Erano gli anni che frequentavo l’Istituto d’Arte a Firenze, a PORTAROMANA, fuori le mura di una città che restava arroccata nella tradizione ma dentro tutto ciò che stava accadendo nel resto d’Europa. Una rivoluzione totale prendeva forma in quel luogo straordinariamente unico che era la mia scuola, una piccola enclave di trasgressione culturale, di sconvolgimento sociale, di trasformazione totale.
Anni meravigliosamente disordinati, nonostante le derive di certi movimenti giovanili, sono stati lunghi attimi densi di impulsi contrastanti: cortei rivoluzionari, scioperi, guerriglie sulle strade, paure e scoperte.
Il Paese stava crescendo, finalmente anche l’Italia conosceva le prime conquiste sociali, assisteva alla l’Emigrazione dal Sud al Nord, Celentano cantava il “Ragazzo della via Gluck”. La moda finalmente esplodeva all’estero ed arrivava anche da noi dall’Inghilterra, dall’America, da Parigi nascevano i figli dei Fiori, il paese guardava la finale del Mondiale in Messico ITALIA-BRASILE, Rivera e Mazzola e poi c’erano i Beatles ed i Rolling Stones che spaccarono in due la folla dei fan.
Firenze in quel periodo stava rinascendo stupendamente dopo la grande Alluvione del 1966, un disastro storico che ha ancora dell’incredibile. Una catastrofe in tutti i sensi che toccò il cuore del Mondo, unendo l’Italia per rimuovere le macerie e riscoprire la bellezza di questa città.
Firenze era bella anche nella tragedia che l’aveva colpita, riusciva a stupire per il suo splendore decadente che è rimasto ancora oggi il suo fascino più grande, Firenze era ed è bella ed io in quegli anni subivo un’attrazione ipnotica per le vie del suo centro storico, dove ogni giorno mi ritrovavo a passeggiare: via Panzani, via Roma, Piazza del Duomo, via Tornabuoni, Ponte Vecchio, il Mercatino di San Lorenzo.
Uscivo da scuola e mi perdevo per queste vie, a sognare la loro storia, a osservare gli stranieri in visita alla città, a guardare le vetrine bellissime dei NEGOZI alla MODA, entrando in quelli dedicati alla musica per ascoltare le novità che arrivavano dall’estero. Dai BEATLES ai Rolling Stones, dagli Who, ai Deep Purple, i Grand Funk, per poi scoprire i Genesis, i Jethro Tull, gli Emerson, Like & Palmer, i Cream etc. etc.
Quello che più mi affascinava erano i primi travestimenti delle rock Star, di Lou Reed, David Bowie, Alice Cooper, ne potrei citare mille, era un Momento Storico e Magico anche per la Musica che invadeva il Mondo e univa i giovani nelle loro Proteste per dare vita ad un nuovo Mondo, dove Amore, Libertà, Sincerità erano le Parole Chiave.
C’era un luogo che ancora oggi fa sobbalzare qualcuno a Firenze, era lo Space Electronic, LOCALERITROVO degli amanti della musica dove si svolgevano concerti delle BAND in tour in Italia. Pensate io sono stato ai concerti di BRIAN AUGER, degli AUDIENCE, dei Van Der Graaf Generator, un DELIRIOMUSICALE per quegli anni.
Un pulsare continuo di innovazione dilagava in ogni luogo ed anche io ero attento a tutto quello che stava accadendo, partecipavo a ogni avvenimento ma non travalicavo mai la protesta, non oltrepassavo mai un certo limite, la violenza non mi interessava, pensavo si potesse contestare anche senza lacrimogeni. La mia, come quella di molti altri, era una protesta silenziosa, fatta di parole scritte e di scontri verbali, soprattutto in casa, dove per la prima volta i figli entravano in conflitto con i genitori.
Padri e madri frastornati da questa ondata di Modernità e concentrati a darci un Futuro più bello, piuttosto che a capire le nostre ragioni. Loro venivano da un dopoguerra fatto di povertà/speranza e da quegli anni sessanta, un decennio dove l’Italia, si stava trasformando in un paese Industriale. Loro che avevano ricevuto un’educazione rigida, non potevano capire il Lei che diventava Tu, non riuscivano a comprendere il senso della nostra ribellione.
E così continuando il mio personale modo di fare storytelling, in quel momento di trasformazione totale anche la moda diventava un argomento di cui parlare, in un mondo che stava diventando a colori, il BLU era considerato il colore dell’ELEGANZA, di un certo saper vivere, di un modo di essere forse troppo “borghese” per i codici estetici della ribellione.
Io ero già molto attento al mio modo di vestire ma avevo un problema nel trovare le taglie giuste, perché ero molto magro, un SECCOADOLESCENTE alla ricerca di un abito da “grandi”. Così ogni abito che sceglievo doveva essere sistemato dalla sarta che praticamente doveva ricucirmi il capo sulla pelle, per trasformarmi in un PICCOLOUOMO alla Moda.
All’Istituto d’Arte, che è rimasto ancora oggi una delle scuole più alternative di Firenze, il mio modo di vestire non era poi così ben visto, mi prendevano in giro per questo mio modo di essere sempre VESTITOBENE. Ma io non avevo dubbi o timori, andavo per la mia strada convinto delle mie Idee. Molti amici di scuola mi dicevano che non potevo andare ai concerti vestito così, ma li freddavo con una frase che non permetteva repliche: “ma scusate non stiamo lottando per avere più libertà ed apertura mentale?”
I pantaloni a campana strettissimi, dai fianchi fino alla vita, le camicie attillate (slim tanto per capirsi) e con colli Enormi, le maglie super aderenti con scolli a V profondissimi che permettevano di mettere cravatte con NODIIMPOSSIBILI, le Giacche in Jacquard Fantasia, i Maxicappotti, le Pellicce e i Colori: il Ruggine, il Marrone, il Verde Bottiglia, il Panna e il MITICOBLU.
Indossare il BLU era sinonimo di Eleganza, Classe, Signorilità, molte persone quando parliamo di quei tempi mi chiedono: “Ma il NERO?”
Il Nero esisteva solo per lo Smoking, per occasioni speciali, “CERIMONIACHE” per così dire. L’ascesa del NERO è avvenuta negli anni 80, ed è proprio in questi anni – quando il nero era sinonimo di moda, di fashion, di stile, di glamour – che è scattato il mio amore per il BLU
#Come é affascinante ricordare! Per me è TERAPEUTICO. È stupendo riuscire a tirar fuori da Esperienze nascoste e sepolte nel nostro IO più nascosto. Il “RACCONTOESPERIENZA” sono la “VITAGIORNALIERA” del Tempo e arricchiscono chi ti Ascolta o chi ti Legge. IMPARIAMO a Raccontare di più, agli amici, ai nostri figli, ai nostri genitori non dobbiamo avere paura della “NOSTALGIA”, il Ricordo aiuta a “CONOSCERCI e a farci CONOSCERE in modo Migliore#
Potrei scrivere a lungo di questi anni indimenticabili, profondamente coinvolgenti, anni che hanno lasciato un segno che si percepisce ancora oggi. La modernità si era sostituita alla tradizione ed io avevo veramente capito quello che volevo fare, la moda si era impossessata di me, aveva travolto la mia vita. Ma c’è una cosa che non è cambiata da allora, il mio colore preferito resta sempre il BLU.