Quando ho scaricato il video dell’intervista realizzata a James Goldstein sono andato su tutte le furie. Preso dall’emozione di avere un personaggio così carismatico dinanzi a me, non ho fatto caso alle riprese. Durante l’intera intervista, l’immagine di Jimmy è offuscata da una sorta di nebbia solare. Un riflesso. Un’aurea che rende impossibile capire completamente di chi si tratti.
Dopo qualche attimo di riflessione ho però deciso che potevo spacciare questo errore come un effetto voluto. Un video quasi romantico, che mette in scena un personaggio misterioso. Un personaggio (e il suo inseparabile cappello da cowbory), che da anni si aggira tra una sfilata e l’altra durante Milano Fashion Week. Ho pensato che quest’aura di mistero andasse a meraviglia con il personaggio di cui voglio parlarvi. James Goldstein. Il fashionista. Il fan n.1 dell’NBA. L’amico delle star. L’Urban-cowboy. Nessuno sa esattamente come definirlo… forse nemmeno lui lo sa. Una cosa è certa. Non chiamatelo businessman!
Chi è James Goldstein? E’ un po’ la domanda sulla bocca di tutti… Sicuramente non riesco a definirmi con una parola sola. Ultimamente c’è stata molta pubblicità attorno al mio personaggio per la festa di Rihanna tenutasi nella mia villa, ma la cosa simpatica è che per la prima volta nella mia vita mi hanno descritto come businessman.
Come veniva descritto prima? NBA SuperFan James Goldstein, Eccentrico James Goldstein, Fashionista James Goldstein, Urban-Cowboy James Goldstein, ma mai prima ero stato chiamato businessman.
Qual è la definizione che preferisce? Non so quale preferisco, ma so quella che mi piace di meno: businessman. Quando sento questa parola penso subito ad una persona in giacca e cravatta, che è una cosa che personalmente mi fa ribrezzo. Molto spesso pensano a me come ad una persona eccentrica, ma io preferisco definirmi un fashion leader… un trendsetter. Non mi sento per niente eccentrico.
Quando ha capito che sarebbe diventato un personaggio così riconoscibile? Non è stata una cosa pianificata. Amavo la moda fin da bambino e ho sempre preferito vestirmi con pezzi unici, e questo di riflesso mi ha reso molto riconoscibile come fashion icon.
Come vive il doppio personaggio tra NBA SuperFan e Fashion Icon? Non è una difficoltà. L’unico problema è scegliere tra le partite NBA e le sfilate. Per il resto è una situazione molto gestibile. Per esempio, durante l’ultima settimana della moda ho ritardato di un giorno il mio arrivo a Milano per andare ad un’importantissima partita di basket, e questo mi ha impedito di essere presente alla sfilata di Gucci… E’ stata una decisione molto sofferta….
Continuando a parlare di basket. Lei è salito alle cronache come esperto di basket dopo i suoi consigli a Hakeem Olajuwon durante una partita contro San Antonio. Cosa gli disse precisamente? Non capisco a cosa ti riferisci. La mia reputazione come NBA SuperFan non è stata studiata a tavolino. Ho sempre fatto ciò che mi piaceva fare, come andare a più partite di basket possibili e il fatto di prendere sempre i posti migliori a bordo campo, ha fatto il resto.
Ha da poco lanciato la sua linea James Goldstein Couture. Qual è la filosofia del brand? Quando penso ad un vestito o ad un abito, lo penso con la stessa filosofia con cui faccio shopping. Penso quindi ad un abito indossato in occasioni di divertimento o per un importante evento. Un abito che possa riflettere l’essere James Goldstein. Un capo orientato al divertimento, ai grossi eventi, ma anche al lifestyle di Los Angeles, di Hollywood… che rappresenta quello che sono. Quindi se uno si deve vestire per andare in ufficio, è preferibile che non si vesta James Goldstein Couture.
Come nasce una sua collezione? Un esempio di come nasce una collezione James Goldstein Couture è rappresentato dalla mia giacca. Nasce tutto da un momento di ricerca. Ho visitato un fornitore di materiali esotici in Italia e ho trovato queste razze molto belle, e contro ogni parere – compreso quello del produttore che sosteneva che fosse impossibile data la rigidità del materiale – ho deciso di realizzare queste giacche. La ricerca è andata avanti e abbiamo individuato l’unico artigiano potenzialmente in grado di trattare la razza… ed ecco il risultato. James Goldstein Couture ad oggi è l’unico brand al mondo a realizzare giacche in razza. Un prodotto che va in negozio a 20.000 Euro. La razza sarà un materiale protagonista delle prossime collezione James Goldstein Couture.
E’ proprio lei a disegnare e progettare questi capi? No, non disegno personalmente. Abbiamo un ufficio stile a Los Angeles. Io supervisiono il tutto.
Mister Goldstein, cosa non le piace della moda? Non mi piacciono i capi noiosi. Il conformismo. In genere non mi piacciono gli stilisti che non rischiano per non scontentare i loro clienti. Preferisco gli innovatori e le persone che rischiano.
Qual è il rischio più grande che ha preso? E’ una bella domanda, ma ora non mi viene davvero niente in mente. Ma ci penso. Te lo prometto. Ci penso (e sorride).
Ha mai pensato ad una brand extension verso il design e l’arredamento? Sicuramente l’arredamento e l’architettura sono una mia grande passione. Ogni singolo pezzo che compone la mia casa è stato pensato da me e realizzato su misura. Non so però se possa funzionare una linea di arredamento firmata James Goldstein.
Parlando della sua casa, sappiamo che è stata location di molti film di Hollywood. Che rapporto ha con il cinema? La mia casa è stata location di molti film, come “Il grande Lebowski” e “Charly Angels”. All’interno c’è anche una vera e propria discoteca chiamata “ClubJames” – che ora grazie ad un impresario sta diventando un concept replicabile in giro per il mondo – dove vengono a trovarmi molti amici del mondo del cinema, ma viaggiando molto non sono molto aggiornato sui nuovi film.
Se non fosse James Goldstein chi vorrebbe essere? Sono molto felice di essere James Goldstein, ma se non fossi stato io, avrei voluto essere una superstar della pallacanestro. Una cosa che non sono riuscito a fare. Nello star system in generale ho molta stima e rispetto per Michael Jackson.
Che spazio hanno per lei gli accessori? Qual è quello che non lascia mai a casa? Sicuramente il cappello. Ma anche i foulard è molto importante.
Cosa pensa dell’omosessualità nella moda? Al di là del fatto che si parli di moda, gli orientamenti sessuali di una persona sono per me irrilevanti. Molte persone pensavano che io fossi gay per il mondo in cui mi vestivo, ma la cosa devo confidarti che non mi ha mai infastidito. Ho sempre pensato che fosse un problema di queste persone e non mio.
Qual è la ricetta di James Goldstein per uscire dalla crisi e salvare la moda? Sono situazioni macroeconomiche molto complicate che non incidono solo sul settore fashion. E’ una situazione molto spiacevole, soprattutto se si lavora con i mercati dell’est come la Russia. Non ho una ricetta contro la crisi. E’ qualcosa di molto più complicato.
La presenza dell’eco-pelle nelle collezioni è un modo per abbracciare un target più ampio di acquirenti? Sicuramente una scelta dettata soprattutto dal costo. In una collezione bisogna fare anche dei compromessi. Scelte che fa anche un marchio come Saint Laurent, con capi molto cari, ma altri più alla portata.
Quali sono i suoi designer preferiti? Un tempo il mio guardaroba era composto al 90% da capi firmati Cavalli. Amo molto il suo stile, così come quello di Balmain e Saint Laurent.
Prima di terminare l’intervista, ricorda la sua promessa? Le è venuto in mente il rischio più grande che ha preso? La prima cosa che le viene in mente… (sorride) Sicuramente qualche investimento finanziario molto rischioso, ma i rischi più grossi li ho presi con le donne.