Io amo casa mia, con tutto il cuore. L’amavo persino mesi fa quando decisi che forse sarebbe stato meglio pensare di lasciarla. Pensai che se avessi continuato a lavorare da casa, e se magari avessi continuato a ricevere qualche visita da amici e coppie d’amici, avrei avuto bisogno di una stanza in più. Che se avessi continuato a lavorare sullo stesso tavolo dove mangio, scrivo, vivo, respiro dodici ore su ventiquattro sarei uscita fuori da testa.
E da lì la “brillante” idea di mettere la casa su giusto un paio di siti specializzati nella vendita d’immobili, come privato. No agenzia, insomma. Una cosa semplice, senza fretta, in totale relax.
Da quel momento la mia vita è cambiata, dall’attimo del “upload” ho capito cosa significhi subire stalking.
L’inizio di un incubo.
Una grandinata violenta di chiamate da varie agenzie immobiliari ha cominciato a piovermi in testa in tempi record, tutte che volevano venire a vedere casa mia per una valutazione gratuita, quasi tutte che promettevano di avere clienti compratori certi.
Allora io salvavo tutti i numeri sotto voci “Agenzia 1 non rispondere”, “Agenzia 2 non rispondere”, e non rispondevo più, solo che alla fine era diventato un lavoro pure salvare i numeri per evitarli. Oltre che rispondere male a numeri sconosciuti o non rispondere a numeri altrettanto sconosciuti, con il rischio che sarebbero stati numeri della vita, magari quelli che m’avrebbero offerto il lavoro del secolo.
Il telefono è diventato un nemico, un oggetto di panico, ed io ce l’ho pure sempre sotto mano perché ci lavoro, la domanda più frequente era: “Rispondo o non rispondo?”.
Una volta mi sono trovata sotto casa, dentro il portone, nel cortile d’ingresso, un agente della Vattelapesca Immobiliare che mi ha chiesto se fossi io la ragazza che vendeva la casa. Nel mio palazzo siamo centinaia, come faceva a sapere che ero io? Ho avuto paura. Mi ha chiesto se fossi stata interessata ad affidarmi alla loro agenzia, ho risposto manco per sogno, e lui mi ha chiesto perché cercandomi di convincermi del contrario.Sotto casa, oltrepassato il portone. Se questo non è stalking.
Un’altra volta, dopo varie chiamate dalla stessa agenzia ne ricevo una in cui mi viene promesso che m’avrebbero venduto casa sicuramente, che avevano già la cliente che aveva visto le foto online e si era innamorata di casa mia.
Così ho fatto venire la “strana coppia”, l’agente basso e brutto e la cliente bassa, tamarra e brutta. La “cliente” si è messa a giocare tutto il tempo con il gatto, anche dopo le mie insistenti domande “non vuole sapere nulla della casa?”, mentre l’agente ha cominciato a scattare foto per poi dirmi che le avrebbe messe sul sito della sua agenzia. Tutto ciò in casa MIA. Una truffa. Il nuovo giochino per fregare papabili clienti come me è portare nel proprio territorio un finto compratore e tramite quello convincere l’ipotetico venditore a scegliere la sua agenzia.
Ovviamente gli ho detto apertamente che non sono nata ieri, che avevo capito fosse una trappola. Infatti l’uomo basso e brutto, e la donna bassa, brutta e tamarra sono spariti (come i ninja, avvolti in una nube di fumo).
Non contenta, ho fatto un’altra prova: ho accettato la richiesta di due ragazzi di un’altra agenzia a venire a casa mia a valutarmela. Bene, me l’hanno valutata 80mila euro in meno circa di quanto la pagai. Provo con una seconda agenzia, e mi va meglio, sono 70mila euro meno.
Che va bene la crisi, va bene tutto, ma mi pare un po’ eccessivo, no? A distanza di mesi le chiamate continuano, gli insulti continuano, parole inutili non cessano: “Ma perché non si vuole affidare ad un’agenzia? Guardi che lei non capisce!”.
E invece ho capito benissimo una cosa: le agenzie sono così… vendere da soli è impossibile perché te lo rendono tale, perché ti portano all’esaurimento, quindi ho deciso che hanno vinto loro a metà, ovvero che la casa, che amo, per ora me la tengo, e che se capita un acquirente, amico fidato o “amico fidato di”, ben venga, ma difficilmente metterò online l’annuncio sulla vendita di casa mia, perché significa accettare la condanna ad essere infastidito, disturbato, psicologicamente minato e moralmente danneggiato. Questo è vendere casa, soprattutto a Milano.