Diretto da David Grieco, il progetto cinematografico “La macchinazione”, che vede impegnato Massimo Ranieri, nasce per ricostruire gli ultimi mesi di vita di Pier Paolo Pasolini, indagando sulle cause del suo assassinio.
“Un intellettuale vero, uno di quelli di cui oggi ce ne sono pochi, uno che andava per strada, non era mai alla finestra, non guardava, viveva la vita, viveva le cose, con sofferenza e cercava di capirci qualcosa” racconta Massimo Ranieri parlando del poeta e regista Pasolini.
Non è la prima volta che a Ranieri viene chiesto di interpretare Pasolini, ma solo a Grieco l’attore ha detto sì: “Mi avevano già chiesto altre volte di interpretarlo, ma avevo sempre detto no, perché erano progetti che biecamente si concentravano solo sulla sua omosessualità. A David ho detto di morire dalla paura all’idea di interpretare un personaggio così immenso. Il giorno delle riprese mi è anche venuta una febbre psicosomatica”.
Desiderio del film è fare luce sull’omicidio di Pasolini e richiamare l’attenzione su quanto accaduto la notte tra il 1° e il 2 novembre del 1975: “Ce l’hanno sempre fatta bere come un incidente, una cosa da omosessuale, di un omosessuale all’epoca chiamato frocio, di un omosessuale che ha tentato di violentare un ragazzino. Quando cominci a capire che non è quello, ma è un delitto politico…allora dici no, ora voglio sapere da cittadino, io da Giovanni Calone, non Massimo Ranieri, voglio sapere la verità” afferma Ranieri.