona o la spiaggia di CasCais o il borgo di Sintra o la città vecchia di Dubai. Los Angeles, New York, New Delhi, Melbourne, Sidney e altro ancora.
Amo viaggiare quasi quanto la corsa e unire le due cose è per me qualcosa di straordinario. Il carburante della mia quotidianità.
Nessuno può conoscere un luogo meglio di un maratoneta che lo percorre per 42 kilometri.
A volte durante la corsa, rimugino su questioni di lavoro che miracolosamente si sciolgono come nodi e ne trovo la soluzione. Altre volte soprattutto nei miei momenti di lotta generale contro il genere umano, quando sembra che tutti ce l’abbiano con me, mentre in realtà sono io a mettere in discussione tutto e tutti, solo la corsa riesce a darmi quella giusta chiave per risolvere ogni cosa. Ed è allora che mi ritrovo a ridere tra me e me e di me quando realizzo di aver sprecato tempo prezioso per cose futili. Torno a casa e mi sento sempre un essere migliore.
Come per quelle persone che manifestano la Sindrome di Stoccolma, ho bisogno anche io della dose di sofferenza periodica e di violenza su me stessa per trovare la felicità. Io che di secondo nome faccio PIGRA che la prima cosa che guardo in una casa è il divano che deve essere grande e comodo perché io riesco a bivaccarci per una intera giornata e una intera notte e anche oltre.
Il sacrifico si compie se si trova l’incentivo giusto che fa scattare il meccanismo che spinge verso la dedizione alla corsa. La voglia di soffrire per poi gioire alla fine della gara o di una tabella del coach.
Per arrivare alla conquista della medaglia è fondamentale allenarsi, con costanza e serietà, incastrare le uscite prima o dopo la giornata di lavoro, rinunciare a cene, serate, birre e bevute con gli amici. Seguire una dieta bilanciata, andare in palestra e in piscina, anziché al cinema, o a teatro, rinunciare alle dormite a oltranza della domenica mattina se ci sono gare o allenamenti di gruppo. Investire non solo tempo ma anche soldi in viaggi, trasferte e scarpe e accessori da corsa. E chi più ne ha più ne metta.
Alla fine, la corsa è un hobby divertente per noi comuni mortali che abbiamo una vita normale da portare avanti e non siamo atleti professionisti.
Deve essere per forza amore e spesso come capita alle coppie più rodate, anche la relazione con la corsa è fatta di alti e bassi. Amore e odio. Tira e molla. Ti amo ma ti lascio.
Un amante se è amore vero, anche se a volte ti stanca e ti sfianca, alla fine se lo allontani, ti manca e scopri che non ne puoi fare a meno. Così è la corsa.
La prova concreta è quando tagli il traguardo stanco morto, sfatto, con dolori in ogni parte del corpo e perfino la testa non ti da più retta, tempo dieci minuti e non vedi l’ora di ricominciare per riprovare tutto di nuovo daccapo e la storia ricomincia.
Penso spesso alle parole bellissime di Miguel Benancio Sanchez che amava la vita, l’atletica, ma soprattutto il suo Paese, l’Argentina.
Ci ha lasciato oltre al suo esempio di dedizione nell’allenamento, una bellissima poesia dedicata alla corsa:
Per voi atleti
per voi che sapete di freddo, di calore,
di trionfi e sconfitte
per voi che avete il corpo sano
l’anima ampia e il cuore grande.
Per voi che avete molti amici
molte aspirazioni
l’allegria matura e il sorriso dei bambini.
Per voi che non sapete di gelo né di sole
di pioggia né rancore.
Per voi, atleti
che percorrete i villaggi e le città
unendo Stati con il vostro camminare
Per voi, atleti che disprezzate la guerra e anelate la pace.
Stay Tuned!