Saltuariamente ho il sospetto che la gara a chi sta peggio stia insidiando il calcio come sport nazionale e che le nuove discipline siano il lavoro in lungo, il salto del pasto e l’addensamento delle agende. Alla decima volta che qualcuno si lamenta di quanto sopra il sospetto è che alla fine non vada poi così male (e tanto meglio!) se no qualcosa si farebbe, una strada diversa la si sceglierebbe e le priorità cambierebbero.
A noi chi cambia strada piace e, facendo a zig zag fra una strada e l’altra, abbiamo incontrato Federica Perboni che, a dir la verità, ha sempre sorriso e non si è mai lamentata ma ha comunque incontrato a un certo punto un’idea diversa di benessere.
Come spesso accade in questi casi, ci sono di mezzo un viaggio e il caso, ma poi tanti anni di studio e l’idea sempre più forte che quella cosa che ti fa stare così bene non puoi tenerla per te.
La cosa è l’ayurveda, un sistema di conoscenza e cura dell’uomo, della mente e del corpo che conta migliaia di anni e continua a far star meglio chi per curiosità, caso o affezione vi si avvicina. Federica lo ha scelto come lavoro, è partita per studiarlo al meglio in Sri Lanka, là dove affondano le sue origini, e oggi è tornata a Milano, dove chiunque (o quasi) abbia compiuto 6 anni lamenta stress, tensioni, ansia e varie amenità e magari qualcuno ha voglia di scoprire che da sempre l’uomo cerca di alleviarle, imparando a ri-conoscerle, lavorando su un’idea profonda di stile di vita, molto vicina all’essenza che ci fa essere chi siamo.
L’ayurveda può aiutare il milanese imbruttito? L’ayurveda aiuta tutti, a maggior ragione il milanese soprattutto se imbruttito! Accostarsi a questa disciplina non significa stravolgere il proprio stile di vita, ma integrarlo per raggiungere progressivamente uno stato di benessere in ogni aspetto della propria quotidianità. Il punto di partenza è avere voglia di benessere e la costanza giusta, poi ognuno trova il suo personale modo di conciliare le tante declinazioni di questa dottrina in modo da conciliarla con le proprie esigenze. Certo bisogna cambiare il proprio rapporto con il tempo, perché le cure naturali danno risultati duraturi ma sono più lente, anche se i primi miglioramenti si cominciano presto ad avvertire. Attenzione però al fai da te, l’ayurveda è una materia complessa!
Cosa significa ayurveda e come può entrare nella nostra stressatissima vita quotidiana? L’ayurveda è la più antica dottrina medica conosciuta, ha origini antichissime, risalenti secondo recenti ipotesi ad almeno 6000 anni fa (circa 3000 secondo posizioni più caute). In ogni caso sembra essere una delle più antiche forme sistematizzate di medicina e si ritiene che possa aver contribuito, influenzandoli, ai sistemi medici più tardi, sia asiatici (medicina cinese) che occidentali (medicina greca). Il termine deriva dal sanscrito ed è una parola composta da “ Ayus” che significa vita e “Veda” che vuol dire scienza o conoscenza, l’ayurveda può quindi essere considerata la scienza della vita o meglio ancora un tenore di vita basato sulla conoscenza. L’ayurveda va ben oltre a essere una dottrina medica, si occupa infatti della vita in tutti i suoi aspetti e nel senso più ampio del termine, sia in condizioni di salute che di malattia, sia dal punto di vista fisico che mentale, delineando uno stile di vita volto a mantenere una salute ottimale attraverso cure quotidiane di carattere preventivo, così da garantire agli individui benessere e longevità e quindi la possibilità di sviluppare a pieno le proprie potenzialità. Il corpo e lo stile di vita influenzano il pensiero e la percezione del sé e del rapporto con gli altri, per cui averne cura significa vivere meglio e capire meglio la vita e i quattro passaggi che, secondo l’ayurveda, la segnano e che culminano con la liberazione e l’illuminazione. Tuttavia far entrare l’ayurveda nella nostra già piena esistenza è più facile di quel che si pensa…si può iniziare con esercizi di respirazione prima di andare a dormire, o seguendo alcuni accorgimenti a livello alimentare, fino al ricevere trattamenti come massaggi o terapie erbali per riequilibrare l’organismo o risolvere più o meno gravi patologie.
Come hai incontrato questa pratica? Ovviamente per puro caso! Al tempo lavoravo come assistente stylist per una rivista femminile, durante un viaggio stampa in cui sostituivo una collega della redazione beauty, mi sono ritrovata in una rinomata spa italiana. Premesso che non sapevo molto di massaggi e che anzi odiavo essere manipolata, mi sono trovata a dover provare una serie di trattamenti per poi scriverne una recensione…quando ho provato il trattamento ayurvedico ho avuto un’illuminazione: non solo non mi infastidiva, ma mi ha infuso un tale benessere da farmi capire che dovevo assolutamente imparare questa disciplina e praticarla per contribuire alla sua diffusione!
Chi hai incontrato approfondendo questa pratica? L’aspetto dei rapporti interpersonali che ho costruito approcciandomi a questa disciplina ha avuto un forte impatto sulla mia vita e mi ha portato a rivalutare le mie priorità. Oltre a meravigliosi insegnanti e compagni di corso conosciuti a Milano, ho incontrato persone (medici, infermiere e pazienti) che mi hanno ispirato moltissimo durante il mio periodo di studio in Sri Lanka, sia dal punto di vista della conoscenza e approfondimento di questa disciplina, che per quanto ha riguardato la mia crescita personale. Ogni giorno mi confronto con pazienti diversi con i quali avviene inevitabilmente uno scambio, ricevere un trattamento e praticarlo è un esercizio emotivo, oltre che pratico, che crea un rapporto profondo tra ricevente e operatore, anche perché ogni trattamento ayurvedico è calibrato e pensato per quel singolo paziente, si parte sempre del presupposto dell’unicità e della preziosità di ogni individuo, che va ripristinata magari ma esiste e va rispettata.
Quali sono le pratiche curative? Massaggi, olii, cibi da assumere o da evitare? Le pratiche curative coinvolgono l’individuo a 360°, e sono diverse per ogni soggetto, lo stesso sintomo in due persone diverse potrebbe richiedere terapie diverse. Come già detto la prevenzione è un aspetto molto importante, rivolgersi all’ayurveda solo quando compare un sintomo sarebbe riduttivo. Occorre prendersi cura del proprio corpo e non meno della propria mente, per mantenere o ripristinare lo stato di salute. Le terapie possono comprendere massaggi, la maggior parte con olii medicati, applicazioni con impacchi o cataplasmi di erbe, una dieta personalizzata (non esistono cibi vietati in assoluto, ma cibi sconsigliati per un particolare individuo), l’assunzione di concentrati di erbe o minerali, l’esercizio fisico in particolare lo yoga e la meditazione.
Per quali disturbi può essere utile la pratica ayurvedica e come si comincia? In occidente con l’ayurveda si curano, oltre ai più comuni inestetismi fisici come cellulite e rughe, soprattutto problemi muscolari, articolari, linfatici, stati di ansia, stress o attacchi di panico, patologie a livello respiratorio e all’apparato digerente, ma il campo d’azione dell’ayurveda è davvero molto più ampio. Per stabilire una diagnosi occorre innanzitutto capire quale è o quali sono i dosha che caratterizzano la costituzione dell’individuo (Prakriti) e quali di questi siano in disarmonia (Vikriti), ciò avviene attraverso l’osservazione della corporatura e l’analisi di polso, occhi e lingua, oltre a una serie di domande sulla personalità e le abitudini quotidiane. La cura consiste nel riportare i dosha in equilibrio. Per fare ciò occorre individuare le cause dello squilibrio e correggerle attraverso il cambiamento di abitudini, il controllo dell’alimentazione, l’assunzione di erbe medicinali o di trattamenti come massaggi, vasti (impacchi di olio medicato), o metodi di depurazione (panchakarma). Fino a che i dosha (vata, pitta e kapha) sono in equilibrio la formazione dei tessuti e l’espulsione delle materie di scarto avviene in modo automatico e corretto, quando l’equilibrio tra i dosha viene compromesso abbiamo l’insorgere della malattia. Le principali cause di squilibrio secondo l’ayurveda riguardano principalmente il ripetere azioni o mantenere abitudini frutto dei nostri desideri o pulsioni, che sappiamo essere nocive per il nostro organismo, grande peso hanno per esempio le cattive abitudini alimentari, la mancanza di sonno o di attività fisica. Tuttavia occorre anche tenere conto di fattori esterni, come le stagioni, l’età, il contesto sociale e l’ambiente in cui si vive.